Storia materana. Una pagina inedita: la “speciaria” di “S. Lucia”

Nei Sassi di Matera, la medicina era basata sull’esperienza pratica a contatto con le erbe spontanee. La prima farmacia materana è documentata nel 1598: era la “speciaria” di “S. Lucia” e si trovava al principio dell’attuale via Duomo
Ubicazione della “Speciaria S. Lucia”, la prima “farmacia” della città di Matera, documentata nel 1598

Questi gli interessanti risultati delle ricerche svolte presso l’Archivio di Stato di Matera a cura del dott. Nunzio Longo, appassionato di storia della farmacia e della medicina, presentati lo scorso 12 maggio al Congresso Nazionale di Storia della Farmacia a Pesaro.

Documento fondamentale al riguardo è la “Platea di S. Lucia” che parla del sito ove è ubicata la prima farmacia: salita Duomo al numero civico 1. La speciaria era di proprietà delle monache benedettine di Santa Lucia che la allocavano con un canone di ducati cinque a don Angelo Giordano.

Nella contrada della Piazza Pubblica lo capitolo della maior ecclesia per censo perpetuo di una speciaria, qual fu del quondam don Anglo Giordano con una camera dentro iuxta la poteca di Anibal Santoro, et dalla banda di bascio iuxta la poteca del magnifico Giovanni Ferraù, e le scale di Spartivento, e frontespitio alla Chiesa di S. Sofia rende ducati cinque.

Platea di S. Lucia

In quel tempo, operavano a Matera diversi Ordini religiosi sia maschili che femminili dediti ad alleviare le sofferenze umane sia spirituali che materiali con opere concrete di carità e di soccorso. Particolare menzione merita l’Ordine religioso “Fate Bene Fratelli” presso l’antico ospedale di Matera attiguo alla Chiesa di San Giovanni Battista.

Degli stessi anni della Platea di S. Lucia è la “Cronica de la città di Matera” (1595-1596) del fisico Eustachio Verricelli, che mette in luce lo stato della cura farmaceutica così come veniva interpretata in pieno Cinquecento. I meno abbienti si servivano delle erbe medicinali semplici, i più abbienti – invece – delle cosiddette erbe medicinali “teriacali”, spesso composte anche da centinaia di piante e considerate indispensabili per curare molteplici malattie e come antidoto contro i veleni. Analoghi studi erano stati compiuti negli stessi anni dal medico melfitano Vincenzo Bruno.

L’ingrediente essenziale della teriàca (da “theriakos”, relativo ad animale selvaggio) era la carne di vipera e la vasta gamma di erbe richieste la rendevano un mezzo curativo raro e costoso. Questo genere di erbe medicinali erano fornite dalla “speciaria” materana. Ecco perché sorgeva sulla parte alta della città, “la Civita”, quella abitata dai più abbienti.

Se abbienti erano gli avventori della “speciaria”, ci si può chiedere quale fosse lo status dello speziale. Si trattava di notabili, distinti per livello professionale dal droghiere, essendo loro necessario consultare i manuali che rendessero una visione più ampia e globale della materia medica. E proprio in quegli anni fecero domanda al viceré per ottenere avanzamento sociale e privilegi attribuiti ai nobili.

Scrivi un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

La Redazione

Latest videos