«Come sono belli sui monti / i piedi del messaggero di lieti annunzi / che annunzia la pace». In occasione della prematura morte, l’8 febbraio, dell’architetto palestinese Osama Hamdan, tornano in mente questi versetti di Isaia. La vita stessa di Hamdan è stata una profezia della pace, un particolare percorso sulla via di quella pace per la Terra Santa che oggi sembra essere stata irrimediabilmente compromessa dalla triste realtà della guerra.
Ma per quanto raccapricciante ci appaia attualmente questa realtà, non si può non guardare con positività e gratitudine a chi, come Osama, architetto, archeologo, docente universitario ed educatore, andando certamente controcorrente, ha saputo intraprendere l’accidentata strada di una convivenza pacifica. Basterebbe ricordare il Centro per il mosaico di Gerico di cui era direttore, un’esperienza inaugurata alla presenza autorevole del presidente Sergio Mattarella e generata dal genio del compianto francescano padre Michele Piccirillo, convinto sostenitore del linguaggio universale del mosaico.
Quella di Gerico è una scuola con la quale è stata trasmessa a tanti giovani l’arte e il mestiere del mosaico e che è riuscita a richiamare e rendere vivo lo splendore dei preziosi rinvenimenti archeologici in quella terra, creando allo stesso tempo anche decine di posti di lavoro in luoghi poverissimi.
Rilevante è stata l’attività di Hamdan come archeologo, anche in questo caso sotto la guida degli archeologi francescani. Un grande segno del suo contributo l’architetto palestinese l’ha lasciato nella valorizzazione di siti, spesso dimenticati, del cristianesimo dei primissimi secoli. Nel 2015, quando Osama Hamdan e Carla Benelli, storica dell’arte e coordinatrice del progetto Sebastia, sono stati a Matera, erano al lavoro per il recupero della tomba di Giovanni Battista.
È impossibile citare tutte le innumerevoli attività culturali cui si è dedicato Hamdan, con la letizia che lo caratterizzava, con l’entusiasmo di chi vuole spendere la vita intera per un ideale in cui ha creduto. Non possiamo non citare però il progetto delle “Rotte dei fenici”. Hamdan era membro del Comitato scientifico di questo Itinerario culturale riconosciuto dal Consiglio d’Europa. Si tratta di un Itinerario, sostenuto da eminenti personalità della cultura internazionale, che ha lo scopo di favorire il dialogo tra le culture del Mediterraneo – Europa, Nord Africa, Medio Oriente – attraverso la collaborazione delle città, delle imprese, del volontariato e delle istituzioni. Il progetto punta particolarmente a stimolare il turismo culturale con una rete di musei e siti archeologici, etno-antropologici, culturali e naturali.
Nell’adesione di Osama Hamdan a questo importante progetto ci sarà stata indubbiamente la volontà, trasmessagli dai francescani della Custodia di Terra Santa, di creare occasioni di dialogo interreligioso e di amicizia tra i popoli, occasioni di scambi culturali, di creare opportunità di lavoro per la popolazione locale, di sviluppo economico. E la consapevolezza che tutto ciò, insieme a un impegno educativo, è il presupposto indispensabile per il ritorno a una coesistenza pacifica in una terra, come quella mediorientale, da troppo tempo sconvolta da tensioni e conflitti.
Ciò è diventato ancora più evidente con la strage del 7 ottobre scorso scatenata da Hamas e con la dura reazione di Israele che hanno insanguinato quella terra, in un momento in cui Osama Hamdan, già provato dalla malattia che l’ha portato alla morte, era impegnato a Betania, uno dei luoghi più difficili e impenetrabili di tutti i Territori. Tommaso Saltini, direttore generale dell’Associazione Pro Terra Sancta, organizzazione non governativa, legata alla Custodia di Terra Santa, lo ricordava pochi mesi fa sul mensile Tracce.
«Per me è stato bellissimo» diceva Saltini a Tracce, «vederlo lavorare in questi anni: musulmano, ha dato letteralmente la vita per il restauro delle chiese cristiane suscitando uno stupore e un’ammirazione tali che la sua presenza ha favorito dialoghi e incontri tra persone che non riuscivano nemmeno a guardarsi negli occhi. Ancora oggi, sebbene malato, segue un progetto che riguarda il Santuario di Betania. Betania, si badi, è un posto complicato perché nessun militare, israeliano o palestinese, osa metterci piede. Una zona di far west, ma con questo sito bellissimo che nel tempo era caduto in rovina. Grazie a Osama siamo riusciti a entrare in contatto con le persone del luogo, e operare anche lì dove abitarono Marta, Maria e Lazzaro».
Per chi volesse avere un approccio più scientifico a questa importante pagina riguardante la storicità dei Vangeli, scritta da Osama Hamdan e da Carla Benelli sulla tomba di Lazzaro, può seguire il video riportato in questo link. Si tratta della prima tomba di Lazzaro perché, come osserva il musulmano Osama, non bisogna dimenticare che Lazzaro fu risuscitato da Gesù. Ce lo ricorda un musulmano e quanto bisogno hanno i cristiani di musulmani-francescani come questi!
Si comprende, con ciò, perché c’è stata tanta commozione per la morte di quest’uomo intelligente e buono. In un comunicato, la Custodia di Terra Santa scrive: «Questa mattina, giovedì 8 febbraio 2024, l’amico e collaboratore Osama Hamdan è tornato alla Casa del Padre. Palestinese e musulmano, con il suo prezioso lavoro di architetto e restauratore ha lavorato per la manutenzione di siti ebraici, cristiani e musulmani in tutta la Terra Santa, profondamente convinto che il patrimonio culturale sia un servizio al dialogo e alla pace. Attraverso l’associazione Pro Terra Sancta, ha contribuito alla conservazione del patrimonio dei francescani e alla manutenzione dei Luoghi Santi: Betania, Dominus Flevit, Getsemani, Magdala e, negli ultimi mesi, al Santo Sepolcro. Seguendo le orme dell’archeologo francescano Michele Piccirillo, si è specializzato nell’arte del mosaico, fino a co-fondare e poi a dirigere il Mosaic Center di Gerico. Il Custode di Terra Santa, fra Francesco Patton, insieme al Vicario fra Ibrahim Faltas e a tutti i frati della Custodia di Terra Santa si stringe attorno a Clara, sua moglie, alle figlie Alessia e Marta, a tutta la sua famiglia e ai suoi collaboratori».
Molte, sui social, le espressioni di cordoglio dagli amici di fede islamica, in gran parte invocazioni alla misericordia di Allah perché Osama sia accolto nel Suo immenso paradiso. Un posto che certamente sarà stato preparato per lui da un grande amico che in paradiso lo ha preceduto, padre Michele Piccirillo.
Come si diceva, anche il nostro giornale ha avuto la fortuna di incontrare Osama Hamdan in una giornata del 2015, purtroppo funestata da un violento nubifragio che non ha consentito, com’era nei programmi, di ammirare il ricco patrimonio delle chiese rupestri del territorio di Matera. Ricordiamo ancora però la sua reazione di meraviglia facendo il suo ingresso nella chiesa di San Giovanni Battista. «Sembra di entrare in una delle nostre chiese della Palestina» disse; tanto che fu lui a illustrare a noi le caratteristiche e le bellezze di questo tempio materano. Il suo sguardo era rivolto soprattutto al pavimento della chiesa di San Giovanni, al di sotto del quale il suo occhio esperto vedeva una più antica pavimentazione, probabilmente a mosaico.
La nostra chiesa locale, pur senza saperlo, si era in qualche modo già avvalsa della sua opera. Come lui stesso rivelò, si era personalmente adoperato perché fosse realizzato il sogno di un sacerdote materano. “Un piccolo sacerdote che ha fatto grandi cose” come lo definì Logos in un articolo del 2013. Don Damiano Lionetti, scrivevamo allora, «Nel 2000, anno del Giubileo, sostenuto dapprima da monsignor Ciliberti e poi da monsignor Ligorio, ha creato un collegamento di devozione tra Matera e la Terra Santa. Ad Ain Karim, luogo in cui Maria fece visita alla cugina Elisabetta incinta di Giovanni il Battista, c’è un santuario in cui è stata posta un’edicola contenente l’icona di Maria Santissima della Bruna, che riproduce fedelmente l’affresco della Basilica Cattedrale di Matera dedicata, per l’appunto, alla Visitazione».
Fu proprio Osama Hamdan, dunque, a collocare materialmente l’icona della Madonna della Bruna nel luogo in cui la Vergine fece visita alla cugina Elisabetta, realizzando così il sogno di “un piccolo sacerdote” e, sicuramente, di ogni materano.
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