Messa crismale: la benedizione degli oli per amministrare i sacramenti
È lontana tradizione che il giovedì santo – o per opportune ragioni un giorno ad esso precedente durante la settimana santa – vengano benedetti gli oli dei catecumeni e degli infermi che saranno adoperati nel corso dell’anno seguente in Diocesi per amministrare i Battesimi e le Unzioni degli Infermi e venga consacrato il sacro crisma, l’olio aromatizzato che sarà utilizzato per i Battesimi, le Cresime e tutte le Ordinazioni diaconali, presbiterali, episcopali. Formule consacratorie suggestive e ricche di riferimenti alla storia della salvezza pronunciate dall’arcivescovo che ci converrà ascoltare con attenzione nella Messa “del Crisma”, domani 27 marzo, mercoledì santo. Non meno eloquente il gesto del vescovo, colui che più di tutti i presenti è ricolmo di Spirito Santo, che soffia il suo alito nel sacro crisma, come Dio Padre che nel principio del tempo alitò in Adamo lo spirito di vita. E altrettanto pregna di significato l’imposizione delle mani, segno della trasmissione dello Spirito Santo, sul sacro crisma da parte di tutti i sacerdoti concelebranti.
Forse per l’uso più ampio del Crisma, forse per il carattere speciale di assimilazione a Cristo che produce in chi lo riceve, nel tempo, questa celebrazione è stata detta “Messa del Crisma (o ‘Crismale’)”, ma non è il Crisma l’unico “protagonista” della celebrazione!
La rinnovazione delle promesse sacerdotali
“Protagonista” della crismale è tutto il presbiterio diocesano radunato intorno al padre Arcivescovo: per volere di papa Paolo VI, a partire dagli anni ’70, nella messa del Crisma ha luogo la rinnovazione delle promesse sacerdotali. Fu scelto questo giorno sacerdotale per eccellenza, il giovedì santo, in cui la Chiesa ricorda l’istituzione del sacerdozio ministeriale in cui il clero era già radunato con il suo pastore (sebbene, abbiamo detto, la messa del Crisma possa celebrarsi anche in giorno precedente). E accanto alla volontà dei presbiteri di essere fedeli agli impegni sacerdotali, viene inoltre pronunciata la dichiarazione di impegno da parte del popolo di Dio a pregare per preti e vescovo.
La partecipazione in streaming per chi non può esser presente
Così ha pienamente senso la partecipazione a questa celebrazione del popolo di Dio in tutte le sue componenti, ormai comunque abbastanza acquisita, che fa di questa liturgia una manifestazione della Chiesa dicoesana, e rafforza la funzione paterna e pastorale che il vescovo ha rispetto ai presbiteri e ai fedeli tutti della diocesi. Per questo, per consentire anche a chi non potesse essere presente di unirsi almeno virtualmente a questo momento fortemente diocesano, è prevista la partecipazione tramite diretta in streaming al seguente link: https://www.youtube.com/live/7Gr-bdwRi7k?si=yAmQvsNIlzd_UUDR.
L’ammissione agli ordini sacri per cinque seminaristi
Ma quest’anno la celebrazione della Messa del Crisma è anche arricchita dal rito di ammissione agli ordini sacri del diaconato e del presbiterato di cinque seminaristi della diocesi:
- Roberto Andrisani, materano della Parrocchia “S. Giacomo”, 37 anni. Diplomato ragioniere, dopo 13 anni di lavoro presso il Bar “Tripoli” nel 2018 entra nel seminario “S. Pio X” di Catanzaro, lo stesso in cui si è formato il nostro Arcivescovo!
- Pasquale Bernalda, 23 anni, montese della parrocchia dei “SS. Pietro e Paolo”, diplomato al Liceo Classico “Duni-Levi” di Matera nel 2019. E, subito dopo, l’inizio dell’anno propedeutico in seminario.
- Nunzio Ciliero, 24 anni, parrocchia “SS. Luca e Giuliano” di Grottole, maturità alberghiera, una vocazione nata in famiglia, grazie alla nonna paterna “che mi affascinava nel raccontarmi la vita e le opere di uomini e donne, grandi e piccoli, giovani e anziani, amici di Cristo – i santi! – che hanno fatto della loro vita una meraviglia”.
- Francesco Lacava, 41 anni, ferrandinese della parrocchia “S. Maria della Croce”, maturità scientifica, studente universitario di Agraria a Potenza, la gestione del cinema “Della Valle” a Ferrandina e poi la scelta del seminario. Una chiamata sentita da lontano, un lungo discernimento, vissuto in parte come riflessione solitaria, “finché ne ho finalmente parlato al mio parroco, don Pierdomenico Di Candia, e a 38 anni sono entrato in seminario”.
- Emanuele Regina, 26 anni, della comunità “Maria SS. Annunziata” di Scanzano Jonico, maturità classica a Pisticci, laurea a Siena in Storia dell’Arte, la promessa di una carriera accademica, ma poi la scelta del seminario: “quasi un ritorno a qualcosa che covava in me sin da bambino ma per cui forse mi mancava coraggio”.
L’ammissione agli ordini sacri è il passo fondamentale in cui i seminaristi (o, anche, i candidati al diaconato permanente), presa completa coscienza della propria vocazione al sacerdozio (o, anche, al diaconato), ricevuto il parere positivo del vescovo in merito, in un momento rituale specifico, alla presenza della Chiesa locale, “rendono noto il proprio desiderio di dedicarsi al servizio di Dio e del suo popolo” (cfr. la liturgia del rito di ammissione agli ordini sacri).
Un momento fondamentale nel proprio cammino vocazionale – successivo al primo passo di ingresso in seminario – a cui i seminaristi si sono preparati con giornate e momenti specifici di preghiera e con una rivisitazione della propria storia di vita. E tutti hanno chiesto la preghiera alla comunità diocesana.
In dialogo con l’arcivescovo, i candidati dichiareranno di voler “perseverare nella preghiera e nel cammino di conformazione a Cristo per essere pronti ad assumere nella Chiesa l’impegno ad essere fedeli ministri di Cristo e del suo corpo che è la Chiesa” (ibidem). E poi dal vescovo riceveranno la benedizione.
Non facciamo mancare la nostra preghiera e presenza – virtuale per chi non potesse giungere in cattedrale (è questo il senso della diretta in streaming) – che dice la coscienza di essere parte della Diocesi.
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