Sì, in epoca paleocristiana non c’erano le certezze teologiche di oggi e, mentre spiriti grandi cercavano di esprimere in termini umani il mistero di Dio fatto uomo, le diverse correnti di pensiero minacciavano l’unità della Chiesa.
Tra le tesi divergenti ci fu ad un certo punto quella di Nestorio, patriarca di Costantinopoli, che si opponeva a quella di Cirillo, vescovo di Alessandria: rispettivamente contro e a favore dell’unione della doppia natura umano-divina nell’unica persona di Gesù Cristo. Mentre la disputa diventava più violenta, Cirillo rappresentò preoccupato la questione a papa Celestino I (422-432) e all’imperatore Teodosio II, spingendo quest’ultimo a convocare un Concilio perché mettesse pace nella cristianità intera. Era il 431 e si riunirono a Efeso tutti i 200 vescovi metropoliti residenti all’interno dei confini dell’Impero Romano. Queste le conclusioni del Concilio:
[…] il nostro Signore Gesù, Figlio unigenito di Dio, è perfetto Dio e perfetto uomo, [composto] di anima razionale e di corpo; generato dal Padre prima dei secoli secondo la divinità e nato, per noi e per la nostra salvezza, dalla vergine Maria secondo l’umanità; consostanziale al Padre secondo la divinità, consostanziale a noi secondo l’umanità, essendo avvenuta l’unione delle due nature. Perciò noi confessiamo un solo Cristo, un solo Figlio, un solo Signore.
Essendo Cristo Dio ed essendo Maria Madre di Cristo, Maria è anche Madre di Dio.
Questo l’altro oggetto di dibattito prima e durante il Concilio: da un lato Cirillo per cui Maria era “Madre di Dio”, “Theotókos”, perché partoriva il Verbo di Dio che con lei veniva associato alla natura umana, dall’altro Nestorio per cui Maria era solo madre di Cristo-uomo, “Christotócos”, o al più “Theodócos”, “accoglitrice di Dio”, considerando Cristo un uomo a cui si aggiungeva anche l’attributo divino.
Il primo dell’anno: già nella tradizione antica una festa mariana
Se già si era andato affermando l’uso di festeggiare la “maternità di Maria” in una domenica di ottobre, fu papa Pio XI, a 1500 anni dalla promulgazione del dogma, nel 1931, ad istituire la festa di “Maria Madre di Dio”, con l’Enciclica “Lux veritatis”, e a fissarla all’11 ottobre, il giorno in cui si concludeva il Concilio di Efeso. La stessa data in cui papa S. Giovanni XXIII nel 1962 volle iniziare il Concilio Ecumenico Vaticano II.
Fu poi la riforma del Calendario Romano (1969) che portò a festeggiare Maria Madre di Dio nell’ultimo giorno dell’ottava di Natale, il primo gennaio.
Il primo gennaio era un giorno a connotazione mariana già nella Chiesa paleocristiana: quando nel foro romano fu eretta la chiesa di Santa Maria Antiqua (VI sec.) si era diffusa – tra l’altro, per soppiantare la festa pagana delle “strenne” – la tradizione di festeggiare in questa giornata il “Natale di Maria”.
Era la prima festa mariana comparsa nella Chiesa occidentale. Inoltre, era previsto che in quel giorno, ottavo di Natale, si proclamasse il vangelo che raccontava dell’ottavo giorno della vita di Gesù: la circoncisione e l’imposizione del nome “Gesù”, alla lettera “Dio che salva”.
Ecco la scelta di fissare la solennità di Maria Madre di Dio in questo giorno.
E così comprendere meglio il mistero del Natale il cui protagonista è Dio e non solo un bambino.
Oggi, inoltre, viene celebrato Cristo come principe della pace, il maggior bene che possiamo augurarci per il nuovo anno: Capodanno è dal 1968, per volere di papa S. Paolo VI “Giornata Mondiale della Pace”, quest’anno giunta alla 58^ edizione (e celebrata ogni 31 dicembre con una marcia per pace, a Pesaro ieri sera, a Matera il 31/12/2018) e connotata dal tema “Rimetti a noi i nostri debiti, concedici la tua pace”.
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