Solennità del Santissimo Corpo e Sangue di Cristo – giovedì 16 giugno – la Diocesi di Matera-Irsina attorno al suo Pastore, il Vescovo don Pino, ha celebrato l’Eucaristia, a cui ha fatto seguito la Processione per le vie del centro. Non parole, riti e momenti scontati se si pensa che, dopo due anni di restrizioni, molti momenti liturgici non è stato possibile viverli appieno, ma soprattutto senza rendercene conto è venuta meno la gioia che accompagnava questi momenti, la condivisione, la fraternità. Uno schermo televisivo mai potrà sostituire la liturgia che è vita della Chiesa Madre, che è fonte e culmine di ogni respiro di Essa.
In una Cattedrale finalmente gremita di tanti fedeli, desiderosi di ritrovarsi attorno al proprio Vescovo e ai presbiteri della Diocesi, si è celebrato il mistero dell’Amore… di Gesù Eucaristia che desiderando di mangiare ardentemente la Pasqua con tutti si dona senza riserve sul talamo della croce e consuma l’unione fedele e sigilla il patto eterno della Antica e della Nuova Alleanza! La Sequenza ricorda che: Questa è la festa solenne nella quale celebriamo la prima sacra cena.
Una cena che è continuità di quel banchetto raccontato in Esodo quando gli Ebrei, prima di fuggire dall’Egitto, accompagnati da Mosè, vivono la loro Pasqua, il passaggio dalla schiavitù alla vera libertà, guardando la Terra Promessa. E mangiano in fretta, con i fianchi cinti, consumando erbe amare a ricordo dell’oppressione vissuta con lacrime e gemiti, mangiano le carni dell’Agnello il cui sangue segnato sulle porte è già da allora simbolo di salvezza, consumano pane azzimo perché non c’era tempo di far lievitare la massa.
Tutto questo celebra Gesù la sera della Sacra Cena nel Cenacolo a Gerusalemme. Prende il pane azzimo, lo spezza con gesti semplici e lenti perché è il Memoriale, perché non si dimentichi, perché i discepoli possano ricordare e soprattutto raccontare e rivivere quel momento. E da quel momento non sarà più necessario sgozzare l’Agnello ed offrirlo in sacrificio, né segnare col suo sangue gli stipiti delle porte, perché Gesù è il vero Agnello donato una volta per tutte, muto perché la profondità del suo silenzio fosse segno di conversione per il mondo. Questo è il mio Corpo dato, spezzato… Questo è il mio Sangue versato…
E finalmente questo Corpo ha nuovamente attraversato le strade, forse un po’ distratte e sopite, della nostra amata Matera. La processione eucaristica, di cui la pandemia ci aveva privato, si è nuovamente snodata fra la gente, gli sguardi curiosi, gli occhi in preghiera e lucidi, i bambini stupiti e meravigliosi. Lui, Pane della Vita, ha camminato, come ricorda l’Inno dell’ormai prossimo Congresso Eucaristico, accanto a chi è stanco, offrendo ristoro, illuminando gli occhi, rinnovando la speranza. Come ha fatto con i discepoli di Emmaus dopo la sua Resurrezione. Anche oggi, come quel giorno, sono tante le delusioni, le tristezze, i dolori personali e del mondo. Tutto concorre ad allontanarci, ad essere distratti e superficiali, a leggere ogni cosa con occhi di pessimismo, a non ricordare le cose belle vissute. Il cuore, velato di scoraggiamento, non riesce a scorgere la luce. Lui si accosta e cammina con ciascuno. E lo ha fatto sempre, anche quando la pandemia ci ha isolati, anche quando una guerra assurda ha attanagliato la nostra Madre Terra, anche quando sciocchi litigi ed invidie e gelosie soffocano i cuori dei fratelli. Lui si accosta, cammina, rispetta i tempi di ciascuno, ma non abbandona, sta alla porta e bussa! Ciascuno dovrebbe poter riascoltare la sua voce che dice: Stolti e tardi di cuore nel credere alle Scritture!
E già! Si è sempre come i discepoli sulla barca che, in mezzo alla tempesta del mare, gridano a Gesù che dorme perché calmi il vento e li salvi. Eucaristia, dono d’Amore infinito che ravviva, illumina, apre. Matera si prepara al Congresso Eucaristico in settembre. Viviamo già e sin da ora la forza di questi tre verbi. Non lasciamo che l’indifferenza o il dubbio prendano il sopravvento. Prepariamoci col cuore a questo immenso dono che ci è stato fatto. Alziamoci per risplendere di luce. Alziamoci per rivivere la fede dei nostri padri e delle nostre madri. Ravviviamo il nostro passo stanco e vacillante. Bussiamo insistentemente alla porta del Cuore di Gesù perché ci conceda il dono di essere noi stessi pane spezzato e condiviso per tutti, ma proprio tutti. Torniamo ad accorgerci dell’Eucaristia non in modo devozionistico ed intimistico. Torniamo a gustare il Pane della condivisione, il Pane dei poveri, il Pane della Parola fatta Carne in Maria, tabernacolo vivente di Colui che è il Bel Pastore e ci conduce, e ci guida con sicurezza e Amore infinito.
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