Chi può avere avuto interesse a rubare la statuetta di Gesù Bambino dal presepe allestito in una famosa piazza di Firenze? E soprattutto, perché? Si chiede l’autore del libro Mimmo Muolo, vaticanista e vicecapo della redazione romana di Avvenire.
Muolo si dà le risposte riportate nel seguito:
Le domande che mi sono posto a suo tempo, dopo aver letto sui giornali un caso di cronaca avvenuto nel capoluogo toscano a Natale del 2022, sonolibro diventate le linee guida di questo mio nuovo romanzo, che arriva in libreria a quattro anni da Per un’altra strada – La leggenda del Quarto Magio e che in un certo senso ne costituisce uno sviluppo. Dico in un certo senso in quanto la tematica è simile. La ricerca di Dio. Anche se diversissimi sono il contesto, la storia e anche il modo di narrarla. Qui, infatti, c’è una coralità di personaggi al posto di un solitario io narrante.
Anche all’inizio della storia narrata in Ribellarsi alla notte qualcuno sottrae la statuetta di Gesù Bambino dal presepe allestito in una anonima piazza romana (ho infatti ambientato la vicenda nella città in cui vivo e lavoro). E questo dà la stura a una girandola di situazioni che metteranno in moto forze contrastanti. Tanto per cominciare la diversa percezione della gravità del fatto. Enorme per il parroco don Eugenio. Di poco conto per il commissario Mariotti, che riceve la sua denuncia. Il tutto in clima che manzonianamente potrebbe essere definito “provvidenziale” e che a volte sembra guidare le scelte dei diversi personaggi. È ad esempio per ordini superiori che il commissario Mariotti deve dare precedenza al “rapimento” di Gesù Bambino, tralasciando una serie di furti in appartamento, nell’ultimo dei quali per poco non ci scappava il morto. Ed è seguendo una logica contraria al buon senso – la ripicca, tanto per intenderci – che egli mette il caso nelle mani di quello che considera il meno capace dei suoi agenti, Rocco Gargiulo. Sarà invece la svolta che permetterà alla storia di prendere, nonostante tutto, la giusta direzione, anche grazie ad Antonio, un ragazzino di dodici anni, il quale osserva tutto e annota i discorsi che crede di aver colto grazie alla sua capacità di leggere il labiale anche a distanza. Proprio parlando con lui, Gargiulo avrà un’intuizione che gli permetterà di ricostruire la ragnatela dei rapporti tra i diversi personaggi e gli farà scoprire una verità a doppio fondo.
Fin qui il giallo. Ma il giallo è solo l’involucro. Andrea Camilleri nel romanzo di esordio del suo Montalbano dice che la forma dell’acqua è quella che le viene data. Anche la forma gialla di questo romanzo assolve la medesima funzione nei confronti di quella particolare acqua che è la vita dei personaggi della storia. Ognuno dei quali, in fin dei conti, deve confrontarsi con la sottrazione di Gesù Bambino. E allora la grande domanda che fa da sfondo a tutta la vicenda è: che cosa succede quando Dio sparisce dal nostro orizzonte? Domanda drammaticamente attuale, specie nel mondo cosiddetto progredito, sempre più tentato di vivere come se Dio non ci fosse.
Quasi per contrappasso, però, è proprio l’improvvisa sparizione di Gesù Bambino a innescare una ricerca dai molti risvolti. Tanti quanti sono i personaggi del romanzo, tutti però accomunati dal tentativo più o meno consapevole di rimuovere tutto ciò che è di ostacolo alla propria felicità.
Ribellarsi alla notte è una storia che si può leggere a più livelli. C’è l’enigma e la sua soluzione, certo. C’è l’atmosfera che ne fa “una storia di Natale”, come dice il sottotitolo. Ma anche e soprattutto vuole essere un sentiero di ricerca attraverso i territori difficili del dolore, delle piccole e grandi solitudini, delle domande esistenziali, senza tuttavia perdere mai di vista la stella polare della speranza che non delude.
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