Una lunghissima processione introitale con 16 vescovi e oltre 100 presbiteri, per la stragrande maggioranza romagnoli, lucani e calabresi.
L’aula liturgica è gremitissima di fedeli giunti anche due ore prima dell’inizio della celebrazione per trovare il posto migliore. I materani sono davanti, nella navata di sinistra, e gli occhi di tutti sono rivolti all’ingresso della Cattedrale.
Finalmente, mons. Caiazzo varca il portone della Cattedrale di S. Giovanni e bacia la croce realizzata con due asticelle in legno del caicco naufragato a Steccato di Cutro nel febbraio 2023: “Oggi, primo giorno del mio episcopato, ho voluto baciare quella croce per ricordare i tanti crocifissi innocenti in tutto il mondo”, sottolineerà mons. Caiazzo nell’omelia.
Quindi, asperge con l’acqua benedetta sé e il popolo di Dio e, come previsto, compie un momento di sosta di adorazione nella cappellina della Madonna del Popolo, ai piedi del Santissimo.



Le ultime battute del vescovo Douglas
È il vescovo uscente che, dopo il saluto liturgico, indirizza un ultimo saluto all’assemblea – “oggi viviamo un momento storico”, esordisce – e un messaggio di benvenuto a mons. Caiazzo: “si aprono davanti a te le porte dei cuori” dei presbiteri, dei diaconi, dei consacrati e delle consacrate, dei fedeli laici, del territorio, delle autorità e delle istituzioni civili, di questa città che fu grembo per due papi e vanta un patrimonio culturale umanistico, artistico e storico di eccezionale rilevanza.
Pur nella differenza dei temperamenti, vi è un notevole segno di continuità – fa notare Regattieri – tra i motti episcopali: “Omnium me servum feci” (1Cor 9,19), quello di Caiazzo, “Omnibus omnia factus sum” (1Cor 9, 22), il suo.
“I vescovi devono essere uomini capaci di sostenere con pazienza i passi di Dio nel suo popolo in modo che nessuno rimanga indietro”, le parole di papa Francesco che mons. Douglas rivolge a Mons. Caiazzo come augurio all’inizio del mandato.


Alle 17:27, dopo che è stata letta la bolla pontificia della nomina di mons. Caiazzo a vescovo di Cesena-Sarsina e che il vescovo uscente ha dichiarato: “Da questo momento, l’Arcivescovo Antonio Giuseppe Caiazzo è pastore della S. Chiesa che è in Cesena-Sarsina”, ecco lo scambio del pastorale: un segno liturgico efficace, l’istante del passaggio di testimone, a cui tutti rispondono con un lungo e fragoroso applauso. Mentre mons. Caiazzo va a sedere per la prima volta sulla nuova cattedra episcopale e tutto il clero e gli operatori ecclesiali laici si recano alla cattedra, come previsto, per l’abbraccio, segno di comunione e di saluto di benvenuto.


siede per la prima volta alla Cattedra di Cesena-Sàrsina
È la terza immissione episcopale per mons. Caiazzo, dopo le prime due – che si associano a momenti liturgicamente importanti o legati alla sua storia personale – a Matera il 16 aprile 2016, nei primi vespri della domenica “del buon pastore”, e a Tricarico il 12 febbraio 2023, nel 30° anniversario della morte della sua mamma.
Il pontificale di mons. Caiazzo
«Vattene dalla tua terra e dalla casa di tuo padre, verso la terra che io ti indicherò» è la chiamata di Dio ad Abramo che lascia la sua Ur dei Caldei per migrare “oltre l’Eufrate”. Sono le parole che don Pino sente rivolte a sé in occasione di questo trasferimento che lo porta a 900 km da casa.
E – dioincidenza! – la prima lettura di questa seconda domenica di Quaresima, 16 marzo, parla proprio di Abramo.
«Guarda in cielo e conta le stelle, se riesci a contarle: tale sarà la tua discendenza».
Egli credette al Signore, che glielo accreditò come giustizia.
Dalla prima lettura (Gen 15,5-6)
E il cuore di mons. Caiazzo, ha avuto lui stesso modo di dire e ripetere, è sempre più in atto di dilatarsi: dopo quest’altro “sì” pronunciato con fede, sulle orme di Abramo, mons. Caiazzo porta dentro di sé anche il nuovo gregge di Cesena-Sarsina, come una nuova futura discendenza. Don Pino, a ragione, può dirsi padre di molti popoli: calabrese, lucano, ora romagnolo.
Sono stato consacrato vescovo per essere pastore. Il mio compito è stare con il gregge che il Signore mi affida, che oggi si chiama Cesena-Sarsina, comunità che diventa la mia terra e il mio popolo, che già amo e che mi impegno a servire come “servo di tutti”.
Vengo con voi per camminare insieme.
In questi 43 anni di sacerdozio, ho compreso che per ricevere, è necessario creare vuoto.
Tengo presente quanto diceva D. Primo Mazzolari: “Prima ancora della chiesa bisogna costruire la casa”.
Questo è il compito principale del vescovo: essere per voi e con voi.
Mi metto da subito a vostra disposizione, carissimi sacerdoti e diaconi, per ascoltarvi e conoscervi uno per uno. Conto su di voi per aiutarmi in questa missione.
Come Gesù, il Buon Pastore, rivela il volto misericordioso del Padre, anche il vescovo è chiamato a essere presente per tutti, esprimendo la paternità di Dio e tendendo le mani a tutti.
Sono certo che soprattutto voi religiosi e religiose, i contemplativi, mi sosterrete nella missione quotidiana.
Questi i passaggi dell’omelia di mons. Antonio Giuseppe che più si fanno ricordare.
Non di meno, prendendo spunto dal passo evangelico della trasfigurazione, l’invito ai laici ad essere nel mondo “la luce trasfigurante di Dio” incontrando “i nostri cari, vicini di casa, amici e conoscenti, nei luoghi dove la Parola oggi si fa carne”. L’invito a essere “luce, consolazione, pazienza, misericordia, pianto, sorriso, stringendo le mani per costruire ponti di fraternità, di solidarietà, seminando pace nei solchi della nostra storia. Siete voi, laici e battezzati, a portare questa testimonianza, come il lievito che fermenta la pasta”.
E citando Chiara Lubich: “Per amare, il cristiano deve fare come Dio: amare per primo.
Di seguito, il testo integrale della prima omelia di mons. Caiazzo a Cesena.
Alla fine dell’omelia e, inoltre, dopo la comunione portandosi all’altare della cappellina che è nel mezzo della navata di sinistra, il vescovo chiede l’intercessione per la “sua” nuova Chiesa e per il suo nuovo servizio alla Madonna del Popolo, patrona della Diocesi. Un bel gesto che, ricordano i locali, fece già mons. Regattieri e figure di calibro come i papi Woytila e Bergoglio, nonché – ai tempi – i papi cesenati Pio VI e Pio VII.
Un dono di benvenuto fatto la Diocesi al Vescovo: la croce pettorale di S. Mauro, riproduzione in piccolo della croce collocata nella cripta dell’abbazia di Santa Maria del Monte nei pressi del sarcofago, appunto, di San Mauro (uno dei patroni della Diocesi, X sec.) in stile ravennate-bizantino, la più antica di Cesena e, pertanto, il simbolo della città.

Dopo la celebrazione, magistralmente animata dal coro diocesano “Alma Canta”, con tante voci giovani accompagnate dall’organo e dai violini, la Diocesi ha offerto a tutti i convenuti un buffè nello splendido palazzo nobiliare Ghini.

Incipit vita nova.
Un po’ di dati…
Oltre 100 i presbiteri, presenti alla celebrazione di insediamento di mons. Caiazzo in diocesi di Cesena-Sarinsa. Di loro, 16 i vescovi, tra cui, mons. Carbonaro, metropolita di Basilicata, mons. Beneventi, Pennacchio e Colaianni, originari della Basilicata, gli ultimi due ordinati da mons. Caiazzo.
10 i sacerdoti giunti dalla Chiesa di Matera, “nonostante il giorno festivo”, sottolinea l’Arcivescovo.
4 i seminaristi di Matera-Irsina, accompagnati dal rettore don Antonio Polidoro.
Nell’omelia, mons. Caiazzo li ringrazia: “Vi ringrazio di cuore: vi ho amati e continuerò ad amarvi perché siete parte della mia vita”.
Oltre 250 i fedeli, amici da molti o da pochi anni di mons. Caiazzo, giunti dalla Calabria, dalla Basilicata, da Roma, a mezzo di 3 pullman partiti dalle Diocesi di Matera-Irsina e Tricarico, in auto, con i pulmini, in treno.
Di seguito, alcuni dati descrittivi delle due Chiese di Cesena-Sarsina e Matera-Irsina.







Si ringrazia Cristina Garzone per le foto.
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