L’incessante avvicendarsi dei giorni, dei mesi, degli anni, dei secoli ci ridimensiona nella nostra pretesa di assolutizzare la nostra personale vicenda umana o quella della storia che stiamo vivendo.
Non siamo noi la misura del tempo né siamo noi il principio dell’eternità, siamo solo schegge, frammenti di vita, alla ricerca di senso e di felicità.
Enfatizzare eccessivamente la fine dell’anno o l’inizio di un anno nuovo, fare bilanci e rinnovare propositi è un rituale che lascia il tempo che trova se manca la consapevolezza di essere immersi in un Mistero che ci supera e ci trascende: il Mistero di Dio che guida la storia verso la pienezza di vita, di senso, di felicità.
Siamo schegge impazzite se ci percepiamo assolute, sciolte da qualsiasi legame o relazione d’amore; siamo schegge che insieme, invece, compongono il disegno di una novità sorprendente, che sempre suscita stupore e meraviglia: il disegno di una nuova umanità, liberata dalla schiavitù dell’egoismo e del potere.
Il sapere che tante persone ancora oggi soffrono la fame, la sete, vivono sotto il fuoco incrociato di armi sofisticate che seminano morte o sono vittime di violenza, di sfruttamento e di sopraffazione, certamente addolora e suscita sentimenti di umana solidarietà, ma non è questa la cifra della nostra umanità.
L’indifferenza di molti non può sovvertire il fine ultimo della storia né i tanti progetti che negano il senso dell’umano possono dichiarare la fine dell’umanità.
Dio non è indifferente al destino dell’uomo. Interviene sposando ancora l’umanità.
“Ogni bambino che nasce è segno che Dio non si è stancato degli uomini” (Tagore). Se sono pochi i bambini che nascono nell’Occidente opulento, non mancano germi abbondanti di vita nel mondo povero di mezzi ma ricco di figli.
Solo una lettura miope della storia ci fa intravvedere l’imminenza della fine. Una lettura alla luce della fede ci dà la certezza che l’umanità cammina verso la pienezza, verso un destino di salvezza. La Parola di Dio, infatti, non viene mai meno e Dio, che in Gesù si è fatto uomo, che ha preso con sé la nostra stessa carne, non ritratta il suo favore verso l’umanità.
I progressi accelerati della tecnologia fino al penultimo traguardo dell’intelligenza artificiale – sì, perché ogni traguardo umano è sempre penultimo – sembrano decretare la fine dell’umano, possono costituire, invece, una nuova opportunità, uno stimolo per l’intelligenza a ripensare sé stessa e la vita in riferimento a un fine che è nascosto nel DNA dell’animo umano e che non può essere manipolato.
Siamo solo nella storia, quella che si fa giorno per giorno, quella in cammino nonostante le battute di arresto di una parte dell’umanità. A noi la responsabilità che sia un cammino orientato al Bene so
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