Umberto Santarelli, un professore innamorato del giornalismo
Umberto Santarelli è stato certamente un insegnante ed educatore di grande qualità, un raffinato giurista ammirato dagli studenti per il rigore scientifico e per la brillantezza dell’esposizione. Ma non è stato solo un professore e preside della Facoltà di Giurisprudenza a Pisa. Ha vissuto ed ha raccontato in saggi ed articoli ciò che ha insegnato ed osservato. A lui si addice bene quanto scrisse Paolo VI, il Papa che è stato per quella generazione di cattolici ed intellettuali una bussola sicura di orientamento: “L’uomo contemporaneo ascolta più volentieri i testimoni che i maestri […] o se ascolta i maestri lo fa perché sono dei testimoni” (Evangelii nuntiandi [1975], n. 41). Mentre si avvicina alla soglia dei 90 anni (il 5 gennaio), Santarelli rimane ancor più maestro indiscusso e testimone vero di laicità, di quella sintesi tra spiritualità e professionalità che il Concilio Vaticano II ha additato ai laici come condizione essenziale per compiere la loro missione nella Chiesa e nella società. Lo si evince scorrendo il volume “Un professore innamorato del giornalismo” (pagine 736, euro 25) pubblicato da Edizioni Toscana Oggi, grazie alla collaborazione della moglie Rosy e del figlio Stefano che hanno contribuito a selezionare gli oltre 1260 editoriali firmati dal 1965 al 2012. La raccolta sarà presentata a Firenze sabato 30 novembre, alle ore 11, nella Stanza delle Laudi di via Giacomini 3. Con Domenico Mugnaini, direttore di Toscana Oggi, e Stefano Santarelli interverrà Giovanni Grasso, direttore dell’Ufficio Stampa della Presidenza della Repubblica.
Proprio Grasso, nell’introduzione del libro, traccia un esemplare profilo “dell’intellettuale cattolico appassionato di politica e dedito, per tutta la sua esistenza alla ricerca del bene comune, appartenente – senza faziosità e partigianeria – a una delle più feconde culture politiche del Novecento, il cattolicesimo democratico”. Nel contesto odierno è davvero difficile immaginare quello che ha costituito l’Azione Cattolica per le generazioni dell’immediato dopoguerra e dei decenni successivi. Era il luogo fondamentale di formazione umana e cristiana; in essa crescevano giovani con un forte senso di appartenenza alla Chiesa e con un senso radicale di responsabilità civile. Pronti ad impegnarsi a costruire la città dell’uomo a misura d’uomo. Sotto la guida di presidenti come Vittorio Bachelet, Mario Agnes, Alberto Monticone, per citarne alcuni.
Seguendo a Firenze l’esempio e gli insegnamenti di maestri di una stagione forse irripetibile per la Chiesa fiorentina, quella del card. Elia Dalla Costa, di don Giulio Facibeni, di Giorgio La Pira, di monsignor Raffaele Bensi, di padre David Maria Turoldo, di don Lorenzo Milani, di don Divo Barsotti. Senza dimenticare l’impronta che hanno dato alla vocazione di laicità – a cavallo tra gli Anni Sessanta-Ottanta – il domenicano padre Reginaldo Santilli, e soprattutto educatori di apostolato poi diventati vescovi come monsignor Enrico Bartoletti (prima della sua scomparsa grande promotore, nelle vesti di Segretario Generale della Cei, del Convegno Evangelizzazione e Promozione umana), monsignor Giuliano Agresti e a livello regionale monsignor Lorenzo Vivaldo e monsignor Gastone Simoni con il periodico “Supplemento d’Anima”. A fianco degli amici Guido Zappa, don Carlo Zaccaro e Alberto Migone, Umberto Santarelli ha trasmesso a sua volta questa specificità di vocazione laicale ad altri laici cristiani. Ne sono stato in qualche modo testimone, avendo incoraggiato nel dicembre 1968 – al momento della nascita di “Avvenire” – la passione per il giornalismo e l’iscrizione all’Ordine. L’attenzione per i suoi apprezzati editoriali sul quotidiano cattolico ha poi fatto estendere l’attività pubblicistica ad altre testate nazionali e locali, come Il Gazzettino di Venezia, Il Sole 24 Ore, Il Giornale di Brescia, L’Osservatore Romano, Segno Sette, e naturalmente al settimanale Toscana Oggi quando è nato nel dicembre 1983 per opera dell’arcivescovo Silvano Piovanelli che ha realizzato un progetto e un sogno del suo predecessore, il card. Giovanni Benelli.
Come scrive Domenico Mugnaini, Santarelli avrebbe potuto fare il giornalista a tempo pieno se in lui non fosse prevalso l’amore per l’Università, quando i vescovi toscani gli chiesero di assumere la direzione di Toscana Oggi. “Non senza tentennamenti, alla fine Santarelli ringraziò ma declinò l’invito. Fu proprio Umberto, subito dopo aver detto no, a fare il nome di Alberto Migone – poi storico direttore del giornale per 25 anni – per la direzione del nuovo giornale. E come fanno gli amici veri non lo lasciò mai solo”. Molti apprezzeranno il volume dedicato ad uno studioso eminente appassionato di giornalismo. È la conferma di come negli scritti, nelle lezioni e nelle conferenze, Umberto Santarelli non abbia mai temuto di confrontarsi con gli argomenti più impegnativi.
Antonio Lovascio