Scarp de’ tenis: dall’Amazzonia alle periferie italiane
“La mia Amazzonia”. Il titolo richiama il famoso romanzo di Karen Blixen, dal quale era stato tratto il film La mia Africa. Il numero di febbraio di “Scarp de’ tenis” racconta la storia di Emanuela Evangelista, la biologa romana che, per studiare la lontra gigante, animale in via di estinzione, si è trasferita in Amazzonia, per brevi periodi, poi, complice l’amore si è stabilita lì, in un villaggio di quindici famiglie, a 48 ore di navigazione dalla città più̀ vicina, Manaus. Ha fondato una onlus, ha scritto un libro che si è aggiudicato il Campiello Natura e a Scarp dice: “Cambiamo il modello di sviluppo per non perdere uno dei polmoni della terra”.
Il giornale, in vendita sulla piattaforma shop.scarpdetenis.it e in strada e davanti alle parrocchie per tutto il mese di febbraio, propone inoltre una lunga inchiesta sulle periferie dimenticate delle grandi città: Scampia, Librino, Caivano, Quarto Oggiaro, Corvetto, che, facilmente, vengono etichettati come ghetti, zone malfamate, degradate, addirittura banlieue. “La vita in questi quartieri – scrive il direttore del mensile, Stefano Lampertico – non è semplice. Ci sono problemi di convivenza, inutile negarlo. Ma, come dice don Massimo Mapelli, prete da sempre impegnato nelle battaglie a difesa dei più poveri, ‘non si può pensare di investire solo in repressione, bisogna prevenire, e per questo è necessario aumentare i presidi educativi sul territorio in modo capillare’”.
All’interno tante altre storie. La figlia Alberta, in una lunga intervista, apre il libro dei ricordi e racconta la figura di suo padre Franco Basaglia. Da Roma la storia del cinema Delle Provincie, uno degli ultimi presidi di cinematografia di qualità. E poi il laboratorio di sartoria Taivè, l’Officina delle Variazioni, il progetto Connect Me Too e tanto altro ancora.