S. Caterina da Siena: “E’ ora di finirla di stare zitti”!

La ricerca della verità, anche se scomoda, é un dovere civico oltre che precetto del buon cristiano. L’approvazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza ci dà la possibilità di farlo.

E’ importante che, sui passi di Santa Caterina da Siena, oggi 29 aprile 2021, a distanza di 641 anni dalla sua morte, noi tutti e le nuove generazioni, si riconoscano protagonisti della propria storia e del futuro del Mondo. Dobbiamo cercare la verità, anche se scomoda, dobbiamo finirla di delegare ad altri la difesa di questo martoriato Pianeta. E’ ora che il cristiano si svegli, e difenda quello che per noi è il Creato. E chi non lo è, ha lo stesso dovere di difenderlo. Non si tratta di una disputa su chi crede o chi non crede, è un falso problema, ciò che sta accadendo riguarda tutti.

Caterina, di umili origini, durante la sua missione, scrisse a poveri e potenti, a religiosi, condottieri e papi. Le sue Lettere fanno risuonare l’eco appassionato dell’impegno della giovane senese che, in obbedienza all’invito di Cristo, impegna tutte le sue energie per ravvivare la vita della Chiesa e correggerne i costumi e quelli dell’epoca. Legate certamente alle condizioni storiche del tempo, le Lettere sono riconosciute come un’opera di intensa carica spirituale, dottrinale e sociale, ma anche di una attualità dirompente. In una lettera datata intorno alla seconda metà del 1375 Santa Caterina scrive ad un prelato anonimo: “Avete taciuto abbastanza. E’ ora di finirla di stare zitti! Gridate con centomila lingue. Io vedo che a forza di silenzio il mondo è marcito” (S. Caterina da Siena, Lettere, Edizione critica e commento a c. di Antonio Volpato, 2016).

In poche righe esprime un dolore e un impegno per salvare le nostre vite da un mondo definito con un termine che è duro da ascoltare e da accettare: marcito (diventato marcio, andato in putrefazione, guasto, avariato). Una esortazione molto intensa, una denuncia, come diremmo oggi, per vivere la nostra vita nel rispetto di tutto ciò che ci circonda.

Nel leggere le Lettere di Santa Caterina da Siena e quel suo richiamo a salvare il Mondo, il legame con l’Enciclica Laudato Sì è stato naturale. Enciclica che si ispira al Cantico delle creature, composto da San Francesco d’Assisi intorno al 1224. Anche Papa Francesco, ispirato dal Santo e prendendone il nome per il suo Pontificato, ci richiama ad un impegno concreto, quando con un linguaggio attuale, ma non diverso nella sostanza, scrive: “Questa sorella, la nostra casa comune, protesta per il male che le provochiamo, a causa dell’uso irresponsabile e dell’abuso dei beni che Dio ha posto in lei. Siamo cresciuti pensando che eravamo suoi proprietari e dominatori, autorizzati a saccheggiarla. La violenza che c’è nel cuore umano ferito dal peccato si manifesta anche nei sintomi di malattia che avvertiamo nel suolo, nell’acqua, nell’aria e negli esseri viventi”.  

Le esortazioni di Santa Caterina e di Papa Francesco, non trovano ascolto nei governanti di oggi. Se guardiamo all’Italia, dei 209 miliardi di euro del Recovery Plan solo il 7% verrà utilizzato per la salvaguardia del Creato. La natura, la biodiversità è dimenticata, e si prepara l’ennesima aggressione al territorio: trafori, strade, ponti, impianti sciistici, valichi, impianti di energia rinnovabile. Tutte infrastrutture indispensabili ad una moderna società: l’augurio è quello che il territorio venga salvaguardato al massimo proprio per creare quelle condizione che Papa Francesco richiamava al n. 139 della Laudato sì: “È fondamentale cercare soluzioni integrali, che considerino le interazioni dei sistemi naturali tra loro e con i sistemi sociali”. Non vorremmo che un eventuale Decreto semplificazioni renderà vana ogni normativa di tutela. Il senso di impotenza è forte e reagire con le parole di Santa Caterina si deve: E’ ora di finirla di stare zit

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Domenico Infante

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