Rocco Petrone, l’ingegnere lucano della NASA che diede il via alla conquista della Luna

Era figlio di immigrati di Sasso di Castalda, gli viene intitolato il Kennedy Space Center di Cape Canaveral

Tra le risorse digitali della NASA siamo riusciti a trovare una fotografia che riprende un uomo di spalle mentre mostra al Presidente degli Stati Uniti J.F. Kennedy il modellino di un missile. La foto fu scattata l’11 settembre del 1962 a Cape Canaveral. Il modellino è una riproduzione in scala del missile Saturn che negli anni successivi lancerà nello spazio le navicelle che porteranno l’uomo verso la Luna.

L’uomo che nella foto si vede di spalle mentre conversa con il Presidente Kennedy si chiamava Rocco Petrone, un ingegnere lucano, figlio di emigrati da Sasso di Castalda in provincia di Potenza. La foto fa parte dell’Archivio, ora digitalizzato, del Kennedy Space Center.

Nei giorni scorsi, il Centro di controllo del Kennedy Space Center di Cape Canaveral è stato intitolato proprio a Rocco Petrone, l’uomo che affiancò Wernher von Braun nella realizzazione dei programmi spaziali della NASA.

«Questa intitolazione», ha dichiarato il Presidente della Regione Basilicata Vito Bardi, «rappresenta il giusto e meritato riconoscimento alla persona che coordinò il programma Apollo e grazie al quale l’uomo mise piede sulla Luna. A giudicare dai tanti progressi fatti dalla scienza fino ad oggi, si potrebbe dire che l’esplorazione dello spazio iniziò con il famoso “go” di Rocco Petrone senza il quale probabilmente non ci sarebbero stati oggi i lanci su Marte e le ripetute missioni sulla Luna».

In quegli stessi anni non fu questo l’unico momento in cui compare la Lucania nel programma missilistico americano. Già da qualche anno dieci basi missilistiche erano operative nell’area compresa tra il territorio pugliese e quello materano, dove erano installati i missili Jupiter a testata nucleare, concepiti dallo stesso von Braun e dai quali successivamente sarà sviluppato appunto il Saturn che quell’11 settembre del 1962 Rocco Petrone mostrava al Presidente Kennedy presso lo Space Center di Cape Canaveral.

Il clima disteso e quasi festoso che si coglie in questa fotografia, attorno ai progressi del programma spaziale americano, sarà turbato, appena un mese dopo, da un evento che farà precipitare rapidamente il mondo intero sull’orlo di una catastrofe atomica.

Tutto ciò passerà alla storia come la Crisi di Ottobre dei missili di Cuba, dopo la scoperta del tentativo da parte dell’Unione Sovietica di installare in territorio cubano dei missili a testata nucleare puntati contro gli Stati Uniti. Per molti anni non è stato rivelato, per il veto posto dal governo italiano all’epoca presieduto da Amintore Fanfani, che quella dell’Unione Sovietica non era altro che la risposta alle installazioni missilistiche sull’altopiano della Murgia a cavallo tra la Puglia e la Basilicata. La NATO aveva installato altri missili simili in Turchia e in Gran Bretagna, ma quelli della Murgia erano maggiormente temuti dal Cremlino perché, a differenza degli altri, avevano la capacità di colpire simultaneamente e di distruggere tutte le più importanti città dell’Unione Sovietica, Leningrado e Mosca compresi.

Sappiamo che il rischio di una guerra atomica fu scongiurato grazie a un’intensa azione diplomatica nella quale anche la Santa Sede e il Papa Giovanni XXIII ebbero una parte tutt’altro che secondaria. Potrà sembrare incredibile, ma anche in questo caso c’entra qualcosa la Lucania.

Uno dei più ascoltati consiglieri del Papa buono era don Giuseppe De Luca, un sacerdote molto colto, originario anche lui come Rocco Petrone di Sasso di Castalda. In quegli anni i rapporti tra la Chiesa e l’Unione Sovietica erano tesissimi a causa principalmente delle persecuzioni che i cristiani subivano nei paesi comunisti. Ma don Giuseppe De Luca, con la sua intelligenza, comprese che grazie a una certa apertura mostrata da Nikita Chruščëv, succeduto a Stalin alla guida dell’URSS, qualcosa poteva cominciare a cambiare e si poteva sperare di arrivare a un atto di distensione. Attraverso i canali di Palmiro Togliatti, don De Luca riuscì a far giungere a Chruščëv la proposta di inviare a Papa Giovanni un personale messaggio augurale in occasione della ricorrenza dell’ottantesimo compleanno, il 25 novembre 1961.

Nell’ottobre successivo, quando esplose la Crisi dei missili, don Giuseppe De Luca non c’era più, ma la breccia da lui aperta con il telegramma augurale di Chruščëv fu la strada che permise alla Santa Sede di attivarsi per una straordinaria opera di mediazione con la quale si riuscì ad arrestare la follia di una catastrofe provocata dall’escalation nucleare.

Conclusa la crisi, il Presidente Kennedy in un memorabile discorso proponeva di spostare la sfida missilistica nella quale si fronteggiavano URSS e USA, dal pericoloso campo militare a quello della conquista dello spazio e particolarmente allo sbarco sulla Luna.

Wernher von Braun aveva messo da tempo a disposizione degli americani il suo progetto missilistico. Gli americani erano però molto perplessi sull’idea di affidare a von Braun lo sviluppo del progetto. Innanzitutto perché von Braun era tedesco e negli anni dell’immediato dopoguerra era considerato ancora un nemico; il suo status era quello di prigioniero di guerra, per altro detenuto per un certo tempo in campo di concentramento.

Altre perplessità derivavano dal passato dello scienziato tedesco che aveva avuto un ruolo di primo piano nella strategia offensiva della Germania nazista e soprattutto dalla scarsa considerazione che von Braun riservava agli aspetti della sicurezza e dei rischi per l’incolumità degli astronauti. Durante il regime nazista, per esempio, non si era fatto nemmeno scrupolo di fare ricorso, per i suoi pericolosi esperimenti, al lavoro forzato dei deportati nei lager tedeschi.

Fu così che la NASA pensò di subordinare l’attività scientifica di von Braun al controllo e all’approvazione di Rocco Petrone. Il quale, con un metodo quasi maniacale di verifica di ogni fase della realizzazione del programma spaziale, tra le altre cose doveva garantire davanti all’Amministrazione americana l’inviolabile principio di mettere al primo posto la sicurezza e la vita di chi a vario titolo veniva coinvolto nell’entusiasmante avventura della conquista dello spazio.

Rocco Petrone (di spalle) illustra al Presidente Kennedy il progetto del missile Saturn
NASA Kennedy Space Center, Photo Number: LOC-62C-1429, 11 settembre 1962.

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Paolo Tritto

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