«Russia e Ucraina: una speranza impossibile?» è stato il tema che ha animato il 27 febbraio una diretta youtube del sito Suonatelecampane.it cui hanno partecipato, tra gli altri, l’arcivescovo cattolico di Mosca mons. Paolo Pezzi e Mario Mauro, già Ministro della Difesa del governo italiano.
Di fronte alla tragedia dell’occupazione dell’Ucraina, l’arcivescovo ha accennato allo stato d’animo dei fedeli che si interrogano sul senso della propria fede. In questi casi la preghiera viene vissuta quasi come ultima spiaggia, quando cioè non sembra esserci più nessuna speranza. Invece, mons. Pezzi ha voluto affermare con forza che la preghiera è l’inizio della speranza, di una speranza che davvero può cambiare le sorti del mondo, perfino in un frangente così drammatico come il conflitto scatenato dalla Russia in terra ucraina.
Come questo è possibile? Certamente questo non sarà l’esito di uno scontro militare che porterà una delle parti a prevalere sull’altra. La speranza sta, piuttosto, in una novità capace di cambiare il male in bene. È qualcosa che non è nel potere degli uomini ma che, in maniera imprevista, si impone nella storia. È qualcosa, ha detto l’arcivescovo di Mosca, che è descritto molto bene da Cajkovskij nel Lago dei cigni dove vediamo che progressivamente qualcosa di non violento si impone e tutta la realtà assume uno spessore drammatico, rimettendo in movimento la storia.
La preghiera, ha osservato mons. Pezzi, è tutt’altro che l’ultima spiaggia. La preghiera è l’inizio, il contenuto e la fine di ogni azione. Non è questione di chi ha colpe e chi non ne ha; i cristiani hanno il compito di testimoniare non soltanto che la speranza è possibile, ma che questa è qualcosa di reale. La questione è, dunque, avere veri testimoni.
Mario Mauro ha ricordato che l’Ucraina è un grande paese, più grande della Francia, un paese ricco di risorse strategiche. Ha importanti giacimenti di materie prime. È ricco di uranio, titanio, manganese, carbone; è il maggiore deposito di ferro del pianeta. È un paese di 45 milioni di abitanti ma che con i suoi seminativi è capace di sfamare 600 milioni di persone al mondo.
Questo fa comprendere quanto grandi possano essere gli interessi che spingono a voler sottomettere l’Ucraina. Non per questo bisogna cedere all’idea che il potere avrà l’ultima parola sui destini del mondo.
Paradossalmente, ha fatto notare Mauro, l’azione diplomatica scaturisce proprio da questo e da ancora più inconfessabili interessi. Probabilmente, dietro l’invocazione della pace da parte del papa, c’è anche la consapevolezza di questa novità “capace di cambiare il male in bene” cui accennava l’arcivescovo di Mosca.
La sincronia delle strategie dei potenti va in una direzione che non lascia sperare nulla di buono. Una soluzione alternativa passa anche attraverso dei paradossi, uno dei quali è certamente Erdogan, responsabile di aver imposto modifiche costituzionali che farebbero rabbrividire le democrazie liberali e parlamentari. Eppure Erdogan pur nella sua politica di tipo autoritario, ha stabilito nei confronti della Russia rapporti che puntano a stabilizzare il contesto internazionale. E non dobbiamo dimenticare che la Turchia di Erdogan è la seconda forza militare della Nato.
Come sappiamo, causa principale di attrito in questa crisi russo-ucraina è la Nato che si è spinta fino ai confini della Russia. Mario Mauro era ministro della Difesa quando ciò avvenne ed era presente al vertice Nato quando si decise di installare una base a Vilnius con aerei da combattimento. Nel corso del dibattito con mons. Pezzi ha ricordato che fu lui stesso a suggerire che quegli aerei fossero italiani perché l’Italia era il paese che aveva migliori rapporti con la Russia e che in questo modo si sarebbe depotenziato in qualche misura il potenziale offensivo di quella mossa azzardata della Nato.
Si vide allora con chiarezza che nel momento in cui più acuta si faceva la tensione, proprio in quel momento succedeva che, in maniera del tutto imprevista, si tendeva alla controparte una mano. Poi abbiamo visto, come si sa, capi di governo italiani – non soltanto Berlusconi, ma anche Prodi e altri – concedere grandi aperture nei confronti della Russia. Sempre il bene riesce ad aprirsi una strada per riportare la pace. Per questo, la preghiera non è affatto l’ultima spiaggia.
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