“Sorella acqua”, incontro del settore adulti di AC della Diocesi di Matera – Irsina

Si è svolto nella suggestiva cornice dei Sassi di Matera, l’11 marzo scorso, un interessante e creativo incontro del settore adulti di AC della diocesi di Matera – Irsina dal titolo “Sorella acqua”, un momento di formazione che ha unito l’arte alla Parola di Dio. Lo slogan scelto dall’AC richiama il frate di Assisi, che fu un cantore straordinario dell’acqua, da lui definita “sorella umile, preziosa et cast".

L’acqua è per l’uomo un dono prezioso, elemento essenziale per la vita, ma anche segno espressivo del sacro, elemento simbolico ricorrente nella Bibbia. L’incontro si è svolto visitando alcune chiese rupestri, Santa Maria de Idris, Santa Lucia alle Malve e San Pietro Caveoso. Le riflessioni artistiche sono state tenute da Marco Pelosi, Vice direttore del Museo diocesano, quelle bibliche da don Pasquale Giordano, vicario episcopale per la catechesi.

I Sassi, nella loro storia millenaria in costante dialogo con l’elemento “acqua”, sono stati l’ambiente ideale per la trattazione di questo tema, in quanto Matera è una città scavata e modellata dall’acqua, ricca di palombari e cisterne. Come ci ha illustrato Marco Pelosi, è proprio la ricerca dell’acqua, sin dai tempi preistorici, che ha spinto gli uomini del territorio materano, data la sua natura calcarea, ad ingegnarsi per recuperarla, per canalizzare le acque piovane e raccoglierle in vasche da utilizzare nel momento del bisogno. Intorno alla cisterne sorsero case rupestri, grotte abitate da contadini o pastori con stalle, magazzini, depositi per derrate alimentari, che diedero vita ad un interessante complesso urbanistico.

Il nostro incontro ha avuto inizio in piazzetta Pascoli, davanti alla goccia di Kenjiro Azuma, un’opera che rappresenta il ciclo perenne della vita umana, paragonabile al ciclo dell’acqua, che prima è goccia e bagna la terra, poi evapora e torna a ricadere sulla terra. Il nostro tour è proseguito verso la chiesa rupestre di Santa Maria de Idris, stupenda e suggestiva, che sorge su uno sperone roccioso. Il nome “Idris” deriva quasi sicuramente dal greco “Odigitria”, “colei che mostra la via”, così infatti veniva chiamata la Vergine Maria a Costantinopoli oppure fa riferimento all’acqua che sgorgava da quella roccia. Sull’altare una Madonna con il bambino risalente al XVII secolo, sulla destra un affresco di sant’Eustachio, patrono della città. Terza tappa del nostro itinerario la chiesetta di Santa Lucia alle Malve, anch’essa scavata nella roccia intorno all’VIII secolo e sede del primo insediamento monastico femminile dell’ordine benedettino. Infine, abbiamo visitato la chiesa di san Pietro Caveoso, anch’essa arricchita da pregevoli opere artistiche, il polittico del 1540 raffigurante la Madonna con il bambino tra i santi Pietro e Paolo, la predella raffigurante l’Ultima Cena, il fonte battesimale del XIII secolo decorato con bassorilievi. Qui si è tenuta la catechesi sull’acqua a cura di don Pasquale Giordano.

La Bibbia, ha esordito don Pasquale, può essere raccontata anche come una storia dell’acqua, infatti si apre con queste parole: “lo spirito di Dio aleggiava sulle acque” e si chiude nell’ultimo capitolo dell’Apocalisse con il riferimento al fiume dell’acqua della vita, limpido come cristallo. L’acqua, ha osservato don Pasquale, dà la morte ma anche la vita. Frequenti sono gli episodi biblici in cui è presente questo elemento. Nel diluvio universale, le acque ricoprono la terra e distruggono ogni cosa, ma nello stesso tempo rigenerano e danno inizio ad una nuova vita quando Dio, che è misericordioso, ordina loro di ritirarsi. Nella fuga del popolo di Israele dall’Egitto, le acque del mar Rosso si aprono e consentono agli ebrei di sottrarsi ai carri degli Egiziani che li inseguono, poi si riversano su questi ultimi e li travolgono.

Anche nella vita di Gesù, testimoniata dai Vangeli, molti sono gli eventi legati all’acqua: la trasformazione dell’acqua in vino durante le nozze di Cana, Gesù che cammina sulle acque, la pesca miracolosa, l’incontro con la Samaritana presso il pozzo di Giacobbe, la chiamata dei primi apostoli lungo il mare di Tiberiade. In tutti questi episodi l’acqua assume il valore salvifico di rinascita e pienezza di vita. Molto bella ed eloquente è stata la riflessione conclusiva di don Pasquale sulla mano raffigurata sul battistero che si trova a San Pietro Caveoso: è la mano di Dio che ci libera dal peccato e ci porta alla luce, come la mano dell’ostetrica che porta fuori dal grembo materno il bambino immerso nel liquido amniotico e lo consegna al mondo.

Un incontro davvero ri-generante quello voluto dall’AC diocesana, che sta sperimentando modi nuovi per formarsi, percorrendo la “via della bellezza” che, come diceva papa Benedetto XVI, conduce a Dio. Il grazie dell’Azione Cattolica diocesana a Marco Pelosi per averci fatto “gustare” la bellezza di Matera e a don Pasquale Giordano che è sempre disponibile a spezzare per noi il pane della Parola.

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Domenico Infante

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