Quelli che la domenica…
Giovanni Scifoni, uno dei protagonisti della video-maratona che recentemente Tv2000 ha dedicato alle offerte per i sacerdoti
Uno dei protagonisti della video-maratona che recentemente Tv2000 ha dedicato alle offerte per i sacerdoti, è stato Giovanni Scifoni, attore, scrittore e regista ma soprattutto volto noto e molto amato del panorama televisivo italiano. In una breve testimonianza girata per l’occasione, Scifoni ha raccontato da par suo per quale motivo ritiene giusto sostenere in ogni modo i sacerdoti e il loro ministero.
“Ho conosciuto tantissimi sacerdoti – ha detto – e quello che io sono oggi lo devo sicuramente anche a loro. Un sacerdote, ad esempio, ha salvato il mio matrimonio. Un altro ha salvato mia moglie in un momento disperato della sua vita. Un altro sacerdote mi ha preso per i capelli e mi ha fatto tornare nella chiesa, in un momento in cui avevo deciso di abbandonarla e andare via. E poi ce ne sono alcuni che mi hanno reso un artista migliore, perché io copio dal loro modo di esprimersi e comunicare, anche delle cose che faccio sul palco”.
“C’è un dono, però – ha concluso l’attore – per cui mi sento particolarmente grato nei confronti dei sacerdoti, ed è quello della domenica. Posso avere una settimana orribile, ma io so sempre che la domenica c’è qualcosa per me. So che mi siederò su quella panca, su quella sedia o su quello sgabello, non importa dove, e comunque riceverò una parola, un’omelia, l’Eucarestia. Gratis. Questo è impagabile”.
“Allora… – l’appello finale lanciato da Scifoni – facciamo tutto quello che serve perché il maggior numero possibile di persone possa avere ciò che desidera e cerca più profondamente. Sosteniamo i sacerdoti.”
Un prete musicista che apre il cuore a Dio e all’uomo
don Michele Francabandiera
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«Non è venuto a consegnare un elenco di norme o ad officiare qualche cerimonia religiosa, ma è sceso sulle strade del mondo a incontrare l’umanità ferita, ad accarezzare i volti scavati dalla sofferenza, a risanare i cuori affranti, a liberarci dalle catene che ci imprigionano l’anima. In questo modo ci rivela qual è il culto più gradito a Dio: prendersi cura del prossimo», è quanto ha affermato in un passaggio papa Francesco nell’omelia durante la Messa della Domenica della Parola del 23 gennaio scorso. Prendersi cura del prossimo, dunque, in ogni modalità possibile perché, sappiamo, che le povertà si presentano con i volti più diversi della fragilità.
Occuparsi delle fragilità, non solo dell’animo ma anche in quelle più diverse che si presentano, è proprio dei sacerdoti, in particolare quelli che si trovano nelle trincee pastorali costituite dalle parrocchie. Già, perché sacerdoti che hanno la cura pastorale di una comunità, di solito, si prendono cura anche dei fratelli che sono in uno stato di bisogno, dentro e fuori dalla parrocchia. E’ il caso di don Michele Francabandiera, sacerdote diocesano della Chiesa di Matera-Irsina, parroco in solidum moderatore delle parrocchie “S. Francesco d’Assisi”, di “S. Maria Assunta” e di “S. Agostino” in Irsina, oltre ad essere assistente spirituale della Comunità Fratello Sole ed infine bravo musicista compositore di testi e di musica.
Don Michele Francabandiera nasce a Irsina nel 1971 in una famiglia profondamente cristiana all’ombra della parrocchia Sant’Agostino dove frequenta il catechismo avendo come precettore un grande sacerdote, mons. Gerardo Forliano. Entra nel seminario minore di Matera dove incontra una persona determinante per la sua formazione vocazionale, don Gino Galante, che è il suo padre spirituale, ma anche maestro della sua vocazione musicale.
Entra nel seminario maggiore interregionale di Potenza nel 1985 dove incontra un eccellente rettore, don Vito Telesca, che gli sarà determinante per la sua crescita sacerdotale. Viene ordinato sacerdote il 14 settembre del 2000 a Matera, per imposizione delle mani e la preghiera consacratoria di mons. Antonio Ciliberti, per poi essere destinato alla parrocchia Sant’Agostino di Irsina in qualità di vice parroco. Nel 2004 va a Matera in qualità di vice parroco nella parrocchia “Santa Famiglia” e nel 2005 viene nominato parroco di Grottole, un ridente paese poco distante da Matera dove vive una bella esperienza pastorale. Nel 2015 torna a Irsina in qualità di parroco Sant’Agostino e nel 2019 si aggiungono altre due parrocchie alla sua cura pastorale, “S. Francesco d’Assisi” e “S. Maria Assunta”, concattedrale dell’Arcidiocesi.
Insomma, un pastore giovane, eclettico, creativo e con l’estro artistico che lo fa essere un bravo musicista. Molte sono le composizioni da lui realizzate, ne riportiamo qualcuna. Per le manifestazioni di Matera capitale europea della cultura nel 2019 ha composto il concerto “In canto… d’amore” costituito da 9 brani. Uno di questi brani, “Gesù vino nuovo” è stato scritto per il sinodo diocesano di Matera-Irsina che si svolto dal 2017 al 2020. Un’altra raccolta si chiama “Il segreto della vita” composta da sette brani ed infine un’ultima composizione, “Il gusto del pane”, con la quale parteciperà al concorso per l’inno ufficiale del XXVII Congresso eucaristico nazionale che si terrà a Matera nel settembre 2022. Tante sono le opere scritte e musicate da don Michele ma tutte sono state scritte per rendere maggior gloria al Signore.
“La Parola è il nostro testo, il testo principale; la comunità il nostro contesto. La Parola è fonte di senso, illumina e guida il cammino della comunità”, ha detto il Papa in un videomessaggio per i partecipanti al 4° Convegno internazionale sulla musica organizzato dal Pontificio Consiglio della cultura. Ma, “Anche la musica – continua ancora papa Francesco – può aiutare i testi biblici a ‘parlare’ nei nuovi e differenti contesti culturali, così che la Parola divina possa raggiungere in modo efficace le menti e i cuori”.
Nel suo passare da una parrocchia ad un’altra, don Michele ha sempre offerto ai ragazzi momenti di preghiera e di vita, coniugati efficacemente, al fine di aiutarli a ritrovare una via personale per la riscoperta di Dio, nella propria esperienza concreta; non a caso queste belle esperienze si sono realizzate durante i tanti “campi vocazionali” a cui ha partecipato da seminarista e da sacerdote.
Un’altra parte importante della sua azione pastorale don Michele la dedica ai ragazzi della Cooperativa “Fratello sole”, struttura riabilitativa e di recupero, che ha sede in Santa Maria d’Irsi, un borgo poco distante da Irsina, in gran parte abbandonato dopo il primo insediamento avvenuto in occasione della Riforma Agraria nel II dopoguerra. In questo borgo ogni anno si celebra la Festa della Madonna della Divina Provvidenza, co-patrona di Irsina, e per tale occasione, ricadente nel giorno dell’Ascensione, viene trasferita da Irsina la Madonna della Divina Provvidenza che rimane nel borgo fino alla prima domenica di settembre. In tale circostanza, ed ogni volta che c’è una celebrazione eucaristica nella chiesa del borgo, i ragazzi della comunità “Fratello Sole”, a margine delle loro attività programmate, vengono coinvolti da don Michele Francabandiera, loro padre spirituale, in una corale per l’animazione liturgica.
In definitiva la vita dei sacerdoti, come quella di don Michele, è donazione al prossimo, ai fratelli fragili, alle proprie comunità parrocchiali. E l’opera dei sacerdoti è resa possibile, oltre che dall’aiuto economico delle comunità parrocchiali, anche grazie alle Offerte per i sacerdoti, diverse da tutte le altre forme di contributo a favore della Chiesa cattolica, perché espressamente destinate al sostentamento dei preti diocesani. La generosità dei fedeli, i fondi dell’8xmille, la collaborazione di tanti laici disponibili e buoni sacerdoti rendono possibile opere di misericordia a favore dei più deboli, dei migranti e dei poveri.
LA NUOVA CAMPAGNA PUBBLICITARIA
Torna lo spot Cei sul sostegno alla missione dei preti diocesani. Al via a novembre la campagna 2021 declinata su tv, web e stampa.
Un grazie per il dono dei sacerdoti in mezzo a noi, questo il significato profondo delle offerte deducibili. I nostri preti infatti sono ogni giorno al nostro fianco ma anche noi possiamo far sentire loro la nostra vicinanza.
Una partecipazione che ci rende “Uniti nel dono”: questo il messaggio al centro della nuova campagna #DONAREVALEQUANTOFARE della Conferenza Episcopale Italiana che intende sensibilizzare i fedeli alla corresponsabilità economica verso la missione dei sacerdoti e si sofferma sul valore della donazione, un gesto concreto nei confronti della propria comunità.
“Ogni offerta destinata al sostentamento dei sacerdoti è il segno tangibile della vicinanza dei fedeli, un mezzo per raggiungere tutti i sacerdoti, dal più lontano al nostro –sottolinea il responsabile del Servizio Promozione per il sostegno economico alla Chiesa cattolica, Massimo Monzio Compagnoni –Anche nel pieno dell’emergenza dell’ultimo anno i preti diocesani hanno fatto la differenza. La Chiesa, grazie anche all’impegno dei nostri preti e delle comunità, ha aiutato nei giorni più bui tante famiglie a rialzarsi.”
Ideata e prodotta da Casta Diva Group la campagna, on air da novembre, si snoda tra spot tv, radio e video online oltre alla campagna stampa con lo scopo di approfondire storie di diverse comunità attraverso video interviste e contenuti dedicati. Un viaggio in giro per l’Italia, tra città metropolitane e centri piccoli, a volte piccolissimi. Un percorso che permette di toccare con mano la bellezza che nasce dall’unione delle vocazioni: quelle dei sacerdoti e quelle dei laici che collaborano con loro.
In particolare lo spot ci conduce dentro una parrocchia, quella di Sant’Antonio Maria Zaccaria guidata da Don Davide Milanesi in un quartiere popolare nella periferia meridionale di Milano. Nel suo oratorio, luogo capace di coinvolgere sia gli adulti che gli adolescenti, frequentato da circa 400 ragazzi, in una zona dove convivono persone di nazionalità ed età diverse. Ci porta nella comunità, vera e propria protagonista, motore delle numerose attività rese possibili grazie all’impegno dei volontari, coesi intorno al proprio parroco, visti e intravisti fino alla scena finale, tutta dedicata a loro. In questo luogo, Don Davide, infaticabile promotore di iniziative, sempre sorridente, anche nei mesi più difficili della pandemia, è considerato dai parrocchiani un amico cui rivolgersi nel momento del bisogno e con cui condividere i momenti importanti della propria vita.
Nei 4 filmati di approfondimento, oltre a quella di Don Davide, si racconta attraverso delle interviste ai collaboratori laici,anche l’opera di altri sacerdoti come Don Massimo Cabua, che in Sardegna, a San Gavino Monreale,èin prima linea nell’organizzazione di iniziative tra cui la “Spesa Sospesa” a sostegno di una collettività stremata dall’emergenza coronavirus e Don Fabio Fasciani, guida della parrocchia dei Santi Fabiano e Venanzio, nel quartiere Tuscolano a Roma, che dall’inizio della pandemia ha fatto un vero e proprio salto di qualità nell’assistenza alle povertà, prendendosi cura delle persone in difficoltà.
Nei filmati è presente anche Don Luigi Lodesani, parroco, tra le altre comunità, anche di Borzano di Albinea, in provincia di Reggio Emilia, dove un paese intero collabora ad un progetto educativo per le nuove generazioni.
Non solo video ma anche carta stampata. “Ci sono posti che esistono perché sei tu a farli insieme ai sacerdoti” o “Ci sono posti che non appartengono a nessuno perché sono di tutti” sono alcuni dei messaggi incisivi al centro della campagna stampa, pianificata su testate cattoliche e generaliste, che ricorda nuovamente i valori dell’unione e della condivisione. Sono posti dove si cerca un aiuto, un sorriso, una mano, un’opportunità, o, semplicemente un amico. “Sono i posti dove ci sentiamo parte di una comunità”.
“I nostri sacerdoti hanno bisogno della vicinanza e dell’affetto dei fedeli. – conclude Monzio Compagnoni – Oggi più che mai ci spingono a vivere il Vangelo affrontando le difficoltà con fede e generosità, rispondendo all’emergenza con la dedizione”.
A supporto della nuova campagna anche la pagina www.unitineldono.it/donarevalequantofareinteramente dedicata ai filmati ecollegata al nuovo sito in cui oltre alle informazioni pratiche sulle donazioni, si possono scoprire le esperienze di numerose comunità che, da nord a sud, fanno la differenza per tanti.
L’opera dei sacerdoti è infatti resa possibile anche grazie alle Offerte per i sacerdoti, diverse da tutte le altre forme di contributo a favore della Chiesa cattolica, perché espressamente destinate al sostentamento dei preti diocesani. Dal proprio parroco al più lontano. Ogni fedele è chiamato a parteciparvi. L’Offerta è nata come strumento per dare alle comunità più piccole gli stessi mezzi di quelle più popolose, nel quadro della ‘Chiesa-comunione’ delineata dal Concilio Vaticano II.
Le donazioni vanno ad integrare la quota destinata alla remunerazione del parroco proveniente dalla raccolta dell’obolo in chiesa. Ogni curato infatti può trattenere dalla cassa parrocchiale una piccola cifra (quota capitaria) per il suo sostentamento, pari a circa 7 centesimi al mese per abitante. In questo modo, nella maggior parte delle parrocchie italiane, che contano meno di 5 mila abitanti, ai parroci mancherebbe il necessario.
Le offerte raggiungono circa 33.000 sacerdoti al servizio delle 227 diocesi italiane e, tra questi, anche 300 sacerdoti diocesani impegnati in missioni nei Paesi del Terzo Mondo e3.000 sacerdoti, ormai anziani o malati, dopo una vita spesa al servizio agli altri e del Vangelo.
L’importo complessivo delle offerte nel 2020 si è attestato sopra gli 8,7 milioni di euro rispetto ai 7,8 milioni del 2019. È una cifra ancora lontana dal fabbisogno complessivo annuo necessario a garantire a tutti i sacerdoti una remunerazione pari a circa mille euro mensili per 12 mesi.
Un uomo buono venuto da lontano
Il momento attuale che attraversa la Chiesa non é uno dei migliori per il calo delle vocazioni ma anche a causa di una società sempre più relativista e liquida. Peraltro, le comunità si alimentano esclusivamente di una comunicazione mediale tramite i social network per cui, in particolare con i giovani, diventa più difficile portare la parola di Dio in un ambiente sociale che non é tanto agnostico quanto indifferente. E’ ovvio che la situazione varia da luogo a luogo, da paese a paese, da persona a persona.
Anche Papa Francesco, durante l’omelia della Messa celebrata nei giorni scorsi nella basilica di San Pietro, in suffragio dei cardinali e dei vescovi defunti nel corso dell’anno, ha fatto riferimento ai momenti difficili della vita, così dicendo: “Davanti alle difficoltà e ai problemi della vita è difficile avere pazienza e rimanere sereni”. “Serpeggia l’irritazione e spesso arriva lo sconforto. Può così capitare di essere fortemente tentati dal pessimismo e dalla rassegnazione, di vedere tutto nero, di abituarsi a toni sfiduciati e lamentosi.” A questo punto, però, “il Signore imprime una svolta, proprio nel momento in cui, pur continuando a dialogare con Lui, sembra di toccare il fondo”, ha fatto notare Francesco: “Nell’abisso, nell’angoscia del nonsenso, Dio si avvicina per salvare. E quando l’amarezza raggiunge il culmine, all’improvviso rifiorisce la speranza”.
Dio agisce attraverso la mente e le braccia degli uomini e alcuni di questi stanno nella Chiesa e vanno in aiuto del prossimo sofferente usando soprattutto il linguaggio del cuore. Tanto vale per un prete diocesano di Matera-Irsina, don Giorgio Saleh, di origini egiziane, che ha frequentato il Seminario di Potenza ed è stato ordinato sacerdote il 1999 a Matera per imposizione delle mani e la preghiera consacratoria di mons. Antonio Ciliberti. Nel 2003 viene nominato parroco della Parrocchia del Carmine a Ferrandina ed infine nel 2007 diventa parroco della Parrocchia SS Trinità in Salandra, dove si trova tuttora. In questo piccolo centro del materano la comunità parrocchiale sin dall’inizio ha accolto don Giorgio con amore e disponibilità. D’altra parte don Giorgio ha un carattere mite e fattivo per cui si è fatto volere bene e si è ben integrato nella comunità salandrese dove svolge il suo ministero pastorale con amore e in piena sintonia con il vescovo.
Tra i compiti pastorali di don Giorgio c’è anche quello dell’assistenza spirituale ai ragazzi ospiti della Comunità Emmanuel in contrada Montagnola di Salandra dove, in 14 con età tra i 20 e i 50 anni e con vari problemi di dipendenza, ricevono attenzioni e momenti formativi da animatori competenti capaci di far superare il disagio. Il programma ivi applicato prevede un cammino di prevenzione del disagio e delle devianze, di recupero, di reinserimento sociale e lavorativo di persone dipendenti. Chiara laicità nel servizio e forte identità cristiana sono, fin dalle origini, elementi caratterizzanti. La laicità del servizio si esprime nell’accoglienza offerta a tutti, senza distinzione di sesso, religione o appartenenza ideologica, e nell’atteggiamento di rispetto, dialogo e disponibilità verso le varie possibili collaborazioni richieste dal servizio alla persona. L’identità cristiana si manifesta nella vita spirituale intensa alla quale partecipano i membri stabili; essa determina la precisa collocazione ecclesiale della Comunità.
Don Giorgio, sempre vicino a questi ragazzi, è presente non solo per l’amministrazione dei sacramenti della confessione e della comunione ma anche per dialogare con loro a tutto campo offrendo occasioni di apertura e riscatto. Con intelligenza e fraternità è riuscito poco alla volta ad inserirli nella comunità parrocchiale cittadina, anche se all’inizio non erano ben accettati. Infatti, tanti sono gli atti di solidarietà che la comunità salandrese offre a piene mani ai ragazzi della comunità Emmanuel, grazie all’azione amorevole di don Giorgio, e non solo donazioni materiali ma anche momenti di fraterna accoglienza nelle occasioni particolari di festa.
Don Giorgio non fa mancare il suo aiuto materiale e spirituale anche ad un gruppo di una diecina ragazzi minorenni migranti ospitati in una casa messa a disposizione dalle istituzioni.
Infine, nel suo periodo di permanenza a Salandra, don Giorgio ha promosso, con i fondi dell’8xmille, il restauro di due organi a canne, del ‘700 nella chiesa di San Rocco e dell’800 nel Convento di Sant’Antonio. L’organo più antico della chiesa di San Rocco, nel recente 2019, è stato utilizzato per importanti manifestazioni artistiche tra cui un concerto previsto nel cartellone della Fondazione Matera-Basilicata 2019 durante l’anno di Matera capitale della cultura europea.
Oltre l’aiuto economico della comunità parrocchiale, è sempre presente il sostegno della Diocesi, delle risorse provenienti dall’8xmille e dalle Offerte liberali intestate all’Istituto Centrale Sostentamento Clero che, peraltro, provvede anche alla remunerazione dei preti diocesani. Generosità dei fedeli, fondi dell’8xmille, la collaborazione di tanti laici disponibili e buoni sacerdoti rendono possibile opere di misericordia a favore dei più deboli, dei migranti e dei poveri.
APPROFONDIMENTI
destinate all’Istituto Centrale Sostentamento Clero
Nella tabella che segue sono raccolti i dati storici sulla raccolta annuale delle offerte per i sacerdoti, destinate all’Istituto Centrale Sostentamento Clero (I.C.S.C.) che le distribuisce ai circa 33 mila sacerdoti diocesani, dal 1989 al 2020. In allegato la tabella dei dati storici.
(Fonte: elaborazione C.E.I. su dati dell’I.C.S.C.)
Nel consuntivo relativo al 2020, il fabbisogno complessivo annuo per il sostentamento dei sacerdoti è ammontato a 529,9 milioni di euro lordi, comprensivi delle integrazioni nette mensili ai sacerdoti (12 l’anno), delle imposte Irpef, dei contributi previdenziali e assistenziali e del premio per l’assicurazione sanitaria.
A coprire il fabbisogno annuo provvedono: per il 16,5% in prima battuta gli stessi sacerdoti, grazie agli stipendi da loro percepiti (per esempio quali insegnanti di religione o per il servizio pastorale nelle carceri e negli ospedali); per il 7,3% le remunerazioni percepite dagli enti presso cui prestano servizio pastorale (parrocchie e diocesi). Il resto è coperto per il 5,4% dalle rendite degli Istituti diocesani per il sostentamento del clero, per il 70,8% dall’Istituto Centrale Sostentamento Clero attraverso le offerte deducibili per il sostentamento del clero e con una parte dei fondi derivanti dall’8xmille. Nel 2020 le fonti di finanziamento sono state:
Totale (milioni di euro) 529,9 100%
Remunerazioni proprie dei sacerdoti 87,5 16,5%
Parrocchie ed enti ecclesiastici 38,8 7,3%
Redditi degli Istituti diocesani 28,4 5,4%
Offerte per il sostentamento 8,7 1,6%
Quota dall’otto per mille 366,5 69,2%
Sono stati quasi 33mila i sacerdoti secolari e religiosi a servizio delle 227 diocesi italiane: 30.648 hanno esercitato il ministero attivo, tra i quali circa 300 sono stati impegnati nelle missioni nei Paesi del Terzo Mondo come fidei donum, mentre 2.724 sacerdoti, per ragioni di età o di salute, sono stati in previdenza integrativa.
Modalità per fare un’Offerta per il sostentamento dei sacerdoti
Per sostenere i sacerdoti diocesani con le offerte Uniti nel dono, si hanno a disposizione 4 modalità:
1 – Conto corrente postale
Si può utilizzare il c/c postale n. 57803009 per effettuare il versamento alla posta.
2 – Carta di credito
Grazie alla collaborazione con Nexi, i titolari di carte di credito Mastercard e Visa possono inviare l’Offerta, in modo semplice e sicuro, chiamando il numero verde 800 825000 oppure collegandosi al sito Internet www.unitineldono.it/dona-ora/
3 – Versamento in banca
Si può donare con un bonifico sull’iban IT 90 G 05018 03200 000011610110 a favore dell’Istituto Centrale Sostentamento Clero specificando nella causale “Erogazioni Liberali” ai fini della deducibilità.
L’elenco delle altre banche disponibilia ricevere un ordine di bonifico è consultabile su www.unitineldono.it/dona-ora/.
4 – Istituti Diocesani Sostentamento Clero
Si può anche effettuare il versamento direttamente presso gli Istituti Diocesani Sostentamento Clero (elenco Istituti Diocesani Sostentamento Clero www.unitineldono.it/lista-idsc).
L’offerta è deducibile.
Il contributo è libero. Per chi vuole queste offerte sono deducibili dal proprio reddito complessivo, ai fini del calcolo dell’Irpef e delle relative addizionali, fino ad un massimo di 1032,91 euro annui. L’Offerta versata entro il 31 dicembre di ciascun anno può essere quindi indicata tra gli oneri deducibili nella dichiarazione dei redditi da presentare l’anno seguente. Conservare la ricevuta del versamento.
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