Metaverso è un nome suggestivo, non a caso viene dalla letteratura fantascientifica. Metaverso evoca un universo alternativo, digitale, in cui trasferire la vita quotidiana. Non più Second Life, proposta di qualche anno fa, ma First Life, anzi addirittura The Only Life.
Un siffatto universo ha molte sfaccettature, non tutte realistiche, né realizzabili, a dire il vero. Se ne possono mettere in evidenza tre: gli aspetti tecnologici, l’utilità che si propone di offrire, e l’effetto sulle persone che si “immergeranno” nel metaverso.
LA TECNOLOGIA
L’industria tecnologica ha bisogno di creare continuamente nuovi prodotti, di ideare nuovi servizi, di costruire nuovi bisogni per ampliare il proprio mercato. Il mondo digitale ha accelerato enormemente questo approccio. Ecco allora che sulle reti digitali, sui social, si lancia ora una nuova possibilità: perché limitarsi a guardare uno schermo, se si può “entrarci dentro”? Certo, occorrono visori speciali, programmi appositi, ma poi la realtà digitale può essere vista e toccata come se fosse reale, come se fosse intorno a noi. E anche l’immagine digitale delle persone può sembrare presenza fisica, con gli effetti della tridimensionalità.
Il metaverso spinge l’uso della tecnologia dell’intelligenza artificiale verso i limiti della realtà virtuale e della realtà aumentata, che richiedono non solo programmi sofisticati, ma anche dispositivi hardware evoluti. Un mercato in cui credono in molti, con Facebook, Amazon, Microsoft e le multinazionali cinesi, in prima linea con investimenti miliardari. Le previsioni indicano un giro d’affari possibile in crescita nei prossimi due anni fino a 800 miliardi di dollari (stima di Bloomberg).
APPLICAZIONI
Le applicazioni possono essere molte, in tanti ambiti, rivolte sia alle aziende che ai consumatori.
Le riunioni a distanza diventano vive come quelle in presenza.
Il protagonista è l’ “avatar”, identità digitale tridimensionale, che entrando nel metaverso incontra persone, frequenta luoghi, acquista prodotti e servizi. Però attenzione, si tratta di acquisti di cui non beneficia l’utente, ma rimangono “di proprietà” dell’avatar. Una proprietà esclusiva, ma virtuale: il nostro avatar si permette beni di lusso e frequentazioni che noi, nella realtà, forse non ci potremmo mai permettere.
Nel metaverso la valuta è quella elettronica, la “criptovaluta”, che ha una quotazione fluttuante.
Tristemente, occorre constatare ancora una volta che la montagna tecnologica ha partorito il topolino: di tutte le applicazioni possibili, quelle con maggiore quota di utilizzo e di affari sono quelle legate alla pubblicità, con i “metaversi” delle grandi case sportive e delle griffe del lusso, ai giochi e all’intrattenimento, seguendo il modello Fornite, non solo videogioco ma anche organizzazione di eventi.
Non secondario, infine, il rischio di essere vittima di speculazioni finanziarie e di truffe, nell’acquisto delle criptovalute e negli investimenti a cui si accede nel metaverso. O meglio, in uno dei tantissimi metaversi esistenti.
AVATAR E PERSONA: LA VITA NEL METAVERSO
Forse non è casuale il fatto che il metaverso sia stato lanciato in questo periodo. Dopo due anni di pandemia, le piattaforme di comunicazione a distanza hanno mostrato pregi e limiti, e l’utilizzo dei giochi online ha avuto una crescita notevole, con fenomeni diffusi di isolamento sociale e di progressiva chiusura delle persone nella loro “bolla domestica”.
Sembrano nel breve termine fenomeni irreversibili. Il metaverso tende a renderli irreversibili anche nel lungo periodo, offrendo soluzioni tecnologiche più accattivanti e coinvolgenti.
Accanto agli aspetti psicologici vengono però in evidenza tre questioni di rilievo antropologico:
- La “deriva ludica” del digitale, cioè l’offerta di un ambiente virtuale che funziona quasi da “surrogato” della vita individuale e da “anestetico sociale”.
- La separazione dell’identità personale dagli aspetti corporei, materiali. Nel metaverso non si incontrano corpi, ma immagini, per quanto perfezionate.
- “Trasferire” all’avatar la personalità dell’utente, o avere tanti avatar con diversa identità per molteplici metaversi, quasi fossero la nuova forma degli account di accesso alla rete, e la stessa prospettiva di persone digitali “incarnate virtualmente” nella rete richiede di interrogarsi su quale concetto di persona si stia affermando.
Sono questioni che non è possibile trattare ora, per il loro rilievo etico e antropologico e per le molteplici implicazioni pratiche, in particolare riguardo alla privacy e alla sicurezza delle tecnologie del metaverso.
Le potenzialità del metaverso necessitano di una cornice di regolazione normativa che presuppone principi etici chiari, che non possono essere lasciati alle aziende o a generiche dichiarazioni di intenti.
Su questi temi andrebbe meditata la lezione del pensatore Romano Guardini, posta alla base delle prospettive di “ecologia integrale” che offre la Laudato Si’, se solo si dedichi alla transizione digitale la stessa attenzione offerta alla transizione ecologica: due facce della stessa questione.
Di Andrea Tomasi dal sito We.Ca. WebCattolici del 6 aprile 2022.
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