Sono stati quindici i tavoli di lavoro che si sono costituiti all’indomani dell’Appello alle donne e agli uomini animati dalla speranza lanciato il 23 aprile 2022 a Potenza dalla Consulta regionale delle aggregazioni laicali di Basilicata per sollecitare la ripresa di una responsabilità comune rispetto al futuro della nostra regione.
L’appello non è caduto invano se si considerano l’interesse e la partecipazione emersi nei dialoghi intessuti per un anno intero su temi che sono andati dall’ecologia alla sanità, dalla cultura al lavoro, dal malessere dei giovani alla emarginazione delle donne.
L’ascolto e il confronto hanno coinvolto mondo laico e cattolico secondo lo stile sinodale, quello cioè del camminare insieme: i momenti di dialogo si sono svolti in diversi comuni della regione, privilegiando anche nella scelta della sede i luoghi pubblici della società civile.
Il tema della sanità regionale con le sue criticità è quello che ha richiamato la maggiore attenzione, ma anche i problemi legati al mondo della comunicazione e a quello della scuola e dell’educazione hanno avuto il loro spazio di approfondimento.
Nell’aprire i lavori mons. Salvatore Ligorio, arcivescovo metropolita di Potenza-Muro Lucano-Marsico Nuovo nonché presidente della Conferenza episcopale di Basilicata, ha richiamato il valore del metodo adottato, quello del discernimento “per scrutare i segni dei tempi e lasciarsi interpellare dalle vicende della storia”.
La presentazione del Documento di sintesi dal titolo “Segni di speranza, costruttori di futuro“, è stato affidata al Prof. Lindo Monaco, presidente della CRAL (Consulta regionale delle aggregazioni laicali), l’organismo che riunisce i rappresentanti delle associazioni, movimenti e gruppi ecclesiali di apostolato dei laici, tanto a carattere nazionale che locale.
A conclusione dell’incontro Mons. Vincenzo Orofino, vescovo della Diocesi di Tursi-Lagonegro e Delegato per il laicato, ha sottolineato come questo documento, frutto dell’ascolto e dello sguardo alla realtà regionale, non vada letto come un progetto o una posizione di parte, quanto piuttosto come traccia per un lavoro che si desidera continuare insieme a tutte le persone di buona volontà, quelle che mons. Ligorio ama definire i “cercatori di Dio”.
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