Negli anni confusi e travolgenti della nostra epoca, guardare alla storia di Comunione e Liberazione, alle sue origini e al carisma di don Luigi Giussani, il fondatore, può aiutare a comprendere il drammatico tempo presente e, soprattutto, può aiutare a comprendere in cosa consiste quella speranza che anima la vita cristiana, alla quale richiama papa Francesco che, tra l’altro, ha voluto mettere proprio la speranza a tema del Giubileo del 2025.
«Solo un cristianesimo fedele alla sua natura può infatti costituire un concreto punto di riscatto e di speranza per una umanità così affaticata, alla ricerca travagliata e oscillante di una via».
È quanto scrive Davide Prosperi, Presidente della Fraternità di Comunione e Liberazione, nella prefazione al libro di don Giussani “Una rivoluzione di sé – la vita come comunione”, edito da Rizzoli.
Il volume viene presentato a Matera lunedì 16 dicembre alle ore 19 nell’Auditorium di Casa Sant’Anna, con gli interventi di Giovanni Maddalena, professore di Filosofia teoretica all’Università del Molise, e di Mons. Filippo Santoro, Arcivescovo emerito di Taranto.
Negli anni Sessanta, a Milano, il Servo di Dio don Luigi Giussani era alla guida di Gioventù Studentesca, ramo giovanile dell’Azione Cattolica. Con l’irrompere della contestazione studentesca, una parte consistente dei giovani di GS fece proprie le ragioni della contestazione, aderendo a quello che sarà il movimento del Sessantotto, un movimento che assumerà di fatto una posizione dialettica nei confronti dell’esperienza cristiana, particolarmente perché fulcro della contestazione si troverà a essere l’Università Cattolica.
Il movimento del Sessantotto rappresenterà dunque una sfida per i giovani cattolici. Quanti tra questi vollero invece permanere nella fedeltà alla Chiesa senza sottrarsi, allo stesso tempo, a questa sfida, diedero vita al Centro culturale Charles Péguy.
Le pagine del libro Una rivoluzione di sé – la vita come comunione raccolgono le lezioni tenute da don Giussani ai giovani del Péguy tra il 1968 e il 1970, prima che all’interno del Centro culturale prendesse vita quello che sarà il movimento di Comunione e Liberazione.
Di fronte alla sfida della contestazione, don Luigi Giussani, come spiega Davide Prosperi, volle cogliere, valorizzandola, «l’istanza umana profonda sottesa al fenomeno – il ridestato desiderio di autenticità della vita e di cambiamento del mondo –, denunciando a un tempo tutta l’intrinseca contraddittorietà di una impostazione ideologica, che finisce per riproporre nelle sue mosse le stesse dinamiche di sopraffazione e di potere che intendeva contestare».
Ma cosa ha da promettere il cristianesimo all’uomo che è alla ricerca di un mondo nuovo e di una vita autentica? Soprattutto, perché credere a questa promessa? Per quale ragione, all’origine del cristianesimo, quelli che incontrarono Cristo credettero in lui?
«Credettero» afferma don Giussani, «per quella presenza, non per questo o quello che fece e che disse. Credettero per una presenza».
In questo consiste il radicale cambiamento introdotto dal cristianesimo, in questo consiste la sua novità. Si potrebbe dire, sta in questo il carattere rivoluzionario del fatto cristiano. Che Cristo è presente. Non soltanto era presente a quanti lo incontrarono quando Cristo venne.
Egli è presente oggi; è presente all’uomo contemporaneo, con tutta la forza di una fede che investe la vita e la cambia, come è stato presente a chi lo ha incontrato quando egli venne. È tanto presente che anche l’uomo contemporaneo può incontrarlo. Il riconoscimento di questa presenza dà vita a un uomo nuovo, a quella novità di vita che è la comunione cristiana e che ha nel “Corpo mistico di Cristo”, dice Giussani, il suo «perimetro totale e sempre misteriosamente dilatantesi nella storia».
Quel perimetro ultimo, il mistero della comunione, resterebbe però astratto, lontano, se non fosse percepito e vissuto nel rapporto “gomito a gomito” con persone concrete e se quella comunione non emergesse nel luogo dove si vive. La presenza di Cristo si prolunga nel miracolo della comunione. Non ci può essere perciò amore a Cristo senza amore alla Chiesa.
È tutto qui il fondamento della speranza, una speranza che non sarebbe vera se non accettasse la sfida della storia e se non avesse capacità di giudizio. Poiché solo attraverso questo “giudizio storico”, «solo in questo passaggio diventa maturità, personalità, la fede, l’essere cristiani». La speranza cristiana, afferma Giussani, non fa perdere il contatto con la storia: al contrario, essa è un “giudizio” che fa entrare nella storia.
In questa maniera, l’uomo che ha incontrato Cristo diventa consapevole della struttura nuova del proprio essere, dell’essere “creatura nuova”. Come scrive san Paolo: «Se uno è in Cristo egli è una creatura nuova. Il vecchio è scomparso, è sorto il nuovo». Il realizzarsi di un cambiamento radicale del mondo, di una rivoluzione, di una novità di vita, è dunque la fede personale.
Per don Luigi Giussani, «il volto del mondo deriva dalla persona, la mediazione attraverso cui Dio urge a compimento la sua opera è l’uomo, l’io, quel livello del mondo in cui il mondo diventa coscienza di sé, perciò coscienza di Dio».
La voce del fondatore di Comunione e Liberazione è decisa: «Questo e solo questo è il motivo che ci deve muovere: la comunione con Lui! Allora “Fate questo in memoria di me” vuol dire: fate un mondo nuovo! Fate un mondo dove ci sia la comunione».
Presentazione del libro di Luigi Giussani “Una rivoluzione di sé – la vita come comunione”
Lunedì 16 dicembre, ore 19 nell’Auditorium di Casa Sant’Anna a Matera
Interverrà Giovanni Maddalena, Prof. di Filosofia teoretica all’Università del Molise e Mons. Filippo Santoro, Arcivescovo emerito di Taranto.
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