La redazione di Logos esprime in maniera forte e decisa un No all’invasione armata da parte della Russia di Putin all’Ucraina. I caccia militari russi volano su Kiev e le altre città ucraine, scattano gli allarmi aerei e cresce la paura nella popolazione. Una violazione dei trattati internazionali, che non può che definirsi un atto contro l’umanità, contro il popolo ucraino. Questa guerra ai confini dell’Europa, messa in atto dal Cremlino, va condannata con la stessa fermezza e decisione con cui sono state condannate altre guerre che non dobbiamo dimenticare ma che non ci hanno insegnato nulla.
Non dobbiamo dimenticare: l’invasione dell’Afghanistan da parte dei sovietici (1979) e degli americani (2002), dell’Iraq, della Siria, della Libia e altre guerre minori in corso in vari paesi. Le immagini di bambini terrorizzati, che con i loro genitori si sono rifugiati nella metropolitana di Kiev, addirittura trasferendo dagli ospedali nei bunker bambini malati; sono immagini dure che colpiscono nel profondo. Speriamo di non sentire anche questa volta che le vittime civili sono, purtroppo, effetti collaterali.
Le nostre preghiere e il nostro cuore sono dalla parte degli ultimi; siamo vicini ai civili ucraini e con quella parte di popolo russo che, sfidando il regime di Putin, sta manifestando per la pace e contro questa guerra assurda.
Non dobbiamo farci ingannare dai ragionamenti di geopolitica, che alla fine portano solo a posizionare bandierine su carte geografiche per strategie di guerra sempre contro le sorti dell’umanità. Siamo di fronte ad un cambiamento degli assetti mondiali. Ma questi cambiamenti devono convincerci sempre di più che siamo contro la guerra, nessuna ragione politica, razionale e umana, la può giustificare; dobbiamo condannarla, a prescindere da chi la provoca. Siamo contro i mega progetti tecnologici militari, siano essi cinesi, russi o occidentali. Le dimostrazioni di forza politico-militare, gli eccessi di profitto, di sfruttamento di risorse e degli uomini preparano solo scenari di morte come quello ucraino.
Sarebbe ora che la politica riprendesse il suo ruolo di mediazione nella risoluzione dei problemi, governando la globalizzazione esasperata e adoperandosi per far cessare lo sfruttamento dei popoli. E’ auspicabile la creazione di un nuovo ordinamento internazionale che sancisca in maniera definitiva lo stop alla crescita delle spese militari, alla dismissione delle armi nucleari, che si adoperi affinché la pace regni in ogni parte del mondo. Una pace, però, che sia costruzione di fatti e non solo espressione di buona volontà.
Dopo il suicidio dell’Urss, con Vladimir Putin stiamo assistendo al suicidio della Russia. Questo atto di aggressione della Federazione Russa porta direttamente alla cruda realtà della guerra che lascia intravedere anche una possibile minaccia nucleare nel cuore d’Europa. Ma, come tutte le guerre, come nel caso dell’Ucraina, chi ne paga le conseguenze sono sempre gli uomini, i popoli con la loro storia presente e futura e ciò è provocato solo da una follia nazionalista. Pertanto, tutti, cristiani e non, dobbiamo chiedere un cessate il fuoco immediato e sperare che Putin si ritiri.
Quello che sta accadendo in Ucraina non può non riportare alla mente quanto Carlo Levi ha scritto nel suo libro (scritto nel 1939, pubblicato nel 1946) Paura della Libertà: “Sulla spiaggia di La Baule soffiava un vento… il passato si allontanava come in un’altra vita, al di là del fossato della guerra. La vita normale, la continuità delle generazioni e degli istituti era finita. I nuovi dei dello Stato soffiavano via dal mondo i valori umani, il senso stesso del tempo: e per difendersi gli uomini dovevano accattare questa aridità della strage, abbandonare le case e le famiglie, buttarsi alle spalle tutto quello che erano stati”. Ed ancora “La guerra è un rito e come tale non ha bisogno di giustificazioni. Anzi essa è tanto più efficace e creatrice di divinità quanto più è assurda e incomprensibile alla ragione… Sono proprio le guerre ingiuste che generano potenza e vita agli idoli di Stato…”
E’ molto significativo ricordare quanto dice Papa Francesco nell’Enciclica “Fratelli Tutti” al paragrafo n.25: Guerre, attentati, persecuzioni per motivi razziali o religiosi, e tanti soprusi contro la dignità umana vengono giudicati in modi diversi a seconda che convengano o meno a determinati interessi, essenzialmente economici. Ciò che è vero quando conviene a un potente, cessa di esserlo quando non è nel suo interesse. Tali situazioni di violenza vanno «moltiplicandosi dolorosamente in molte regioni del mondo, tanto da assumere le fattezze di quella che si potrebbe chiamare una “terza guerra mondiale a pezzi”».
Ed oggi un pezzo di questa guerra può essere ai confini dell’Europa!
Noi siamo convinti che la guerra sia un male che nessuna ragione politica può giustificare, tanto più che proprio nello scenario ucraino, dove l’esasperazione politica ha incrociato opposti nazionalismi, ha provocato un conflitto doloroso che si trascina da otto anni senza trovare soluzione. Ogni giorno, ogni ora di guerra consuma sofferenze indicibili rendendo sempre più difficile la convivenza fra le popolazioni coinvolte nel conflitto. Per questo motivo, da ogni angolo d’Europa, da ogni città, da ogni singolo cittadino, si deve levare un grido unanime: cessate il fuoco!
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