Metaponto. Non solo i resti dei templi di Hera e Apollo Licio, ma anche di una basilica paleocristiana

Un interessantissimo momento che la commissione diocesana per la Cultura, guidata da don Michele La Rocca, ha proposto alla comunità diocesana nell’ambito del percorso “La bellezza della Parola di Dio attraverso l’arte” è stata la presentazione di un battistero sito presso il borgo di Metaponto.
Don Michele La Rocca, Delegato Episcopale per la Cultura, la Pastorale della Scuola e dell’Università, la Pastorale del Laicato, introduce l’incontro

Non solo mare e vestigia della Magna Grecia a Metaponto, ma anche il segno della presenza della Chiesa sin dal IV secolo.

È quanto ci dice il ritrovamento di una vasca battesimale sita in località Crucinia (si trova sulla strada interna che porta al tempio di Apollo Licio sulla destra, e non sulla sinistra come il tempio).

Scoperto una cinquantina di anni fa, il fonte battesimale metapontino – a cui tra l’altro si è poi ispirato nelle forme quello della parrocchia “S. Giovanni Bosco” di Marconia – è stato oggetto di una delle ricerche di Marco Pelosi, vicedirettore del Museo Diocesano, presentata nella chiesa metapontina di S. Leone Magno ad un curioso e folto pubblico proveniente da diversi centri della Diocesi.

La vasca battesimale di Metaponto è cruciforme, inserita in una struttura circolare a sua volta inscritta in un rettangolo. Un ricco simbolismo che spazia dalla croce, eloquentissimo segno di morte per i cristiani del IV secolo, al tondo – che rappresenta l’infinito divino – in cui si innesta il quadrilatero, segno della completezza umana (allusione ai 4 elementi naturali, oppure alle 4 stagioni) che è dono del Battesimo.

Un battistero posto all’esterno – come in antico sempre avveniva – di una basilica paleocristiana.

Come tanti battisteri che sono nati su mausolei pagani, anche la vasca metapontina rimandava ad una tomba: quel sepolcro aperto che lasciava intuire al catecumeno l’immagine della resurrezione.

Proprio questo è il Battesimo teologicamente inteso: l’immersione nella morte e resurrezione di Cristo. Probabilmente in questa vasca, in cui il candidato al Battesimo scendeva attraverso dei gradini, correva acqua corrente, segno espressivo di quel lavacro di rigenerazione che è il Battesimo.

Il catecumeno, ha continuato Pelosi, entrava da occidente, simbolo della notte e della morte, ed usciva da oriente: un ulteriore elemento espressivo di un altro aspetto del Battesimo, il fatto che è segno di un percorso dalla morte alla vita.

Un percorso che si svolgeva nella nudità – segno di trasparenza davanti all’onniscienza di Dio – dopo che il battezzando veniva unto con l’olio detto, appunto, “dei catecumeni” in vista della lotta che gli avrebbe riservato la vita cristiana, come i gladiatori venivano unti con l’olio per essere agili durante la gara. Un’unzione rimasta presente anche nel rito battesimale attuale e con significato analogo, ma evidentetne meno eloquente perché limitata ad una parte del petto.

Nulla ci rimane invece della volta del Battistero, che spesso rappresentava il tetramorfo, immagine veterotestamentaria rivisitata in età cristiana come una rappresentazione dei 4 evangelisti. Ecco il legame di questo ricco evento culturale con il tema dell’anno pastorale in corso sul ministero dell’annuncio della Parola.

Altre volte, invece, nella cupola sovrastante il Battistero – ha ricordato Pelosi – era raffigurato Dio Padre e sul fondo alla vasca poteva esser rappresentato il monogramma di Cristo. Il catecumeno si trovava cioè tra Padre e Figlio, come investito dallo Spirito Santo che, appunto, “procede dal Padre e dal Figlio”.

Un vescovo a Metaponto?

Inoltre, la proiezione di una cartina ha evidenziato come vi fosse un’ampia zona – da Taranto a Sibari e sino a Grumento, spostandosi verso l’interno – in cui non era attestata una sede episcopale: perché non pensare che a Metaponto, essendoci una vasca battesimale, vi fosse anche un vescovo?

E se Metaponto era sede di un battistero e di acqua corrente con tutta probabilità la comunità locale aveva intitolato a S. Giovanni Battista i propri luoghi di culto. Sino ad una cinquantina d’anni fa, la Parrocchia di Metaponto era ancora intitolata, appunto, a S. Giovanni, finché un documento della Santa Sede – d’emblée – nomina “S. Leone Magno”, che pure già in epoca normanna compariva a proposito della comunità metapontina.

Un ricco dibattito alla fine della presentazione di Pelosi, alimentato soprattutto dagli abitanti del metapontino più appassionati di storia locale, ha spaziato sui temi più vari: dal ricordo del restauro della statua di S. Leone Magno oggi presente in chiesa alla legittima domanda: “Perché non rendere ordinariamente fruibile questo luogo?”.

È bello conoscere il nostro territorio e capire quanto antica sia la nostra Chiesa locale. È bello comprendere che sono i documenti a fare la storia e, ahinoi, ci sono state diverse ampie finestre temporali prive di documenti, per cui – più che storia – possono farsi solo supposizioni.

Tornare nella vita rivalutando l’importanza del Battesimo

Una serata di riflessione su questo battistero – ha concluso don Michele La Rocca, Delegato Episcopale per la Cultura, nonché organizzatore dell’evento – ci stimola a (ri)prendere coscienza della bellezza di essere stati battezzati, cioè di essere cristiani: “È di questo che ha bisogno il mondo d’oggi!”.

Il parroco di S. Leone Magno, don Giuseppe Antonio Lavecchia

È stato istruttivo approfondire alcuni dei momenti della liturgia battesimale e dell’architettura liturgica del fonte, aspetti che sfuggono nei nostri Battesimi e battisteri, e così veniamo privati dei segni che esprimono il senso di un sacramento che è unione con Cristo che muore, scende agli inferi e poi risorge. Come risorto e santo è il neofita.

Non meno significative, nella loro brevità, le due riflessioni che il Vicario Generale, mons. Angelo Gioia, ha lasciato al pubblico. In primis, il significato etimologico di “cultura”, dal latino còlere, ovvero ‘prendersi cura’. È quello che la Commissione Diocesana per la Cultura, attraverso l’approfondimento di alcuni beni del patrimonio della nostra Chiesa locale sta facendo e ha incoraggiato tutti a farlo. Poi, la centralità di quell’ultimo comando che Gesù risorto lascia ai suoi discepoli: “Andate in tutto il mondo e battezzate” (cf Mt 28,19, Mc 16,15-16, Lc 24,47-48), senza il quale non avremmo avuto neppure… il battistero metapontino.

Di seguito il video integrale della conferenza e del successivo dibattito.

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Giuseppe Longo

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