Torniamo un attimo alla foto del Papa e a quello che nessuno ha (ancora) visto

Il nostro sguardo si è soffermato a lungo su ogni singolo particolare cercando di carpire tutte le informazioni possibili. Ma nello scatto c'è molto più di quel che si vede e Francesco voleva dircelo. Articolo di Matteo Liut da Avvenire di martedì 18 marzo 2025.

La prima foto del Papa dal giorno del suo ricovero al Gemelli, diffusa domenica sera – Ansa

Ammettiamolo: domenica sera, quando la foto di papa Francesco è apparsa sui nostri piccoli o grandi schermi, il tempo si è fermato per una frazione di secondo. Dopo trentuno giorni, un mese intero, più di quattro settimane, finalmente lo abbiamo rivisto. C’è voluto un attimo per renderci conto della potenza di quell’immagine, perché la prima reazione non ha preso la forma di un pensiero razionale, ma è stata un moto istintivo dell’anima, un piccolo tuffo al cuore. E ci è voluto poi ancora un po’ di tempo prima di superare quel senso di delusione provocato, ancora una volta, dall’assenza del volto del Papa, e capire che ciò che non si vede, probabilmente, è molto più importante di tutto ciò che si può osservare in quello scatto.

Di certo la fotografia scioglie nodi e tensioni accumulati in questo lungo tempo di assenza, mette a tacere voci malevole, tesi complottiste, chiacchiere fondate sul nulla ma ugualmente tossiche. E per un attimo, un solo piccolo ma incisivo momento, davanti all’apparire di quella immagine tutto il brusio si è fermato: Francesco era lì, davanti ai nostri occhi, si mostrava al mondo nella cappellina dell’appartamento che lo sta accogliendo durante la sua degenza al decimo piano del Policlinico Gemelli a Roma. Era lì, davanti all’altare con le candele accese, il Messale chiuso, i fiori posati a terra vicino alla mensa sulla quale molto probabilmente poco prima era stata celebrata l’Eucaristia domenicale. La stola viola quaresimale, sullo sfondo il tabernacolo e sulle pareti la Via Crucis, il quadro del Sacro Cuore (lo stesso che ogni laureato all’Università Cattolica ha a casa propria) e poi il Crocifisso, proteso in un movimento che sembra voler essere un abbraccio a quell’anziano Pontefice provato dalla malattia, come lui stesso ha ammesso nell’Angelus diffuso proprio domenica.

Il nostro sguardo si è soffermato a lungo su ogni singolo particolare cercando di carpire tutte le informazioni possibili. Anche se dopo un po’, in mezzo ai pensieri, si è affacciato un velato senso di delusione: non vediamo il Papa da così tanto tempo e la prima foto che ci viene offerta lo ritrae solo di spalle? E allora siamo tornati a scandagliare con gli occhi quel profilo di tre quarti, cercando di cogliere l’espressione di Francesco: cosa sta facendo? Come sta davvero? Nonostante tutti gli sforzi, però, l’unica cosa che si può intuire è che stia meditando o pregando, vestito con gli abiti liturgici, seduto tranquillo molto probabilmente sulla carrozzina.

Intanto, mezz’ora dopo la diffusione della foto sui social già si moltiplicavano i commenti: “è una foto vecchia”, “è generata dall’AI”, “non prova nulla”, “dove sono le cannule dell’ossigeno?”, “il gonfiore alla mano è sintomo che sta peggio di come dicono” e così via. Matteo Bruni, direttore della Sala Stampa vaticana, l’aveva ampiamente predetto nei giorni scorsi, quando a gran voce gli veniva chiesta una foto del Papa per mettere a tacere le inutili polemiche: per qualcuno (forse per tanti in realtà) nemmeno una foto sarebbe bastata a fugare i dubbi e le tesi complottiste. E puntualmente il popolo della chiacchiera si è dato da fare. Così ripartiva il brusio, cresceva alimentato dalla nostra naturale curiosità, gonfiato da una modalità di pensiero basata su una critica esasperata alla realtà.

Eppure, queste stesse domande e questi stessi dubbi poco a poco ci hanno portato a comprendere l’autentico significato dell’immagine. Ad aprirci la via è una piccola certezza: è stato di sicuro lo stesso papa Francesco a volersi mostrare così, a chiedere di essere ritratto in quella posa e in quel momento. E quindi è chiaro che il messaggio di cui è portatrice l’immagine arriva proprio da lui. Ma se è così, allora, anche ciò che non si vede ha un significato, anzi forse proprio in ciò che Bergoglio ha scelto di non mostrare sta il senso della foto. E se non vediamo il viso, se non possiamo vederlo per intero, se ci mostra le spalle, quello che dobbiamo guardare è proprio ciò verso cui lui stesso è rivolto: l’altare e il Crocifisso.

In questa foto papa Francesco ci chiede di volgere lo sguardo verso la fonte e il culmine della vita di fede: la celebrazione dell’Eucaristia, il mistero di un Dio che si offre per amore su una croce. Bergoglio è come se ci dicesse: non cercate me, non soffermatevi troppo sulla mia persona, ma insieme continuiamo a tenere Dio al centro della nostra vita. Anche così, con una semplice fotografia, Francesco continua a fare il Papa, a guidare la Chiesa e, allo stesso tempo, con amore di padre, ci tranquillizza. E non tanto perché lui, Jorge Mario Bergoglio, sta meglio, ma soprattutto perché appare chiaro che il Pontefice c’è e continua a esercitare il suo ministero anche nella malattia. Dietro questa foto, in definitiva, c’è un senso profondo di Chiesa, c’è un’immagine che mostra molto di più di quello che passa dagli occhi e che parla direttamente al cuore di tutti noi. Proprio come Francesco, con il suo stile diretto, franco, schietto e trasparente, ha sempre fatto in tutti i suoi dodici anni di pontificato.

Articolo di Matteo Liut da Avvenire di martedì 18 marzo 2025

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