Striscia di Gaza. La pace è negli occhi di Dio

La terra di Dio, la Terra Santa, è terra di tutti. È per tutti.

“La mia curiosità più lancinante” scriveva padre Christian de Chergé, priore dell’Abbazia di Tibhirine, prima di essere ucciso insieme ai suoi monaci da terroristi islamici, è quella di “immergere il mio sguardo in quello del Padre, per contemplare con lui i Suoi figli dell’Islam così come li vede Lui”.

La stessa cosa si potrebbe dire dei figli d’Israele e di tutti i popoli della Terra. Se si guardasse a loro con gli occhi di Dio non ci sarebbero inimicizie, non ci sarebbero guerre. Nemmeno la guerra, che in questi giorni sta insanguinando la Palestina e la Striscia di Gaza in particolare, nemmeno questa ci sarebbe se soltanto si immergesse lo sguardo “in quello del Padre”, come scriveva il priore di Tibhirine. Non ci sarebbe spazio nemmeno per il terrorismo e per la diabolica ferocia di Hamas.

Diabolica perché l’odio è la negazione dello spirito religioso dell’uomo che si fonda invece sul dare credito a una promessa, a un’ipotesi di salvezza, di pace; a una promessa, cioè, di bene. Il terrorismo è infatti l’espressione di una disperazione, della perdita assoluta della dimensione spirituale della vita. Nonostante i terroristi islamici dicano il contrario, dicano – bestemmiando – di agire in nome di Dio, di voler rendere grande il nome di Dio, Allah akbar.

Perché nello sguardo mite del Padre non ci sarebbero guerre? Isaac B. Singer, scrittore ebreo, ha scritto un racconto per bambini che si intitola “Perché Noè scelse la colomba” in cui narra della costruzione dell’arca. Quando tra gli animali, scrive Singer, cominciò a circolare la voce che Noè aveva iniziato a costruire l’arca per mettere in salvo la sua famiglia nell’imminenza del diluvio, tutti corsero da Noè nella speranza di poter scampare anche loro al diluvio.

Fu allora che gli animali cominciarono a litigare tra loro, per chi dovesse prendere posto nell’arca. Noè notò che la colomba invece “se ne stava appollaiata da sola su un ramo e non provava nemmeno a parlare o a competere con gli altri animali”. Perché la colomba non si sentiva né migliore, né più saggia, né più attraente degli altri animali.

Per Noè la posizione della colomba era la più ragionevole. Perciò disse: “Non c’è bisogno di vantarsi e di competere. Dio mi ha ordinato di portare con me nell’arca creature di tutti i generi, domestiche o selvagge, uccelli o insetti”.

Tutti gli animali gioirono all’annuncio di Noè e, scrive Singer, “dimenticarono tutte le loro beghe”. Fu dunque per questa sua consapevolezza che Noè scelse la colomba, volle affidare a lei l’annuncio della pace. Dio è padre di tutti e la sua promessa di salvezza è per tutti, non esclude nessuno. La sua terra è destinata a tutti. Nei suoi occhi di padre è la pace. Arabi, ebrei, cristiani, provino a immergersi nello sguardo di Dio, a guardare come guarda Dio.

La terra di Dio, la Terra Santa, è terra di tutti. È per tutti. Se a ciò non si perviene per un senso di umana pietà, si consideri almeno la realtà storica. Mai la Terra Santa è stata feudo di questa o di quella religione. Non ci sono riusciti né i crociati cristiani, né i coloni israeliani, né la jihad islamica. Non ci sono riusciti e non ci riusciranno mai. Se è vero che la storia è maestra di vita, questa è una lezione che bisognerebbe tenere ben presente.

Soldati in riposo dal combattimento” delle 
Forze di difesa israeliane è concesso in licenza con 
CC BY-NC 2.0 .

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Paolo Tritto

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