Omelia di mons. Caiazzo nella Messa Pontificale del 2 luglio 2022

Carissimi,

ci ritroviamo questa mattina a contemplare Maria Santissima della Bruna nel mistero della sua Visitazione. 

E’ il giorno più lungo per i materani. 

Quest’anno assume un significato ancor più profondo e un sapore diverso perché siamo ritornati alla normalità delle celebrazioni dopo due anni. Tuttavia la pandemia non ci ha impedito di celebrare, nel rispetto delle normative governative, e seguire la Vergine Maria nel suo andare a visitare la parente Elisabetta. Lo abbiamo fatto due anni fa nel venerare l’immagine della Madonna dei pastori seguendola in tutte le chiese della nostra città; lo scorso anno attraverso una processione con la statua della Madonna su un pick up raggiungendo le periferie e alcuni luoghi di sofferenza.

Abbiamo riconosciuto e riconosciamo l’esempio più limpido e il significato più vero del nostro cammino di credenti e del cammino della Chiesa stessa che per sua natura essendo missionaria, è chiamata ad annunciare il Vangelo dappertutto e sempre.

Benedetto XVI commentando l’inizio del brano del vangelo che abbiamo ascoltato dice: «Quello di Maria è un autentico viaggio missionario. È un viaggio che la conduce lontano da casa, la spinge nel mondo, in luoghi estranei alle sue abitudini quotidiane, la fa arrivare, in un certo senso, sino ai confini da lei raggiungibili. Sta proprio qui, anche per tutti noi, il segreto della nostra vita di uomini e di cristiani. La nostra, come singoli e come Chiesa, è un’esistenza proiettata al di fuori di noi. Come era già avvenuto per Abramo, ci è chiesto di uscire da noi stessi, dai luoghi delle nostre sicurezze, per andare verso gli altri, in luoghi e ambiti diversi».

Per merito di Maria che si è messa in cammino c’è stato l’incontro con Elisabetta. Un incontro voluto, desiderato, sofferto nella fatica di un procedere non facile ma motivato dalla forza dell’amore che l’abitava. 

Oggi ci rendiamo conto di quanto sia difficile incontrarsi. Si sta insieme ma spesso si vive nell’indifferenza, anche nella stessa famiglia, tra coniugi, tra genitori e figli. Il silenzio o la violenza verbale spesso prendono il posto di quell’incontro che negli occhi che s’incrociano dovrebbero comunicare gioia, amore, voglia di stare insieme, fecondità di vita.

Il bisogno d’incontrarsi diventa sempre più impellente perché l’altro diventi punto di riferimento e di forza nell’affrontare la quotidianità. Non un semplice stare insieme ma mettersi a servizio dell’altro non per forza ma volentieri. E’ la legge dell’amore che non ha prezzo: è gratuito perché immagine di Dio Amore che ci ama gratis.

Si avverte come urgente il bisogno di tornare ad incontrarsi e capire che non siamo padroni della vita dell’altro ma che ci è stato affidato per custodirlo, prenderci cura per aiutarlo a crescere, maturare. Tutto questo richiede sacrificio, sudore, tempo da dedicare stando accanto, ascoltando, condividendo gioie e dolori. Fuori da questa logica l’altro, fosse anche l’affetto più grande come un figlio o il partner, diventa un problema al punto che lo si usa uccidendolo vendicandosi per amori malati e mai sbocciati veramente.

C’è bisogno, sull’esempio di Maria, di tornare ad incontrarsi nei diversi ambiti del quotidiano: Chiesa, istituzioni, scuola, mondo del lavoro, della giustizia, della vita politica. L’altro non è un oggetto da usare e gettare. La dignità della persona dev’essere rispettata.

Penso ai tanti giovani che incontro e che mi presentano le loro amarezze e delusioni. Mi chiedo: è normale assumere dei giovani al lavoro e poi improvvisamente, umiliandoli, dopo poco tempo buttarli fuori? Questo succede quando il profitto viene prima della persona, la catena di montaggio prima dell’entusiasmo del giovane che pensava di aver trovato un lavoro dignitoso. La verità è che ormai i robot stanno sostituendo gli uomini e si vorrebbero uomini che vivessero da robot.

Si, c’è bisogno d’incontrarsi, sull’esempio di Maria con Elisabetta, annullando le distanze che ci separano. E se Maria ha dovuto percorrere oltre 150 Km a piedi, noi siamo chiamati ad annullare le distanze che ci impediscono di stare insieme, di lavorare insieme, di costruire un’umanità che si sta frantumando sempre più e che la pandemia e la guerra in atto in Ucraina sta svelando. A volte si ha l’impressione che tutto ciò che si fa sia dettato solo ed esclusivamente da interessi personali, di partito, di ideologie ormai sparite e alle quali ancora ci si vuole aggrappare per far ritornare in vita ciò che la storia ha bollato come esperienza di morte e distruzione.

Carissimi, se davvero vogliamo incontrare qualcuno dobbiamo alzarci, uscire da casa, dalle nostre sicurezze e certezze, metterci in cammino fino a raggiungere il luogo dove l’altro si trova incominciando a condividere spazi, gioie e dolori, assaporando insieme il gusto vero della vita. Costa fatica, sudore, perché siamo coscienti che la strada da percorrere è in salita, come quella di Maria, non comoda, richiede coraggio per mettere da parte pregiudizi sociali e familiari attraverso il perdono e la comprensione.

Come ho avuto modo di dire qualche giorno fa in un’intervista, avvertiamo tutti il bisogno di essere costruttori di umanità, in particolare in questo momento storico, così come abbiamo riflettuto nei giorni scorsi per la festa di “Avvenire”.  Stiamo vivendo un momento davvero difficile, con tante sofferenze e tante paure. Si avverte il bisogno di uno spazio di dialogo vero, per costruire insieme una coscienza collettiva. 

La pandemia e la guerra hanno reso più evidente quanto sia importante rimettere al centro l’uomo, la persona. 

Venerare ed esprimere la nostra devozione alla Madonna della Bruna, significa, sul suo esempio, tornare ad essere più umani, uomini che agiscono da uomini in favore degli altri uomini. Se manca questo significa che stiamo perdendo il contatto con la storia consegnando alle nuove generazioni un mondo privo del senso più alto della parola “umanità”. 

Ci rendiamo conto che, invece di essere costruttori di umanità, noi la stiamo distruggendo. Quelle macerie in Ucraina che vediamo degli ospedali, dei quartieri, dei luoghi di ritrovo, delle fabbriche, esprimono un altro tipo di macerie: quelle di un’umanità che ha perso la sua anima.

Torniamo ad incontrarci gustando la vicinanza, la presenza dell’altro senza guardare l’orologio e senza rimanere schiavi del tempo che non abbiamo più nemmeno per noi stessi. «Maria rimase con lei (con la parente Elisabetta) circa tre mesi» (Lc 1,56). Chi come Maria è davvero posseduto dalla potenza dello Spirito Santo esprime la sua missione, il suo servizio, donando il Vangelo vivente, Gesù Cristo. Ciò che fa gioire Elisabetta e danzare di gioia nel suo grembo Giovanni Battista è esattamente la presenza di Gesù che Maria porta nella sua carne.

Fuori da questa logica, che è la logica dell’amore e della gratuità, qualsiasi tipo di servizio svolgo all’interno della Chiesa e di conseguenza nella società sarà sempre interessato: l’interesse personale viene prima di quello collettivo, l’apparire prima dell’essere. La logica dell’incontro è esattamente il contrario dello scontro.

La nostalgia di Gesù che si avverte nell’aria, soprattutto in questo tempo in cui è ignorato e rifiutato, esprime esattamente questo grande bisogno di cui la società odierna, l’Europa, il mondo, hanno bisogno. Tornare a camminare mano nella mano, a sognare affinchè il sogno diventi realtà nel procedere, sull’esempio di Maria, su una terra, la nostra terra di Basilicata. Terra che va custodita con tutto il creato e sentirla madre perchè continui ad alimentarci con i suoi frutti, nonostante noi la maltrattiamo arandola non per seminare il grano, piantare alberi, coltivare ogni tipo di frutta, ma nascondendo veleni tossici che da anni la filtrano raggiungendo le falde acquifere.

Chi ama dona vita, semina vita e non morte. Chi si mette in cammino con Maria non aspetta di essere incontrato ma si mette seriamente in cammino per incontrare l’altro, costruendo o rinsaldando rapporti di affetto, amicizia, di fraternità, di comunione. Diceva Albert Camus, un ateo: “Non camminare dietro a me, potrei non condurti. Non camminarmi davanti, potrei non seguirti. Cammina soltanto accanto a me e sii mio amico”.

Seminiamo verità, giustizia, libertà, sentendoci tutti più responsabili. Con Maria, la Madonna della Bruna, imploriamo da Dio che quanti diciamo di essere cristiani ritorniamo all’assiduità dell’ascolto della Parola di Dio lasciandoci guidare e orientare per vivere quella fraternità che ci fa sentire il desiderio del gusto del pane eucaristico. Sarà questo il senso del Congresso Eucaristico Nazionale che si celebrerà a Matera dal 22 al 25 settembre prossimo. A lei affidiamo il tutto, con lei vogliamo camminare uscendo dalla logica individualista e quei personalismi che creano rotture e allontanano i cuori degli uomini.

Madonna della Bruna prega per noi. Così sia.

Don Pino

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