Il card. Bassetti, alla fine della terza giornata di lavori a Taranto, ha descritto la Settimana sociale come una “ripartenza” della Chiesa italiana con i giovani, che hanno firmato il “Manifesto dell’alleanza”. Nel dibattito della terza giornata il tema della “cittadinanza attiva” e dell’impegno dal basso si è incrociato con quello del confronto istituzionale e delle richieste alla politica.
“La Chiesa italiana è coraggiosa a ripartire con la scelta dei giovani”. Lo ha detto il card. Gualtiero Bassetti, arcivescovo di Perugia-Città della Pieve e presidente della Cei, ringraziando i giornalisti che stanno seguendo la Settimana sociale di Taranto, giunta alla terza e penultima giornata di lavori. “Questa Settimana sociale – ha detto il cardinale – è un grande evento, non perché sia sostanzialmente diversa dalle altre che l’anno preceduta, ma per le circostanze in cui è avvenuta, nel contesto di una pandemia le cui conseguenze si sono molto attenuate. È stato un grande atto di coraggio, ritrovarci qui tutti insieme”. “In questa Settimana sociale ha prevalso l’elemento giovani”, l’omaggio di Bassetti: “Questo per me è molto importante, perché c’è stato un inverno nella Chiesa, non c’erano bambini, e ora abbiamo riaperto le chiese al culto”. Di qui l’importanza del fatto “che la Chiesa in Italia riparta con un evento di questo tipo: il lavoro, la famiglia, l’economia sono fondamentali per la vita delle persone”.
“La Chiesa italiana è stata coraggiosa a ripartire con la scelta dei giovani – ha affermato il presidente della Cei – che può sembrare uno slogan ma sono veramente la speranza della Chiesa, perché chi ha speranza ha la capacità di anticipare il futuro ad ora. E questa speranza si sta attuando in progetti concreti”.
“La speranza cammina sulle gambe dei giovani”, ha aggiunto mons. Filippo Santoro, vescovo di Taranto, lodando la loro “capacità di interpretare i problemi, dare risposte, creare un’alleanza” ed esprimendo “gratitudine a loro e a tutti”. “Taranto, dall’essere un caso, diventa un modello”, ha affermato il presule: “La Chiesa italiana c’è, entra in azione, si sporca le mani, ci mette il cuore”.
“Un esperimento politico di comunità che si costruisce giorno per giorno”.
È il “Manifesto dell’Alleanza” proposto e firmato dai giovani durante la terza giornata dei lavori, che ha visto incrociarsi il tema della “cittadinanza attiva” e dell’impegno dal basso con quello del confronto istituzionale e delle richieste alla politica. Alla 49ª Settimana sociale dei cattolici italiani, spiegano i giovani, “abbiamo deciso di proporre un modello di condivisione, di cooperazione e discernimento collettivo che ci permetta insieme di rigenerare e condividere i rischi della transizione”. Nel dettaglio, il manifesto vuole essere un messaggio di speranza “che si basa su impegni concreti di alleanze per la transizione ecologica, economica e sociale integrale, speranza e impegni che ci fanno riscoprire fratelli e sorelle”. Per il dopo-Taranto, i giovani propongono di declinare quattro “verbi dell’alleanza, che all’unisono mantengono viva la chiamata all’alleanza: seminare e dare testimonianza, continuando a lavorare sulle alleanze create; accompagnare e moltiplicare, promuovendo la nascita di nuove alleanze e svolgendo un ruolo di coordinamento e supporto; incontrare, accogliere ed ascoltare, continuando a mantenere viva la rete di giovani; annunciare, promuovendo la partecipazione di altri giovani tramite iniziative puntuali nel tempo capaci di coinvolgere ed entusiasmare, dando visibilità al lavoro dell’alleanza”.
“Non è più accettabile uno sviluppo senza giustizia o una crescita senza diritti”.
Ne è convinto il presidente del Parlamento europeo, David Sassoli, che ha inviato alla platea del Palamazzola un messaggio. “Se la sostenibilità è la sintesi e l’orizzonte comune del nostro agire, il Green Deal e il Next Generation EU rappresentano la traduzione concreta dell’impegno europeo verso l’ambiente e le generazioni future”, la tesi di Sassoli, secondo il quale . questi provvedimenti “delineano un cambio di paradigma che non è solo economico e sociale ma anche culturale”. Per il commissario europeo per l’Economia, Paolo Gentiloni, che ha inviato un videomessaggio,
“non possiamo rispondere a problemi globali con risposte locali. Di fronte a problemi comuni dobbiamo rispondere con responsabilità comuni”.
Il Next Generation Eu, la tesi del commissario europeo, “può essere un’occasione di rilanciare la crescita e renderla più sostenuta e più sostenibile”. “Entro fine mese convocherò un tavolo con le parti sociali e tutti i soggetti responsabili del lavoro per ragionare su
un accordo-quadro sullo smart working”.
Lo ha annunciato al migliaio di delegati riuniti a Taranto il Ministro per il lavoro e le politiche sociali, Andrea Orlando. “Come si garantisce il livello di sicurezza in quello che diventa un luogo di lavoro; come si garantisce il diritto alla disconnessione, per evitare forme di sfruttamento; come si garantiscono i beni che si fanno circolare col lavoro da remoto, individuando chi debba rispondere dei dati diffusi”. Questi, in sintesi, i tre punti principali su cui si discuterà di smart working, “che certamente registrerà livelli più bassi rispetto a quelli riscontrati nella pandemia, ma più alti di prima”.
“Non ci basta la responsabilità sociale dell’impresa, vogliamo andare verso una responsabilità civile dell’impresa, quella che spinge l’impresa a porre azioni nella direzione della sostenibilità”.
A lanciare la provocazione è stato Stefano Zamagni, presidente della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali. Altra “ipocrisia” da mettere al bando, per l’economista, è quella relativa al principio della sussidiarietà: “tutti la vogliono a parole, ma nei fatti nessuno la applica”.
Di M.Michela Nicolais dal sito del SIR del 23 ottobre 2021
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