Riflessioni post 50^ Settimana Sociale. Conversione ecologica: energie per cambiare rotta

"Nella complessità delle società contemporanee, a criticità conosciute, che mettono a rischio la vita degli Stati e delle comunità, si aggiungono nuovi rischi epocali: quelli ambientali e climatici, sanitari, finanziari, oltre alle sfide indotte dalla digitalizzazione e dall’intelligenza artificiale". Dai lavori della 50^Settimana sociale di Trieste.

Dal 3 al 7 luglio si è tenuta a Trieste la 50^ Settimana Sociale dei cattolici sul tema “Al cuore della democrazia. Partecipazione tra storia e futuro”.

E’ stato il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella a pronunciare il discorso d’avvio dei lavori davanti ai 900 delegati provenienti da tutte le Chiese d’Italia, chiamati a quattro giorni di incontro, confronto e proposte per costruire una società più giusta, per contribuire al bene comune. Domenica 7 luglio, è stato Papa Francesco con il suo discorso a chiudere i lavori al Centro congressi.  

Dai report dei lavori svolti, si ha netta la percezione della profondità dei temi trattati. Non si può fare a meno di riportare alcuni passaggi significativi degli interventi del Presidente Sergio Mattarella e di Papa Francesco, che affrontano e delineano il significato e il valore della parola “Democrazia”.

In un passaggio il presidente della Repubblica Sergio Mattarella sostiene: “Oggi constatiamo criticità inedite, che si aggiungono a problemi più antichi. La democrazia non è mai conquistata per sempre. Anzi, il succedersi delle diverse condizioni storiche e delle loro mutevoli caratteristiche, ne richiede un attento, costante inveramento. Nella complessità delle società contemporanee, a criticità conosciute, che mettono a rischio la vita degli Stati e delle comunità, si aggiungono nuovi rischi epocali: quelli ambientali e climatici, sanitari, finanziari, oltre alle sfide indotte dalla digitalizzazione e dall’intelligenza artificiale. Le nostre appaiono sempre più società del rischio, a fronteggiare il quale si disegnano, talora, soluzioni tecnocratiche. È tutt’altro che improprio, allora, interrogarsi sul futuro della democrazia e sui compiti che le sono affidati, proprio perché essa non è semplicemente un metodo, bensì costituisce lo “spazio pubblico” in cui si esprimono le voci protagoniste dei cittadini”.

Papa Francesco tocca lo stesso tema nel suo messaggio conclusivo: “La fraternità fa fiorire i rapporti sociali; e d’altra parte il prendersi cura gli uni degli altri richiede il coraggio di pensarsi come popolo. Ci vuole coraggio per pensarsi come popolo e non come io o il mio clan, la mia famiglia, i miei amici. Purtroppo questa categoria – “popolo” – spesso è male interpretata e, «potrebbe portare a eliminare la parola stessa “democrazia” (“governo del popolo”). Ciò nonostante, per affermare che la società è di più della mera somma degli individui, è necessario il termine “popolo”» che non è populismo. No, è un’altra cosa: il popolo. In effetti, «è molto difficile progettare qualcosa di grande a lungo termine se non si ottiene che diventi un sogno collettivo». Una democrazia dal cuore risanato continua a coltivare sogni per il futuro, mette in gioco, chiama al coinvolgimento personale e comunitario. Sognare il futuro. Non avere paura. Non lasciamoci ingannare dalle soluzioni facili. Appassioniamoci invece al bene comune. Ci spetta il compito di non manipolare la parola democrazia né di deformarla con titoli vuoti di contenuto, capaci di giustificare qualsiasi azione. La democrazia non è una scatola vuota, ma è legata ai valori della persona, della fraternità e anche dell’ecologia integrale”.  

I due discorsi andrebbero letti integralmente e commentati in tutte le diocesi, in tutte le parrocchie, per dare seguito concreto ai quattro giorni di Trieste, affinché tutti raggiungano la consapevolezza del significato della parola “democrazia” e diventino, attraverso la partecipazione, parte attiva di un processo per difenderla dalle minacce che questa forma di governo riceve costantemente, che peraltro va protetta e nutrita, anche in Italia. 

Nei giorni di lavoro, diversi sono stati i problemi affrontati e discussi in maniera approfondita, ma è opportuno soffermarsi sul tema: “Conversione ecologica: energie per cambiare rotta”.

Il prof. Simone Morandini, direttore di Credere oggi e vicepreside dell’Istituto studi ecumenici di Venezia, in una intervista del 2 luglio sul SIR – prima dei lavori di Trieste – ha sottolineato: “che la questione ambientale è strettamente connessa con quella politico-sociale ed è di vitale importanza, molto si è fatto e si sta facendo sul piano della formazione, della presa di coscienza, del lavoro, per modificare gli stili di vita nel segno della sostenibilità, mentre molto rimane da fare in riferimento ai dati sempre più preoccupanti che ci giungono in relazione alla crisi socio-ambientale e segnatamente in relazione al cambiamento climatico. Oggi, una matura adesione della comunità politica e della vita civile alla democrazia non può che partire da una chiara percezione che la polis è profondamente integrata con la physis, che la città degli uomini e delle donne ha le sue basi profondamente inserite nella natura, se queste basi si sgretolano la stessa città è a rischio, i diritti delle persone che la abitano sono a rischio, le possibilità di futuro per le prossime generazioni sono a rischio. E’ davvero una questione di vita o di morte”.

Il prof. Morandini è stato il moderatore dell’incontro al quale sono intervenuti Giovanni Moro (Fridays for future), Gabriella Chiellino (imprenditrice ambientale) e Chiara Francesca Di Tizio (Economy of Francesco) sul tema della conversione ecologica che molte difficoltà e ostacoli sta incontrando nel dibattito a livello europeo e non solo.

Nella 50^ Settimana Sociale, pur incentrata sui temi di democrazia e partecipazione, si è voluto ancora una volta sottolineare che la transizione ecologica, rappresentata nelle politiche europee dal Green Deal e la Nature Restauration Law, va attuata e difesa dall’aggressione di chi ha solo come obiettivo lo sfruttamento delle risorse energetiche per puri interessi economici. Il riferimento all’energia è evidentemente centrale in quanto è alla produzione e all’uso di questa che sono associate gran parte delle emissioni climalteranti, che devastano le condizioni climatiche del nostro pianeta, per cui è chiaro che deve esserci un’attenzione particolare per cambiare atteggiamento e intraprendere la strada di una maggiore attenzione per la casa comune terrestre.

In questi anni, come anzidetto, molto si è fatto, a livello generale ed anche locale nelle comunità civili ed ecclesiali, ma non è abbastanza. Se davvero fosse stato preso sul serio il monito dell’urgenza, ci sarebbero pannelli solari sulle civili abitazioni, sopra ogni chiesa, sui capannoni industriali, sulle scuole ed altri edifici pubblici, dimostrando la giusta attenzione a quanto sta accadendo in riferimento ai cambiamenti climatici. Ci sarebbe stato, in tal caso, una maggiore attenzione nell’adeguare gli stili di vita ed una vera adesione alla tutela del “Creato”.

In conclusione, il fatto di aver parlato anche a Trieste di conversione ecologica, dopo la Settimana sociale dello scorso anno a Taranto, dipende proprio dal fatto che c’è ancora tanto da fare e per tutti lo ha ricordato ancora una volta Papa Francesco che dopo otto anni dall’enciclica Laudato si’ ha scritto di nuovo un testo come l’esortazione apostolica Laudate Deum rivolto a tutte le persone di buona volontà nel porre attenzione e a non sottovalutare la crisi climatica in atto.

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Marino Trizio

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