Memoria, presenza viva

La forza comunicativa di un evento passa dalle parole, dai silenzi, dai gesti compiuti e, soprattutto, dalla capacità di incidere nella storia. Può sembrare un’ovvietà ma è un ottimo esercizio per riflettere sulla costruzione della memoria personale e comunitaria. Di più: su quanto questa possa sviluppare orientamenti e decisioni o accompagnare nei tornanti più ardui. È un criterio di lettura, ad esempio, con cui guardare ai cinque anni trascorsi dalla “Statio Orbis” presieduta da Papa Francesco il 27 marzo 2020 nel pieno della pandemia da Covid-19. “Quel giorno – scrive Alessandro Gisotti su Vatican Media – il tempo sembrava sospeso, la paura del domani quasi paralizzante. L’umanità aveva bisogno di aggrapparsi a qualcuno che le offrisse una parola di speranza. Quella persona, quella roccia a cui ancorarsi è stata Papa Francesco”. Quel momento di preghiera rilancia ancora oggi un’intuizione di grande attualità: la memoria non è mera conservazione di eventi trascorsi, ma una presenza viva del passato nel presente, capace di orientare il cammino futuro. Non è archeologia, ma attualizzazione continua che guida attraverso il labirinto dell’esperienza contemporanea. La comunicazione deve aiutare a non smarrire l’orientamento, soprattutto quando la lezione sembra non compresa.
Vincenzo