Con questa espressione non mia desidero introdurre una testimonianza sul XXVII Congresso Eucaristico nazionale celebratosi a Matera dal 22 al 25 settembre 2022: “Ritornare al gusto del pane”.
Siamo ad un anno da tale evento ecclesiale e con queste mie riflessioni non vorrei fare una cronaca puntuale di quei giorni, tutti conosciamo i vari eventi che si sono celebrati. Oggi invece serve soprattutto raccontare cosa ha fatto il Signore in quei giorni e quali siano i frutti di tanta grazia effusa. In sintesi: far storia dell’opera di Dio. Ecco perché immagino il XXVII Congresso Eucaristico nazionale ed i suoi risvolti in ogni campo, come un bellissimo quadro dipinto con sullo sfondo tinte tenui per far risaltare con tinte forti gli aspetti più profondi e teologicamente significativi da esso scaturiti.
Parlando di “gusto”, posso certamente affermare che ad un anno di distanza, il profumo di quel pane appena sfornato è ancora vivo in me e, sono certo, in tutti coloro che, a diverso titolo, hanno vissuto le celebrazioni del Congresso.
Sì, “pane fresco”, inteso come la continua novità e freschezza dello Spirito Santo che rende così mirabilmente presente Gesù nella Santa Eucarestia. Quante abitudini di fede saranno divenute novità in quei giorni. Quanti ritorni alla vera fede operante saranno stati salutati al rientro nelle proprie città. Linfa nuova per le comunità spente.
Personalmente, ho vissuto quei giorni sia come figlio della nostra Arcidiocesi di Matera-Irsina che da fedele laico impegnato, offrendo anche il mio servizio di facilitatore nei simposi sui quali dirò qualcosa più avanti e devo testimoniare che sono stato e lo sono ancora felice!
Quante vite di ogni età e stato sociale si sono incrociate in quei giorni: volti, gesti, comunità, Vescovi, Sacerdoti, consacrate e consacrati provenienti da tutt’Italia, insomma la Chiesa resa plasticamente visibile nella sua diversità. Il sogno di Dio padre del resto è questo, da sempre: che i redenti siano uniti tra di loro, come Lui è unito al Suo unigenito Figlio e come il Figlio unigenito è unito al Padre, con l’opera incessante di comunione del Paraclito.
L’appello accorato sostenuto innanzitutto dal nostro Arcivecovo, Mons. Antonio Giuseppe Caiazzo è stato accolto da migliaia di “eccomi” fattisi presenza. Non è scontato, nei tempi in cui viviamo, che si possa rispondere con tanta convinzione ad un evento ecclesiale seppur di portata nazionale. Certamente ciascuno ha portato con sé desideri, speranze, crisi di fede, curiosità, desiderio di conoscere e di conoscersi. E se devo descrivere quale frutto dello Spirito si sia distinto è sicuramente quello della gioia.
Difficile raccontare con le parole, ad esempio, gli arrivi ed i rientri serali dalle attività delle giornate. Passi svelti al mattino, non per “prender posto” ma per “stare” dove veniva “distribuita” la grazia. E passi lenti al ritorno per ripercorrere con il cuore e con la mente la giornata, attendendo il giorno successivo. Lo si coglieva dai volti, dalle condivisioni per strada, dallo sguardo incuriosito di chi, nella città, è stato soltanto spettatore: c’era una luce diversa in quelle donne e in quegli uomini, in quei giovani: Dio aveva visitato ancora una volta il suo popolo e mandava evangelizzatori, magari inconsapevoli ma credibili, per le vie dove c’è fame e sete di Dio, quindi, nel mondo.
Se potessimo domandare a tutti i convenuti cosa portano con sè da questo viaggio spirituale, sono certo che risponderebbero di essersi sentiti confermati nella fede, di aver riacquistato speranza e soprattutto aver riscoperto una Chiesa madre che mai abbandona i suoi figli, anche nelle tempeste del tempo presente. Chiesa che è porto sicuro perché fondata sulla roccia che è Cristo Signore.
Un passaggio desidero dedicarlo ai simposi del mattino nelle varie chiese cittadine: personalmente ho svolto, come dicevo, il mio servizio di facilitatore nella chiesa di San Pio X. Al di là dei contenuti validi del collegamento remoto comune e dei lavori dei gruppi in loco, mi ha fortemente colpito un aspetto importante: tra i tanti partecipanti vi erano sacerdoti, ma soprattutto Vescovi (ne cito un per tutti: il Patriarca di Venezia, Mons. Francesco Moraglia). Ecco, proprio loro, i nostri Pastori, sono stati i più attenti e diligenti compilatori dei questionari. Non solo, l’aspetto più bello, a mio avviso, è stato quello di vederli, nel tempo della condivisione, mescolarsi ai fedeli laici e scorgere negli occhi dei nostri padri, nel loro entusiasmo, la gioia di stare in mezzo al popolo e viceversa per i laici.
Infine la presenza del Santo Padre, Papa Francesco, a conclusione del Congresso. Se dovessi scegliere una istantanea di quei giorni sceglierei proprio questa ultima: Dio ha piacere di intrattenersi con i suoi figli sì per istruirli e consolarli ma soprattutto per amarli.
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