Matera. Quest’estate rovente nella Casa Circondariale. La CEI dona 60 ventilatori: “Una carezza della Chiesa”

Un’estate calda che interroga tante persone sul cambiamento climatico sul nostro pianeta. Ma c’è un mondo che spesso ci sfugge e che visitiamo con questo piccolo articolo: il carcere. Com’è vissuta nella casa circondariale di Matera questa estate rovente?
Fra Gianparide con alcuni volontari dell’Associazione Disma, a servizio dei detenuti della Casa Circondariale di Matera

2200 ventilatori per 31 istituti penitenziari scelti tra Torino e Palermo passando per Oristano e Sassari, senza trascurare la Casa Circondariale di Matera a cui sono stati destinati una sessantina di dispositivi.

Il 31 maggio, festa della Visitazione, quando per tempo i ventilatori arrivano in un grande furgone ancora non se ne comprende appieno l’utilità che avranno nelle celle del carcere: nessuno immagina il caldo opprimente che circolerà anche nel nostro istituto penitenziario nei mesi successivi, sebbene le previsioni già parlino di temperature anomale per questa estate. Solo con il senno di poi possiamo confermarne l’utilità assoluta e i detenuti esprimono gratitudine reale per questo gesto di solidarietà.

Un dono della Conferenza Episcopale Italiana, in collaborazione con il Servizio per la Promozione del Sostegno Economico alla Chiesa Cattolica e con il sostegno dell’Ispettorato Generale dei Cappellani delle Carceri, deciso soprattutto per i più fragili presenti nelle sezioni infermeria delle nostre Carceri.

“Semi di tarassaco volano nell’aria” il nome del progetto, immagine di quella Chiesa che, come il tarassaco, fiorisce, si apre e – grazie al soffio dello Spirito – si scopre presente oltre le sue stesse mura, anche tra i detenuti.

“Con il comandante abbiamo deciso di distribuire un ventilatore per cella – abbiamo una cinquantina di celle –, altri nell’infermeria… altri sono rimasti di riserva”, racconta fra Gianparide Nappi OFM, Cappellano del Carcere di Matera.

“I detenuti sono stati contenti ma, dato il caldo eccessivo e il fatto che le celle siano abitate h24 da 5 persone, il carcere in queste ultime due estati è divenuto un forno. Questa iniziativa – continua fra Gianparide – seppur buona e sinceramente apprezzata da tutti – cogliamo l’occasione per rinnovare la nostra gratitudine ai vescovi italiani e a chi li ha supportati in questo progetto – è un punto di partenza e ci occorre guardare oltre. Già l’anno scorso nella cappella avevamo posizionato a parete cinque ventilatori. Tutti abbiamo a cuore l’abitabilità e la dignità di questi luoghi e anno per anno intendiamo fare passi avanti per mitigare la calura estiva: il passo di quest’anno ci ha dato il ‘la’ per nuove idee da concretizzare”.

“E talvolta anche un semplice e lieve soffio d’aria può aiutare a vivere meglio il periodo di detenzione”, si legge nella lettera inviata dal segretario generale della Cei, mons. Giuseppe Baturi, al capo del Dipartimento dell’Amministrazione penitenziaria Giovanni Russo.

“È la carezza di una madre che vi sta vicino”, ha commentato il Card. Matteo M. Zuppi, presidente della CEI, il 12 giugno presidiando la consegna degli 80 ventilatori alle detenute della Direzione della Casa Circondariale femminile di Rebibbia a Roma. Si tratta, ha aggiunto, di “un piccolo gesto, ma l’amore è nelle cose semplici. Le attenzioni le ritroviamo nelle buone parole, nell’ascolto paziente; altre volte in gesti grandi o piccoli, come questo”.

“Un ventilatore non risolve il problema cronico delle carceri, è vero. Un ventilatore, però, potrebbe cambiare la giornata ad una persona detenuta: anche questo è vero. Oppure rendergli più umana una notte, così da rendere migliore la giornata successiva fatta di lavoro, studio o quant’altro”, sono le parole di don Marco Pozza, cappellano del carcere “Due Palazzi” di Padova.

Perché non trarre spunto dall’azione dei Vescovi italiani per continuare anche noi – che siamo più vicini, almeno geograficamente, alla Casa Circondariale di Matera – questa iniziativa utile e gradita per questi nostri fratelli ristretti tra le sbarre della detenzione con un nostro atto di generosa attenzione? Possiamo far riferimento, direttamente o tramite la Redazione di Logos, a fra Gianparide, che in tanti conosciamo, o a Vincenzo Pace, presidente dell’Associazione Disma che lo affianca in quest’opera di apostolato, di cui parleremo in un prossimo articolo.

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Giuseppe Longo

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