Ogni anno, all’approssimarsi del 27 settembre, in tutto il mondo un piccolo esercito di uomini – pochi, a dire il vero – e donne si mette in movimento per onorare con il ricordo e la preghiera la memoria liturgica del proprio santo fondatore. Sono i Volontari Vincenziani, eredi del carisma del grande S. Vincenzo de’ Paoli (1581-1660), il presbitero francese che ha rivoluzionato il concetto di assistenza ai poveri, parlando per la prima volta di ‘carità organizzata’ e chiedendo alle ‘Dame della Carita’ di farsi ‘Serve dei poveri’.
Gli inizi
Era il 20 agosto del 1617 quando Vincent de Paul, parroco di Chatillon-les-Dombes (oggi Chatillon-sur-Chalaronne), nei pressi di Lione, in procinto di celebrare la messa domenicale, ricevette da una pia donna l’accorato appello perché si soccorresse una famiglia sorpresa nella più assoluta miseria. Al suo discorso infervorato dal pulpito risposero in tanti, ma Vincenzo capì subito che, per essere efficace, quella moltitudine di donne desiderose di sollevare dall’indigenza un’intera famiglia doveva essere organizzata in piccoli gruppi: nacquero così le prime “Carità”, gruppi organizzati per l’assistenza spirituale e materiale degli indigenti, che pochi giorni dopo quel primo intervento formarono la ‘Compagnia delle Carità’, primo nucleo di quella che, quattro secoli dopo, sarebbe diventata la ‘Associazione internazionale delle Carità’.
Dalle Carità all‘Associazione internazionale delle Carità
Sull’esempio di quanto fatto da Vincenzo de’ Paoli e dalla sua collaboratrice Luisa di Marillac, le ‘Carità’ proliferarono ben presto in tutta la Francia, nel resto d’Europa e fuori dell’Europa stessa.
La rivoluzione di Vincenzo ha alla base solo il Vangelo: una ‘visione’ che ha dato i suoi frutti potenti e duraturi nel tempo, se ancora oggi, dopo oltre 400 anni, la Famiglia Vincenziana è presente in tutto il mondo, con congregazioni religiose e associazioni laiche: una comunità di più di due milioni di persone. Un grande albero con tanti rami.
Uno di questi rami è la ‘Associazione internazionale delle Carità’ (A.I.C.), costituita nel 1971, con sede in Belgio, sulla base della primitiva ‘Compagnia delle Carità’ del 1617.
Già riconosciuta dalla Santa Sede, dotata di una identità civile e di una identità ecclesiale, essa riunisce oggi 56 associazioni nazionali, presenti in Europa, America del Nord, America latina, Asia e Africa, con oltre 100.000 volontari, prevalentemente donne.
Essa rappresenta la più antica associazione laica nella storia del volontariato.
I Gruppi di Volontariato Vincenziano
In Italia, l’Associazione internazionale delle Carità opera attraverso i Gruppi di Volontariato Vincenziano (G.V.V.), organizzati e coordinati tra loro in strutture articolate a livello cittadino, regionale e nazionale.
Oggi, nel linguaggio burocratico, in maniera più asettica, i G.V.V. vengono annoverati fra le tante ODV (Organizzazioni di Volontariato) operanti nel Terzo Settore, regolamentate da norme stringenti che ne delimitano obiettivi, funzioni e responsabilità, con un assetto giuridico e amministrativo volto a garantire trasparenza ed operatività, in difficile equilibrio tra fredda burocrazia e atti di pura carità, che spesso trascendono ogni regola imposta per affermare il solo gesto concreto di vicinanza agli ultimi.
Fondamentale per S. Vincenzo è l’incontro dei poveri nel loro ambiente di vita e la loro promozione umana e sociale.
Non è necessario imbattersi in casi eclatanti di bisogni. A volte è la ‘normalità’ degli indigenti a imporsi all’attenzione e ad imprimersi nella coscienza di chi ascolta.
Lo straniero, ma anche l’italiano, rifiutato e accettato a fasi alterne, finanche dai propri familiari, fa di questa sua condizione la ‘normalità’ della sua vita. Come la giovane madre di famiglia costretta, nella sua grave invalidità, a vivere in condizioni inaccettabili e arresa infine alla sua stessa malattia con il solo desiderio ‘normale’ di non separarsi dal compagno di una vita.
Georgiane, ucraine, nigeriani… per ognuno, una storia di abbandono, di lontananza, di riscatto. Solidali nella loro precarietà. Affidati solo al loro coraggio e alla nostra piccola mano tesa a regalare loro un sorriso e una speranza.
Il volontariato vincenziano a Matera
A Matera le volontarie vincenziane sono presenti da oltre un secolo.
Oggi contano 43 associate e 16 “non associate” (simpatizzanti, che operano accanto alle “vincenziane” associate), distribuite in 5 parrocchie, ma non più tutte operative a tempo pieno per problemi di salute, di famiglia e soprattutto… di età.
È un’associazione che opera nel silenzio, occupandosi di bisogni non solo materiali ma anche morali, educativi e spirituali, attraverso visite a domicilio, rapporti con le istituzioni, collaborazione con i servizi sociali e in piena sintonia con le Caritas parrocchiali.
Nonostante le difficoltà che, come altre associazioni oggi, attraversa, essa è ancora vitale ed indispensabile sul territorio, impegnando nel servizio giovani e meno giovani, donne e uomini. Un servizio ‘organizzato’ in tempi, spazi e risorse, secondo la prima intuizione di carità di san Vincenzo de’ Paoli.
A S. Vincenzo de’ Paoli è intitolata la parrocchia de La Martella. Da sempre, il parroco, don Gianpaolo Grieco, in prossimità della memoria liturgica del Santo, il 27 settembre, è impegnato attivamente nell’organizzazione di iniziative ed eventi che possano fare amare la figura del santo protettore del borgo.
Nella celebrazione conclusiva della ricorrenza odierna, le volontarie vincenziane rinnovano il loro atto d’impegno e accompagnano l’atto d’impegno di nuove consorelle che entrano a far parte dell’Associazione.
Sarà così anche oggi a La Martella. E inoltre una volontaria già attiva nel Gruppo parrocchiale e in altre mansioni a livello ecclesiale, accolta dalle consorelle più avanti negli anni, pronuncerà il suo atto d’impegno, consapevole dei sacrifici ma anche dei benefici che questa scelta apporterà alla sua vita.
Di S. Vincenzo è stato scritto:
non è stato l’amore degli uomini che l’ha condotto alla santità, ma la santità che l’ha reso veramente ed efficacemente caritatevole.
Henri Bremond (1865 – 1933), religioso gesuita, storico e critico letterario francese
Sia per noi spunto di riflessione, motivazione e sprone a proseguire sulla strada, mai facile, dell’audace carità del nostro santo fondatore.
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