Lavorare nella vigna è duro, Signore!
Sporcarsi le mani e sudare,
piegare la schiena sotto il sole
potare, zappare,
raccogliere grappoli d’uva matura,
pigiarli, conservare il vino nei tini.
.
Meglio guardare da lontano, Signore!
La vigna è il mondo abitato da figli
a volte impulsivi ma pur sempre bambini
impauriti dalla sua vista
inquieti e scostanti
per ferite latenti nell’animo.
.
È duro cambiare, Signore!
Ci invii in questo campo incolto
col tempo sempre più selvaggio
dove i rovi hanno steso rami spinosi
come figli con i calli alle mani
quando sradicano, potano, bruciano.
.
La voglia di gustare degli acini, Signore,
riaccende il desiderio di immergersi tra i filari
dove riemerge il limite dell’umana fragilità
che annienta ogni apparenza
e svela quella fanciullezza
ormai in balia della sua onnipotenza
.
Nella vigna sei venuto, Signore!
Svuoti il tuo essere Dio
tra viti radicate su colli generosi
su pianure baciate dal sole.
Tu, vite, e noi tralci
per essere nettare divino.
.
Siamo figli diversi e singolari, Signore!
Abitati dall’ipocrisia
arroganti e presuntuosi
ma bisognosi di riscoprire l’aurora
per riabbracciarci con altri tralci
figli dell’unica tua vigna.
✠ Don Pino
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