La domenica delle palme, porta della settimana santa
L’anno liturgico, come molti sapete, è la sintesi in un solo anno della storia della salvezza.
Invece, la settimana santa, in cui in queste ore stiamo entrando, che ne è il culmine – ancor di più lo è il Sacro Triduo Pasquale in cui entreremo giovedì sera – ripercorre i giorni clou della storia della storia della salvezza in scala uno a uno, in modo “mimetico”. Sette giorni di vita di Gesù passano dall’ingresso trionfale a Gerusalemme alla sua resurrezione, come passano da oggi a Pasqua.
Sono i giorni più intensi dell’anno, certamente più di quelli del Natale – che con la sua aura dolce e magica rapisce i bambini – che rappresentano solo l’inizio di una storia che, dopo la croce, come ogni storia che si rispetti si conclude con il lieto fine della resurrezione.
Il potere suggestivo della liturgia
Il canto dell’“Osanna al Figlio di David” con la processione da una cappellina o una chiesa succursale fino alla chiesa parrocchiale, che ha luogo nella messa principale della domenica, ci rimanda alla Gerusalemme di 2000 anni fa, dove i fanciulli acclamavano Cristo re vittorioso. Le palme e altre fronde e frasche, da noi sostituite da rami d’ulivo, erano segno di vittoria. Ma Gesù – chi di loro poteva immaginarlo? – non avrebbe liberato il suo popolo dal potere oppressivo di Roma.
Il clima di festa e di pathos che la liturgia oggi ci fa respirare, la palma da portare a casa, magari da offrire in segno di riconciliazione o di vicinanza con qualche ammalato, richiamano i fedeli in numero anche maggiore che nella veglia o nel giorno di Pasqua! Ci si scambiano gli auguri!
E se anche, per clima avverso o mancanza di una chiesa succursale o perché non stiamo celebrando la messa principale, si rinuncia alla processione optando per l’ingresso solenne – o, nelle comunità meno attrezzate, per quello in forma semplice – la domenica delle Palme è sempre un giorno che richiama alla messa, e popolarmente è l’ingresso nel contesto della Pasqua.
Non di meno suggestivo il Vangelo, proclamato in forma dialogata che ci consente di entrare nel vivo della situazione. E quest’anno possiamo chiederci con sincerità: io chi sono di tutta quella folla accanto a Gesù?
Due volte nella polvere, due volte sull’altare
Oggi si ascoltano due passi di vangelo: il primo commemora l’ingresso di Gesù a Gerusalemme su un puledro, figlio d’asina, con la folla che grida a Cristo “Osanna al Figlio di David”, il secondo è la passione – quest’anno, ciclo festivo A, secondo Matteo – con la folla che grida a Cristo “Crocifiggilo”.
Sintesi tra le due situazioni ce la offre S. Paolo nell’inno ai filippesi che ascolteremo come seconda lettura: “Cristo Gesù, pur essendo di natura divina umiliò se stesso facendosi obbediente sino alla morte di croce”.
La croce fiorita
Segno eloquente nella liturgia di oggi, oltre le palme e il colore rosso “martirio” dei paramenti liturgici del celebrante, è la croce “fiorita” che un ministrante porta in processione. Croce fiorita, adornata di fiori in segno di rispetto e di rappresentazione che dall’offerta di Gesù nasce la vita! L’albero di morte diviene albero di vita, quello che era al centro dell’Eden!
Allora, buone palme a tutti! Auguri di costruire o ristabilire relazioni di pace!
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