Padre Giovanni D’Ercole

Alla vigilia della celebrazione del trigesimo di Padre Giovanni D'Ercole, un ritratto di questo missionario vincenziano materano stimato dal nostro popolo e da tanti dei nostri sacerdoti.

A un mese dalla scomparsa per contagio da Covid-19

Padre Giovanni D’Ercole, a Matera ben conosciuto e stimato tra il clero e i laici, fa parte della folta schiera dei sacerdoti che hanno pagato con la vita il costo di questa pandemia.

Nacque in via Santo Stefano il 17 febbraio 1940, figlio di onesta famiglia materana con sei figli, tra cui suor Antonietta, Figlia della Carità, ramo femminile dei missionari vincenziani. Religioso vincenziano, fu ordinato sacerdote nella Chiesa di S. Agostino, sua parrocchia, il 3 aprile 1965.

Visse negli Stati Uniti dove studiò sociologia a Boston, quindi in Eritrea e Malawi; infine ha risieduto a Melfi, Benevento, Lecce, Bisceglie e Napoli. Ma chi non lo conosce a Matera? “Era missionario, aveva come orizzonte il mondo ma non ha dimenticato la sua città e la sua famiglia: era presente nelle occasioni importanti come matrimoni, alle volte battesimi e funerali, o per periodi di vacanza”, racconta una sua cugina all’indomani del decesso avvenuto all’ospedale di Loreto Mare (Napoli) lo scorso 3 marzo.

Padre Giovanni ad un matrimonio di famiglia

“Scopo della sua vocazione era risvegliare la fede nelle anime”, racconta ancora sua cugina. Per questo, padre Giovanni organizzava, nelle diverse città, corsi di catechesi (ad esempio, quindicinalmente raggiungeva Matera, dove ha tenuto diversi cicli di catechesi in più parrocchie): percorsi ben preparati, che si protraevano per anni e prevedevano la distribuzione di opuscoli che con tanta passione curava in tutti i dettagli e mandava in stampa. Questo religioso sentiva forte il desiderio di combattere l’impreparazione dei cristiani, riferisce don Biagio Plasmati, suo amico dai tempi dell’infanzia.

“Per rendere accessibile la comprensione dei concetti più difficili si serviva di modi di dire popolari, che tra l’altro bene esaltavano il contrasto tra la fede che diciamo di professare e i nostri modi di pensare”. Inoltre, a padre Giovanni, nel tempo, piaceva chiedere un feedback ai suoi uditori sui temi affrontati nelle catechesi e sulle modalità adottate.

Il suo spessore culturale era evidente anche dalle sue omelie, animate da profonde riflessioni desunte dal proprio vissuto ed espresse con calorosa umanità. Non di meno, padre Giovanni era un sacerdote pronto a cogliere le necessità degli ultimi e manifestava in ogni momento il suo sorriso e la sua affabilità, comunicando una profonda bontà d’animo. E si interessò anche della vita organizzativa e spirituale del Volontariato Vincenziano, istituito a Matera nel 1917.

Padre Giovanni, cittadino del mondo, conosceva molto bene la Terra Santa, dove organizzava bei pellegrinaggi, ben curati spiritualmente. Ma non era quella l’unica meta: c’è chi ricorda di essere stato con lui a Lourdes, a Santiago di Compostela, in Russia. Scopo di questi viaggi era quello di offrire un’esperienza di amicizia e spiritualità.

Padre Giovanni era apostolo del confessionale: sempre disponibile alla confessione e alla direzione spirituale, ha predisposto tra l’altro un bell’opuscolo-guida al sacramento della riconciliazione.

Nel rispetto delle norme anti-Covid che prevedono una partecipazione di massimo 84 persone, mercoledì 7 aprile alle ore 18:30 nella chiesa dell’Immacolata in Matera sarà celebrata dall’Arcivescovo S. E. Mons. Antonio G. Caiazzo una S. Messa per il trigesimo di padre Giovanni.

“Grazie a Dio e a Padre Giovanni per il bene che ne abbiamo avuto”, dicono all’unisono i parenti.

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Giuseppe Longo

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