A margine della appena passata festività del SS. Crocifisso, ricorrenza secolare di invocazione e adorazione della sacra icona scultorea con il Cristo in Croce, è stata organizzata una mostra di cimeli ancora visitabile per qualche giorno. Il luogo prescelto è stata la terza cappella nella navata laterale della chiesa matrice di Miglionico. Ne è stato propugnatore Gabriele Scarcia, Cavaliere del Santo Sepolcro e Cavaliere Costantiniano che, obbedendo al suo attaccamento alla terra natia e per amor di storia, ha chiesto collaborazione al parroco don Egidio Musillo e al Priore della Confraternita del SS. Crocifisso Nino Comanda. I cimeli e i resti mortali esposti, sono legati alla preziosa statua del Crocifisso e alla vita del venerabile Padre francescano Eufemio da Miglionico.
Gabriele Scarcia, nel commentare l’iniziativa, ha spiegato: “Sono personalmente legato alla figura di padre Eufemio da Miglionico, non solo perché ho preso parte, oltre vent’anni fa, alla ricognizione dei resti mortali del riformato, ma anche perché ho letto molto su di lui, ho coadiuvato laureandi per tesi sulla sua figura e, seppur lontano nei secoli (è morto nel 1648), ho appurato che è abbondantemente documentata la sua vita, anche in Europa. Questa sua esistenza che risalta nei suoi “sermoni”, senza tema di smentita, può essere indicata a chiunque come un percorso di retto vivere in comunione con Cristo. Da San Filippo Neri alla venerabile Giovanna Maria della Croce di Rovereto, chiunque lo abbia incontrato, ha beneficiato dei suoi consigli spirituali. Quando sermoneggiava, si radunavano folle di cittadini di ogni gradino sociale...”
Per tornare alla mostra, questa vuole dunque accrescere la comprensione sulla presenza della sacra icona lignea del SS. Crocifisso nella comunità cristiana di Miglionico e riaccendere l’attenzione, come dettosi, sulla figura di Padre Eufemio, frate minore della Riforma al quale si deve la “commissione” dell’opera scultorea e per il quale s’intende mettere in piedi una causa di beatificazione già avviata dall’indimenticabile Don Mario Spinello, già parroco in Miglionico. L’esposizione vede centralmente i resti mortali di Padre Eufemio affiancati da quelli del Terziario Matteo da Tito (a sinistra) e di Padre Antonio da Miglionico (a destra).
Sulla teca una croce lignea settecentesca, affiancata da due reliquiari a braccio in legno dello stesso secolo, di martiri francescani.
Dietro la teca, a sinistra, lo stendardo con San Francesco che abbraccia il Cristo in Croce, un Ecce Homo seicentesco in legno dell’ambito siculo di Frate Umile e a destra lo stendardo con le fattezze di Padre Eufemio. Ai piedi della teca una rara litografia del SS. Crocifisso ottocentesca di Apicella di Napoli che ci rammenta come era esposto e venerato dai francescani e il teschio e le ossa poste un tempo ai piedi della statua del Cristo. In primo piano, un riproduzione del volume edito in Napoli nel 1683 delle Croniche della Riforma di Basilicata del francescano Bonaventura da Laurenzana, che riporta le biografie di Eufemio da Miglionico e di Matteo da Tito. Sulla sinistra, la Coronella dedicata al SS. Crocifisso e sulla destra la registrazione del battesimo di Francesco Revertera datata 1630, primogenito del Duca di Salandra, legato quest’ultimo al terziario di Tito; completano i volumi manoscritti dei sermoni di Padre Eufemio.
CENNI STORICI
Padre Eufemio da Miglionico nacque nel 1576 da un’umile famiglia. Sentendosi chiamare dal Signore, praticò il noviziato a Tricarico, vestì il saio francescano e dall’Osservanza passò alla Riforma. Si distinse subito per umiltà, castità, obbedienza e abilità oratoria. Compose utilissimi trattati in forma di sermoni, dei quali alcuni ci sono giunti miracolosamente. I suoi superiori, conoscendo la sua acclarata fama di santità, lo promossero a Maestro dei Novizi. Accresciuto il suo carisma, fu eletto Superiore Provinciale nel 1616. Numerosi furono i suoi spostamenti nell’Italia dell’epoca. Le voci che narravano la sua santità si moltiplicavano di giorno in giorno ed era richiesto come dai signori, così dai derelitti. Per questo suo fervore ovunque si mosse lasciò traccia del suo passaggio: Roma, Napoli, Firenze, Trento, Padova, Palermo, in Germania, per fare solo alcuni esempi. A Miglionico liberò posseduto dal demonio, un segretario del feudatario del luogo, così come guarì, in altri contesti civici, un paralitico e una donna muta. Non poche volte rivelò cose occulte e patì i dolori della passione attraverso le stigmate invisibili. Morì nel 1648 in concetto di santità nel suo convento, la sua immagine venne affrescata in una chiesa nell’abitato e il suo corpo fu inumato nella sepoltura comune dei frati, in una cassa di legno ritrovata da pochi decenni.
Frà Matteo da Tito: uomo di rare virtù, amico dell’astinenza, costantemente in preghiera, avvezzo alla mortificazione della carne, fu devotissimo alla Vergine Maria. Visse strettamente legato a Padre Eufemio e fu stimato dal Duca di Salandra e dalla sua consorte che vollero chiamare il primogenito, Francesco, in suo onore. Si spense nel convento di Miglionico nel 1650.
Concludendo, Scarcia, che ha mostrato e spiegato in loco l’esposizione a S.E. il Vescovo, si è detto “grato al sacerdote don Egidio Musillo, sempre disponibile e attento alla crescita spirituale della sua parrocchia e al Priore Nino Comanda per la instancabile collaborazione. Riconoscente, altresì, al Vescovo per le affettuose esternazioni verso la mia persona e per i consigli utili per promuovere Padre Eufemio agli onori dell’altare”.
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