Venti di guerra !

Neppure il tempo di sentirsi sollevati dalla notizia che dal 1° aprile non sarà più in vigore il sistema delle zone colorate (termina lo stato di emergenza sanitaria) che a colorarsi di rosso, di rosso sangue questa volta, è il cuore dell’Europa.

Siamo stati risvegliati questa mattina, da sferzate di venti gelidi: i venti della guerra che tutti speravamo non dovessero più spirare.

Oltre 200.000 soldati Russi sono stati schierati sul campo per invadere il territorio ucraino: il più poderoso schieramento di forze armate in azione di guerra dopo il 1945.

Si parla di scontri molto duri, di cui difficilmente possiamo verificarne la veridicità. Le notizie che riceviamo, infatti, sono ancora troppo frammentarie.

Ma una cosa è certa: abbiamo la guerra in Europa.

Che assurdità, che insensatezza !

La diplomazia ha fallito o forse, meglio, quello diplomatico è stato un vero e proprio bluff. Sembrerebbe, infatti, ormai accertato che il folle videomessaggio con cui Putin ha annunciato l’inizio delle ostilità sia stato registrato nei giorni scorsi, quasi a sottolineare l’inutilità degli sforzi diplomatici e l’inefficacia del dialogo politico.

Un messaggio, quello di Putin, non solo fuori dalla storia – non dovrebbe essere possibile nel 2022 pronunciare un atto di guerra – ma anche fuori dalla realtà: come può mai essere utile una guerra? come può una guerra “proteggere le persone”?

La guerra è sempre segno di inciviltà, di un passo retrocessivo, di un cammino interrotto.

Nel terzo millennio non solo non si dovrebbe più assistere o, peggio, essere protagonisti di una guerra ma non si dovrebbe proprio più parlarne.

Eppure eccoci qui, a raccontare di lunghe file di auto in uscita da Kiev nel tentativo disperato di tanti uomini e donne di lasciare le zone del conflitto, di lunghe code davanti ai supermercati ucraini nella speranza di poter fare provviste da portare nei rifugi antibomba, di sportelli bancomat che limitano i prelievi a motivo di conti congelati, di padri e mariti che decidono di arruolarsi per “difendere” il proprio Paese lasciando le proprie famiglie nell’incertezza di poterle riabbracciare.

Il Presidente ucraino Zelensky, nella sua prima uscita pubblica dopo l’inizio dell’invasione russa, non solo ha dichiarato la legge marziale ma ha pronunciato una vera e propria “chiamata alle armi” con tanto di richiesta di donazioni di sangue.

Uno scenario doloroso, desolante, amaro, funesto.

A rischio non c’è solo la stabilità dell’Europa ma la solidità globale e non solo (come se non bastasse) per il sangue che verrà versato ma anche per queste “sanzioni”  economico-finanziare contro la Russia che in fin dei conti saranno pagate, in primis, dai cittadini e dalle imprese europee già duramente provate dalla crisi sanitaria ancora in corso.

Questo atto di guerra è un disastro sotto tutti i punti di vista compreso quello russo ovviamente. Almeno apparentemente. Molti, infatti, ed io tra questi, non credevano che questa tensione potesse deflagrare in un conflitto. Putin diceva di non gradire l’asse venutosi a creare tra Europa e Stati Uniti e sostanzialmente con questo atto di guerra lo consolida fortemente; sosteneva di non “gradire” la NATO e con questa guerra non può che rafforzare il senso dell’alleanza atlantica che giova ricordare è una alleanza difensiva e non offensiva; certo, da oggi potrà contare maggiormente sulla Cina che gode nel vedere distolto dai propri affari lo sguardo degli USA risucchiato dal contesto europeo. Ma quanto vale questo ipotetico sostegno? Fin dove potrà spingersi la Russia ? Quali le reali intenzioni? Qual è il vero “oggetto” della guerra?

Sono interrogativi che almeno al momento non trovano risposta. Ci sfugge il senso, pur consapevoli che la guerra non abbia mai senso, di questo conflitto. Il racconto di questa guerra fin qui non è stato evidentemente chiaro. Non è un caso che da una parte e dall’altra si faccia appello agli organi di informazione perché “raccontino” adeguatamente (senza fake) quanto stia realmente accadendo. Fa parte della guerra il modo in cui è raccontata. Anche questo è la guerra del terzo millennio: il suo racconto. Un racconto che tiene in debito conto che ad essere presi di mira dai bombardamenti non sono solo i centri strategici di un paese come le industrie o i depositi di armi, le imprese di produzione o i porti ma anche le strutture informatiche dei dati, le infrastrutture telematiche,  i sistemi bancari, in una parola: la rete!

C’è da temere anche una guerra nella guerra, una cyber guerra fatta di bombe conosciute con il nome di malaware, che senza ombra di dubbio travalica i confini ucraini fino ad entrare nelle nostre case e a toccare, inevitabilmente e ancora una volta, tutto e tutti.

A noi, almeno per il momento, è chiesto solo di  “rispondere all’insensatezza diabolica della violenza con la preghiera e il digiuno” (Papa Francesco) perché la Pace, quella con la P maiuscola, non sia di tanto in tanto balbettata, ma urlata (proclamata) con forza e convinzione.

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Lindo Monaco

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