Siamo per le strade di Lisbona per la GMG e incontriamo un vescovo dell’Oceania (Diocesi di Broken Bay). Ci chiede da dove veniamo (la sua famiglia, lo scopriamo dopo, era nativa di Lipari) e ci chiede anche chi è il patrono della Basilicata. Alla nostra risposta: “La Madonna di Viggiano, regina delle genti lucane”, lui controbatte: “S. Rocco!”. Sì il 70% di città e paesi presentano sue attestazioni cultuali e più di cinquanta sono le chiese e le cappelle espressamente dedicate a lui. Origini sicule o meno, ci siamo stupiti di questa conoscenza che il vescovo aveva.
E così non ci possiamo esimere dal dedicare un articolo ai festeggiamenti che in cinque paesi della Basilicata stanno già avendo luogo in questi giorni e culminano nel giorno 16, memoria di S. Rocco di Montpellier, eletto patrono dei nostri centri man mano che gli stessi venivano liberati dal morbo della peste.
Pisticci: riscoprire i tempi che furono per vivere a pieno l’oggi
a cura di Roberto Grossi
(con preziose foto storiche)
Le origini nella peste
Il culto per San Rocco comincia a Pisticci nel 1656 quando ci fu una terribile pestilenza in tutto il Regno di Napoli. Grazie a un sistema di quarantena che prevedeva una degenza di 40 giorni per tutti quelli che venissero da fuori nella Torre dell’Accio, verso Bernalda, lungo il Basento, il centro non ebbe nessun contagio.
Così, i pisticcesi decisero di eleggere San Rocco come loro protettore.
L’antica protettrice di Pisticci era la Vergine del Crocifisso che veniva festeggiata il 15 agosto. Si trovarono due giorni di festa l’uno di seguito all’altro per i due protettori: 15 e16 agosto.
C’era già una statua di S. Rocco, a Pisticci, nella Chiesa del Purgatorio. Racconta il cronista Paolo d’Avenia in quegli anni che l’allora signore di Pisticci, il Conte don Luisio de Caldenas aveva una predilezione per i frati del convento francescano e a questo convento donò questa statua, togliendo ai preti diocesani la statua e l’organizzazione festa.
A quel punto vi fu una rivolta popolare e, a seguire, una raccolta di offerte curata dal maestro Paolo Favale (o Fanale) con cui fu acquistata una statua che arrivò il 16 agosto, non sappiamo se già nel 1657 o qualche anno dopo.
A ricordo dell’elevazione di S. Rocco a patrono di Pisticci, sulla facciata della chiesa del Purgatorio – l’antica chiesetta su cui oggi sorge la chiesa di S. Rocco – nel 1656 fu posta una lapide.
Poi nel corso del tempo fu aggiunto un altro compatrono, S. Vito Martire, festeggiato il 17 agosto.
L’architetto Bruno Ernesto La Padula progetta la chiesa di S. Rocco
Problemi idrogeologici dovuti alla presenza di una falda sotto la chiesa del Purgatorio fecero sì che la si demolisse per dar spazio negli anni ’30 del secolo scorso all’attuale chiesa di San Rocco.
È bello ricordare che ciascuno offriva quello che poteva: denaro, giornate di lavoro, materiale. Ognuno secondo le proprie disponibilità. Il progetto fu di Bruno Ernesto La Padula, grande architetto pisticcese che, tra le altre cose, ha progettato il Colosseo Quadrato che si trova a Roma, nel quartiere dell’EUR,.
I festeggiamenti: ieri e oggi
I festeggiamenti sono rimasti pressoché invariati nel tempo: da sempre si tengono le processioni mattutine per tutti e tre i protettori. Quella con il percorso più lungo è in onore di S. Rocco, oggi ancora più estesa rispetto ad un tempo – procede per oltre 12 ore – perché la città è cresciuta: ci sono nuove strade e nuovi quartieri in cui far snodare la processione.
Un tempo era invece più frequentata, come possiamo immaginare: ricorda ancora oggi qualche anziano che alla processione di S. Rocco partecipavano tanti fedeli che in alcuni punti della città si incrociava con se stessa. Partecipavano moltissime donne scalze e con capelli sciolti, portando delle ceste con foglie di basilico e degli ex voto in argento o cartapesta che rappresentavano la parte del corpo guarita per intercessione del santo o anche l’intero proprio corpo, ad esempio in caso di scampato pericolo.
Dietro la statua del santo procedevano i muli caricati con dei sacchi di grano o di paglia che venivano offerti al santo. Un’altra particolarità: le offerte in denaro o in monili d’oro attaccate su nastri o fermate con degli spilli sul mantello di Rocco. L’unica parte della statua che rimaneva scoperta era la testa. Due giorni dopo, il 18, il fedele che aveva apposto dei preziosi alla statua li andava a riscattare, valutati secondo il valore dell’oro di quel giorno.
Le pacchiane sono Nunziata Fanuzzi (sinistra) e Maria Celeste Passarella (a destra; ph. Caruso).
La sera del 15 agosto, un’altra statua di S. Rocco veniva posta su una carrozza e portata all’Abbazia di S. Maria del Casale, ove rimaneva sino alla sera del 16 agosto. Allora, veniva addobbato un grande carro trionfale, quello che tuttora si utilizza, trainato da buoi, preceduti da muli e cavalli bardati a festa e cavalcati dai proprietari, insieme ai notabili che disponevano di una carrozza e procedevano dinanzi al carro.
Si faceva un’asta per il traino del carro. I vincitori erano coloro che poi guidavano il carro: tutti proprietari terrieri che quindi con gli animali avevano destrezza.
Siccome la processione con il santo, come si diceva, si è allungata di parecchio, finisce circa a mezzanotte; il transito del carro è stato trasferito al 17. E per ragioni di sicurezza la quantità di cavalli si è ridotta.
Non mancavano mai le bande che accompagnavano la processione di S. Rocco e il percorso del carro con la musica: alle due bande di Pisticci si affiancavano spesso le bande pugliesi.
Negli ultimi anni si sono aggiunti cantanti di musica leggera che chiudono le festività il 18 agosto. Quest’anno, nell’Anfiteatro “La Salsa”, si esibiranno Federica Carta e Shade.
a cura di Angelo D’Onofrio
“S. Rocco di Pisticci. Storia, culto e devozione” è l’ultima delle opere del prof. Giuseppe Coniglio, storico locale pisticcese. Un’opera che viene a colmare un vuoto storiografico sulla figura di San Rocco, sulla sua storia, sul suo culto, sulla sua devozione a Pisticci e sul sul comitato. Arricchisce il tutto una carrellata di significative foto storiche. Un culto ed una devozione intatti da oltre tre secoli in buona parte della Basilicata, che nasce come protezione dalla peste che si diffuse nel Seicento nel Regno di Napoli.
Secondo la storiografia corrente, il culto per il santo taumaturgo di Montpellier si sviluppò a partire dal 1656, su iniziativa del conte De Cardenas, feudatario di Pisticci. Un culto che soppiantò quello per la Vergine, protettrice primaria di Pisticci. I pisticcesi, infatti, attribuirono lo scampato pericolo della peste all’intercessione del Santo. Il patronato di San Rocco a Pisticci è stato anche nei secoli strumentalizzato ed utilizzato a scopi politici e sociali. La sua protezione assicurava dignità e sicurezza alla popolazione. Ma il culto per San Rocco è stato propagato sin dal secolo scorso anche a New York e Toronto.
Attualmente la festa è promossa e organizzata da un’Associazione, ma nei secoli è stata affidata ad un Comitato di laici. Nino Sinisi è stato il presidente più longevo, dal 1959 al 1965. Le feste patronali da lui organizzate sono ricordate ancora oggi. Da qualche anno si sono costituite l’Associazione Portatori e quelle dei Cavalieri, a corredo dei festeggiamenti.
Un’opera, quella del prof. Coniglio, presentata lo scorso 7 agosto al popolo pisticcese in Chiesa Madre alla presenza, oltreché del parroco don Rosario Manco, del sindaco dott. Domenico Albano e di alcuni assessori (Alessandra Ruvo e Rocco Negro), attraverso gli interventi dei prof. Dino D’Angella e Giuseppina Lo Massaro. Un’opera da cui partire per nuovi e interessanti studi sulla figura di San Rocco e del suo culto e devozione a Pisticci ed in Basilicata.
a cura di Angelo D’Onofrio
Diffondere il culto e la devozione di San Rocco alle nuove generazioni: è questo il senso dell’ultima iniziativa lanciata per il 2023 dall’Associazione Feste Patronali, accanto alla “San Rocco dei piccoli”, lanciata lo scorso anno e ripetuta quest’anno con successo.
Il progetto, rivolto alle Scuole Medie, è iniziato nello scorso mese di dicembre. Le coordinatrici sono state le proff. Stella Calandriello e Dolores Troiano, in collaborazione con la Parrocchia dei Santi Pietro e Paolo e l’Associazione Feste Patronali. I prodotti finali del progetto sono stati presentati in un’iniziativa pubblica, alla presenza di don Rosario Manco e delle autorità, nonché della Dirigente dott. Di Bello. Disegni, poesie, ricerche con interviste a parenti anziani, preghiere, canti e litanie. L’iniziativa segue quella di pochi anni addietro che coinvolse sempre le scuole del territorio, con la diffusione tra gli studenti di un fumetto sulla vita del Santo.
Emerge dal progetto quanto la Festa sia cambiata negli anni, da agricola a civile. Ma è stato interessante proprio riscoprire la festa di un tempo, fatta di religiosità popolare e devozione autentica. Un’iniziativa, quella voluta dall’Associazione Feste, che sarà ripetuta negli anni ed estesa a tutto il territorio pisticcese.
Il coinvolgimento e l’entusiasmo dei ragazzi sono stati evidenti. Una proposta culturale che va sviluppata e potenziata, proprio a partire dal passato per perpetuare il culto del Santo nel futuro.
Diverse le idee in cantiere da parte dell’Associazione Feste per far conoscere San Rocco anche fuori dal contesto locale.
Di seguito il programma della festa ormai alle porte e a seguire il testo del messaggio del parroco don Rosario Manco alla cittadinanza e del sindaco dott. Domenico Albano.
L’edizione pisticcese 2023
don Rosario Manco
Carissimi fratelli e sorelle,
è stato messo in campo già da un anno il programma delle feste patronali del 2023, ormai prossime. Durante quest’anno di programmazione, abbiamo fatto numerose riflessioni sulla realtà che stiamo vivendo dopo il Covid: la ripresa dopo la pandemia; la guerra in Ucraina che preoccupa l’Europa, minando la stabilità della pace e – in modo particolare – esasperando un intero popolo, quello ucraino; a questo si va ad aggiungere il terribile terremoto in Siria e in Turchia che ha causato tanta sofferenza, accrescendo la povertà di queste popolazioni. Tutte queste situazioni verificatesi nel corso di questo anno hanno causato una forte crisi economica che si ripercuote su ogni attività e di conseguenza sulla vita delle famiglie. Vorrei iniziare la Novena al nostro Santo Patrono, San Rocco, con questa particolare intenzione: la pace.
Vorrei ringraziare in primis l’associazione Feste Patronali San Rocco – Pisticci per la disponibilità ma soprattutto per il tempo, impiegato volontariamente, per la realizzazione e la buona riuscita di questa edizione delle feste patronali. Ringrazio tutti i confratelli sacerdoti che a vario titolo hanno collaborato nei vari momenti della festa favorendo una crescita spirituale e di identità territoriale per l’intera comunità pisticcese. Ringrazio il sindaco, dott. Domenico Albano, e tutta l’amministrazione comunale per la loro presenza e vicinanza nei giorni di festa. Ringrazio tutte quelle attività del territorio e non che – secondo la loro possibilità – hanno contribuito alla messa in atto del programma previsto. Il principale ringraziamento però va tutto il popolo pisticcese, che ogni anno dimostra la sua fede e la sua devozione al Santo patrono, tramandando questo legame alle nuove generazioni.
Proprio guardando a queste ultime, al mondo dei più giovani, abbiamo realizzato quest’anno con l’Istituto Comprensivo “San Pio da Pietrelcina”, un progetto culturale che ha avuto come tema proprio il trasmettere e far conoscere ai più piccoli tutte quelle antiche tradizioni che corredano il culto e la festa di San Rocco.
Auguro a tutti voi buone feste.
Che la Beata Vergine Maria Assunta, San Rocco e San Vito ci accompagnino sempre nel nostro cammino di santità.
Vi benedico, don Rosario.
dott. Domenico Albano
Cari concittadini,
anche quest’anno abbiamo il privilegio di vivere la festa patronale in onore del nostro amato San Rocco. In questo momento speciale, in cui è bello sottomettersi all’obbligo misterioso della tradizione, prende forma l’anima collettiva di Pisticci. Passato, presente e futuro si uniscono virtuosamente e i nostri cuori tornano ad intenerirsi e a palpitare insieme, ad essere scaldati dal Santo Pellegrino che secoli fa sconfisse la peste. Ancora una volta, San Rocco ci svela il segreto della vita comunitaria, troppo spesso dimenticato durante i nostri giorni profani. La festa patronale può e deve essere considerata “la festa delle feste”. Un evento complesso, dai molteplici risvolti, che necessita di un lavoro straordinario da parte di coloro che si accollano l’onere di organizzarla.
A costoro rivolgo i miei più sinceri ringraziamenti. Senza di loro non avremmo la festa. Innanzitutto il mio grazie va al Comitato Feste Patronali, che con la consueta grande generosità, ha realizzato anche quest’anno un programma ricco e capace di richiamare fedeli, turisti ed oriundi. Porgo poi il mio grazie ai nostri parroci e sacerdoti, guide e punti di riferimento permanente per la comunità punto a loro è affidata la cura potenziale delle funzioni religiose e dei momenti di spiritualità. Non possiamo infatti dimenticare che la festa patronale è soprattutto un momento di fede individuale e collettiva. La mia gratitudine va, quindi, ai portatori di San Rocco e ai portatori della Madonna delle Grazie, protagonisti principali del momento culmine della festa, quando, con la processione del 16 agosto, la statua del Santo è trasportata per le vie del paese e affidata alla devozione dei fedeli. Un grazie non può non andare alle Forze dell’Ordine, alla Protezione Civile e a tutti coloro che, con abnegazione e professionalità, consentono che l’evento si svolga in sicurezza per tutti. Doveroso è pure ringraziare sin d’ora le istituzioni regionali e provinciali, i sindaci e le altre autorità civili che con la loro presenza hanno onorato ed onoreranno la nostra città in questo giorno speciale. Infine, un grazie e un saluto va a tutti i pisticcesi. Vivano qui o sparsi nel mondo. Nei giorni della festa ci ritroveremo tutti nel luogo natio per rinnovare quella “comunità di sentimento” che nel nome di San Rocco ci mantiene uniti, quale sia il luogo di nostra abituale dimora. Evviva San Rocco!
Completano il servizio su Pisticci, alcune foto storiche messe a disposizione dal dott. Roberto Grossi.
Foto 2: S. Rocco 1956 (ph. Marylin Silverstone, fotoreporter inglese):
Foto 3: i muli che partecipavano carichi di grano offerto al santo alla processione (ph. anonimo).
Ferrandina: Madonna della Croce, S. Rocco e S. Elena
Grottole: Maria SS. Assunta in Cielo e S. Rocco
S.E. Mons. Antonio G. Caiazzo
ai fedeli di Grottole in occasione della festa di S. Rocco
Carissimi sorelle e fratelli di Grottole,
anche quest’anno la nostra Comunità parrocchiale si incontra per celebrare la festa di S. Rocco. Come abbiamo imparato dalla sua vita, il Signore ha dilatato il suo cuore mostrando con le azioni, più che con le parole, l’altruismo e la sua premura per il bene degli altri.
Guardando a S. Rocco impariamo che la fede che professiamo deve diventare vita. Nella sua breve esistenza (morì a 32 anni) ha aperto strade di vita che nel corso della storia continuano ad essere percorse anche da noi a distanza di secoli.
Di solito siamo abituati a rivolgerci a S. Rocco per avere sostegno e aiuto nelle difficoltà, nelle malattie, nei momenti difficili. Dobbiamo osare di più, chiedendo la cosa più importante: imitarlo nelle stesse cose che ha fatto lui a favore degli altri, mettendo noi stessi all’ultimo posto.
S. Rocco ci insegna che essere cristiani significa agire nel nome di Gesù, Maestro e Signore, per essere anche noi santi, con tutti i limiti e le fragilità, dedicandoci ad essere portatori di bene, conforto, salute e salvezza.
Il tempo che stiamo vivendo ci interpella e, con tutte le criticità e paure che stiamo vivendo, ha bisogno di essere attraversato da noi con senso di responsabilità, senza delegare ad altri quanto possiamo fare noi. Come S. Rocco, siamo invitati ad uscire dal qualunquismo religioso, e mostrare concretamente che la fede in Gesù Cristo si mostra nelle scelte che saremo capaci di fare, di fronte a tutta una serie di rivendicazioni che sono esattamente il contrario del Vangelo.
Come S. Rocco, ragazzi, giovani e meno giovani, dobbiamo avere il coraggio di scegliere: o con Cristo o contro Cristo! Voi sapete benissimo che anche S. Rocco, verrà colpito dal contagio della peste. In quel momento è stato guarito interiormente in modo completo, sperimentando di essere amato da Dio.
Sull’esempio di S. Rocco, amiamo la vita e rispettiamola perché è sacra: dal suo concepimento al suo morire naturale. Serviamo la vita, accompagniamola, nutriamola di verità e giustizia, seminando pace tra le nostre famiglie, tra i vicini di casa, nel mondo del lavoro
S. Rocco ci aiuti, in questo tempo travagliato e difficile per molti di voi, per tante famiglie, per la crisi energetica, per la mancanza di lavoro, …, per rilanciare la cultura, recuperando la nostra più autentica umanità. Abbiamo bisogno degli altri, e gli altri hanno bisogno di noi. Insieme abbiamo bisogno di Dio.
Auguro a tutti noi che S. Rocco ci ispiri a riscoprire la vera umanità, la fraternità dal volto nuovo e universale, capace di promuovere la giustizia e la pace.
S. festa a tutti. Vi benedico.
✠ Don Pino, Arcivescovo
don Saverio Susai
Carissimi fedeli, in occasione della prossima Festa Patronale di Maria SS. dell’Assunta e di San Rocco, desidero rivolgere a tutti un pensiero di gratitudine e di speranza:
- di gratitudine al Comitato Feste e per quanti collaborano, con sempre maggiore generosità, alla crescita della nostra Comunità, nonostante le difficoltà del momento;
- di speranza per tutti coloro che, con coraggio, hanno ripreso in mano la propria vita, impegnandosi al servizio del prossimo, nella convinzione che i problemi, i ritardi e le inevitabili disfunzioni non possono frenare il desiderio di migliorare la qualità della vita dell’intera Comunità.
Le feste patronali hanno un altissimo valore simbolico e religioso. La festa in sé deve ispirarsi ai valori della fede, dell’autenticità e dell’essenzialità. La festa Patronale è l’occasione di verificare il proprio cammino di fede e di vita cristiana in un clima di accoglienza e di condivisione. La pietà popolare, crocevia di cultura, liturgia, tradizione e strumento privilegiato di aggregazione e di fede, costituisce per le comunità una ricchezza inestimabile e, attraverso l’osservanza di tempi e spazi rituali, apre la strada alla cosiddetta religione del cuore, autentica adesione di fede alla proposta di Dio.
Oggi, desidero ribadire che, se tutti abbiamo un’idea del Signore – forse costruita dal carattere di ciascuno, dall’esperienza personale e dall’ambiente in cui siamo cresciuti – non è più sufficiente una fede che continua a proiettare su di Lui i nostri bisogni e le nostre attese. Questo modo di vivere la fede è troppo datato e poco ragionato. Guardando all’esempio dei nostri santi Patroni, dobbiamo chiederci: “Chi è il Dio in cui crediamo?” E’ la domanda fondamentale della fede, l’interrogativo che ci costringe a mettere tra parentesi tutto ciò che crediamo di credere, l’invito a conoscere sempre di più quel Dio che Gesù ci racconta nei Vangeli.
Per diventare Comunità di fede viva è importante liberare la testa da vecchie ed asfittiche convinzioni religiose, per imparare ad ascoltare la testimonianza di quanti hanno incontrato Gesù vivo ed hanno trasmesso a noi le loro esperienze; il che significa cercare con costanza, nella nostra vita, quel tesoro nascosto che è la presenza di Dio. Ci aiuti San Rocco per riscoprire l’umanità vera e per rilanciare una fraternità autentica.
Invocando l’intercessione e la benedizione di Maria SS. dell’Assunta e di san Rocco, auguro a tutti, “Buona Festa”.
Il Parroco
Don Saverio Susai
Montescaglioso: il glorioso patrono Rocco e la compatrona Maria SS. Assunta
don Gabriele Chiruzzi
alla comunità montese
Carissime sorelle e carissimi fratelli montesi,
anche quest’anno il Signore ci dona la grazia di rivivere, con sentimenti di fede devozione, la nostra festa patronale. La gratitudine al Signore si impone all’intelligenza poiché con essa noi riconosciamo che la vita, le relazioni, la festa sono realtà che ci vengono concesse come dono e mai come conquista personale. La gratitudine si impone anche al cuore perché, in quanto persone di fede, riconosciamo l’amore che Dio riversa nelle nostre vite come segno di quella paternità che tutti insieme dobbiamo, giorno dopo giorno, tornare a riscoprire.
L’esistenza umana, sempre più defraudata di quella dignità che gli è propria, urge la riscoperta di un rapporto verticale tra Creatore e creatura, tra cielo e terra. È urgente, cioè, tornare a risollevare lo sguardo, ed anche il cuore, dalla terra, e cominciare a scoprire, riconoscere come familiari e gustare le cose del cielo. Questo non significa vivere vite disincarnate ho disconnesse dalla realtà, ma viverle sforzandosi di aggiungere sempre un po’ di cielo a tutte le cose della terra: cose umane, che spesso, proprio perché eccessivamente umane, sfociano nel disumano.
Abbiamo bisogno quindi di guarire da una visione eccessivamente orizzontale e personalistica della vita.
Questa guarigione è fondamentale per incarnare i nostri sentimenti in alvei di amore, di altruismo, di passione sana per le persone e il creato.
Non è forse vero che oggi l’uomo tende sempre più a disumanizzarsi? Togliere valore al proprio corpo, toglierlo a quello degli altri, sminuire il mistero della vita, ucciderla, laddove si lascia prevalere il proprio modo di intendere le relazioni, è questo che accade con sempre maggior frequenza oggi.
Noi facciamo festa perché è già esistito qualcuno che ha saputo “fare della propria vita un capolavoro”: San Rocco! Festeggiare il nostro Santo patrono è tornare a riflettere sul bene che Dio, in Gesù Cristo, può compiere nella vita di ognuno. Rocco di Montpellier ha saputo svestirsi le caratteri di eccessiva umanità per rivestire gli abiti della santità che altro non è che il coraggio e la capacità di inondare ogni angolo della propria esistenza della luce che il Signore ci offre.
Mi auguro che quest’anno possiamo vivere la nostra festa patronale con questa tensione, che si fa preghiera: Gesù aiutaci, per intercessione di San Rocco nostro patrono, a guarire e diventare uomini e donne capaci di vivere relazioni sane, purificata da ogni egoismo, sante, guarite da ogni sorta di distorsione, per essere umanità capace di costruire un futuro ricco di bene, per tutti.
Don Gabriele
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