Il tema Non nel mio giardino? Conversione ecologica e cultura del bene comune ha animato il dibattito dell’incontro tenuto il 27 gennaio scorso e voluto dalla Consulta delle aggregazioni laicali delle diocesi lucane e dalla delegazione regionale di pastorale sociale e del lavoro. L’incontro è scaturito dalla necessità di confrontarsi sulla proposta di gestione dei rifiuti radioattivi elaborata dalla SOGIN, società pubblica che si occupa degli impianti nucleari italiani ormai dismessi, dello stoccaggio e smaltimento delle scorie.
È un problema che ha interessato fortemente il territorio regionale, come quello di altre regioni, e con cui le Chiese della Basilicata hanno voluto confrontarsi pubblicamente, nella modalità di un webmeeting trasmesso dalla piattaforma Logos e aperto a tutti.
Questo giornale ha già illustrato la proposta con un servizio dedicato, proposta che la SOGIN ha reso pubblica per favorire un confronto con le realtà territoriali, particolarmente riguardo all’individuazione di un sito idoneo a ospitare un Deposito nazionale dei rifiuti radioattivi. Al dibattito, moderato da Lindo Monaco, presidente della Consulta regionale delle aggregazioni laicali, sono intervenuti alcuni esperti del settore come Salvatore Arpaia, Fausto Santangelo, Francesco Vespe, oltre al giornalista Edmondo Soave ed esponenti delle istituzioni: Gianni Rosa, assessore regionale alle Politiche ambientali, Rocco Guarino e Pietro Marrese, presidenti rispettivamente della Provincia di Potenza e della Provincia di Matera, il sindaco di Matera Domenico Bennardi. In collegamento video erano presenti i vari componenti delle Consulte del laicato cattolico delle diocesi della Basilicata, in rappresentanza dei quali sono intervenuti Giancarlo Grano, Annamaria Bianchi, Massimiliano Burgi, Giuseppe Altieri.
Mons. Filippo Lombardi, nel suo intervento introduttivo, ha ricordato l’esperienza di Scanzano di 17 anni fa quando vi fu una corale sollevazione popolare contro l’esecuzione del progetto col quale si voleva realizzare nel sottosuolo della cittadina lucana un sito geologico per lo smaltimento delle scorie nucleari, sottolineando nello stesso tempo come in quella circostanza ciò che inizialmente era una manifestazione di protesta riuscì a diventare una positiva esperienza di presa di coscienza del bene comune e di partecipazione democratica. E questo è anche lo spirito dell’attuale mobilitazione dei cattolici lucani.
È seguito un approfondimento, da parte degli altri relatori, della proposta della SOGIN nei suoi aspetti scientifici. Si è esaminata la situazione dei rifiuti radioattivi in Italia e la necessità di conferirli in un deposito idoneo allo stoccaggio, necessità che deriva dagli obblighi che ha il nostro paese a dotarsi di un deposito di rifiuti radioattivi e considerando le sanzioni che l’Unione Europea ha imposto all’Italia per non aver provveduto a ciò nei tempi previsti.
Successivamente, c’è stata una serie di interventi di amministratori locali che, pur riconoscendo la necessità di un deposito di rifiuti radioattivi, ha espresso una netta contrarietà all’ipotesi di accogliere in Basilicata questa infrastruttura. L’assessore Rosa ha assicurato che su un argomento così rilevante il fronte degli amministratori locali è compatto ed esprime una posizione unitaria condivisa da tutte le forze politiche regionali. L’assessore ha dettagliato i vari aspetti su cui le istituzioni si stanno impegnando e la tempistica che dovrebbe portare a formulare le opportune osservazioni che sono venute nel frattempo dal territorio della Basilicata sul progetto della SOGIN.
Difficile sarà trovare una sintesi tra due esigenze così apparentemente contrastanti, la necessità cioè di farsi carico delle preoccupazioni della popolazione, e quella non meno importante di mettere in sicurezza i rifiuti. Compito dei cattolici sarà, a questo proposito, come auspicato dall’Arcivescovo mons. Giuseppe Antonio Caiazzo nelle sue conclusioni, applicare un criterio di equità su questi problemi, senza trascurare nessuno degli aspetti. Ma i cattolici dovranno impegnarsi anche a testimoniare un proprio stile di lavoro che è quello suggerito dalla Laudato si’ e della responsabilità personale di fronte al bene comune.
Certamente appare inaccettabile, dal punto di vista etico, che l’intransigenza riguardo al progetto di collocare il deposito dei rifiuti radioattivi in un sito della Basilicata si spinga fino all’affermazione del principio formulato con l’espressione “Not in my back yard” – si faccia purché non sia nel mio giardino – come del resto suggeriva lo stesso tema del dibattito.
Si potrà raggiungere su questa difficile questione una posizione unitaria? L’incontro del 27 gennaio è riuscito nel difficile compito di mettere insieme tutto il variegato mondo dei cattolici lucani e potrebbe sembrare a prima vista improbabile che, in una circostanza controversa come questa, si possa trovare una convergenza da parte di una realtà così complessa e articolata, dove convivono un gran numero di sigle, di esperienze e di sensibilità molto diverse tra loro.
Ma in fondo lo scopo dell’incontro non era quello di trovare a tutti i costi una posizione comune quanto piuttosto la volontà di affermare che di fronte a emergenze di questo tipo si ha la consapevolezza di essere un’unica famiglia, di essere uniti da un comune destino. Come osservava la Laudato si’ «è opportuno puntare “specialmente sulle necessità dei poveri, deboli e vulnerabili, in un dibattito spesso dominato dagli interessi più potenti”. Bisogna rafforzare la consapevolezza che siamo una sola famiglia umana. Non ci sono frontiere e barriere politiche o sociali che ci permettono di isolarci, e per ciò stesso non c’è nemmeno spazio per la globalizzazione dell’indifferenza».
Non nel mio giardino? Conversione ecologica e cultura del bene comune. Il video
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