Di me sarete testimoni, a due a due, sino ai confini della terra
A chiusura del mese missionario, dal tema “Di me sarete testimoni” (At 1,8), tracciato dal titolo del messaggio del papa per la scorsa Giornata Missionaria Mondiale del 23 ottobre scorso, rimane vivo nel cuore di molti dei fedeli della nostra Diocesi un momento forte che l’Ufficio Missionario Diocesano ha proposto per lo scorso 28 ottobre.
Una veglia di preghiera diocesana presieduta dal nostro Arcivescovo S.E. Mons. Antonio G. Caiazzo, ospitata nella chiesa di S. Giuseppe Artigiano di Matera (cogliamo l’occasione per ringraziare il parroco don Nicola Gurrado per l’accoglienza e il supporto nell’organizzazione e l’organista sig.ra Tina Staffieri insieme al coro per l’animazione).
Guidati dalla figura di Madre Teresa e dalle parole del papa
La figura di Madre Teresa, un quarto di secolo dopo la conclusione della sua parabola terrena, e alcuni passi del messaggio di papa Francesco per la Giornata Missionaria Mondiale appena trascorsa hanno accompagnato la riflessione.
Alcuni segni espressivi hanno aiutato la preghiera: un mappamondo ai piedi del presbiterio, intorno al quale nella processione di ingresso alcuni “operatori” che poi hanno ricevuto il mandato missionario hanno deposto cinque candele colorate (l’impegno per ogni evangelizzatore a pregare perché siano illuminate dalla luce della fede i cinque continenti), e l’evangeliario, portato anch’esso nella processione di ingresso.
“Di me sarete testimoni” è il messaggio che è giunto a tutti: “Testimoni dell’amore, testimoni del Signore”, abbiamo ripetuto nel ritornello del canto che ha dato l’avvio a questo momento: tutti “testimoni” in forza dello Spirito ricevuto il giorno del Battesimo, come Pietro testimone davanti a 5000 uomini dopo la discesa dello Spirito Santo a Pentecoste. “Fino agli estremi confini della terra” (At 1,8), come Madre Teresa tra i bassifondi di Calcutta. “A due a due” (Lc 10,1), come la coppia di cui abbiamo ascoltato la testimonianza.
La testimonianza della coppia missionaria e la riflessione del Vescovo
Emilio e Diana, del cammino neocatecumenale, sono gli sposi giunti da Potenza per raccontarci della loro missione in Albania: testimoni “a due a due” nel Paese natale di Madre Teresa, tra i musulmani. La fede nella provvidenza – sostanziata sia nella decisione di partire che in tanti altri eventi vissuti in terra di missione, tra cui la storia di un tumore miracolosamente bloccato -, la forza consolante dell’amore della moglie per il marito, la commozione del marito sono alcuni degli elementi che ci ha lasciato questa ricca testimonianza.
A seguire, la riflessione del vescovo, di cui vogliamo ricordare il racconto di un’altra storia di tumore. Questa volta, protagonista un sedicenne e non un uomo adulto. I luoghi non la Basilicata e l’Albania, ma Crotone e l’Ospedale Bambino Gesù. Non un racconto a lieto fine e non una famiglia, ma due. La famiglia crotonese legata al Vescovo ha vissuto, grazie all’accompagnamento della comunità parrocchiale, il funerale come una gioia, l’altra famiglia, conosciuta in ospedale a Roma, ha vissuto un simile lutto sola, in una desolazione sfociata nel tentativo di suicidio della madre. La comunità di fede è testimone, accompagna, rafforza!
Atto di impegno e mandato
Quindi il momento del mandato. Consegnato a 25 operatori pastorali costituita dai religiosi entranti in Diocesi quest’anno e una rappresentanza dei tanti evangelizzatori operanti della nostra Diocesi: catechisti, lettori, ministri della comunione, operatori Caritas, docenti – in particolare di religione –, operatori della stampa tramite Logos, le famiglie che vivono il matrimonio come sacramento a servizio della comunione e della missione della Chiesa.
Si è avvertita una dimensione “sinodale”: uffici diversi, ministeri diversi, tutti chiamati a testimoniare con il loro servizio la buona notizia di Gesù, riuniti in questo momento di mandato.
Un atto di impegno sottolineato dalla preghiera “Ci impegniamo” di don Primo Mazzolari letta all’unisono da tutti gli operatori. Infine, la consegna del crocifisso missionario, accompagnata dal canto “Tu sarai profeta”.
“Portare commozione” è la sintesi che don Franco Laviola, Direttore dell’Ufficio per la Cooperazione Missionaria tra le Chiese, ha tracciato a fine della veglia come indicazione per evangelizzare il mondo d’oggi.
Quali frutti?
La veglia è stata apprezzata per la sua semplicità e profondità, per la forza della testimonianza trasmessa dalla coppia, per l’intensità del momento del mandato. Ora è giunto il momento di portare i frutti missionari e di accrescere la nostra sensibilità missionaria, nella preghiera e nell’azione, nel quotidiano.
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