È una piacevole scoperta “Giuliana degli Abissi”, il nuovo allestimento del Museo Archeologico nazionale “Domenico Ridola” di Matera, a cura di Annamaria Mauro e Laura D’Esposito, dedicato al fossile della Balena Giuliana, scoperto nel 2006 sulle sponde del Lago di San Giuliano, a 8 km dalla città dei Sassi.
Sono quattro le sale dalle quali è composto il percorso espositivo dedicato alla Balena Giuliana si compone di quattro sale. La prima è dedicata alla scoperta del fossile e alle fasi del difficile recupero. Dopo lo scavo, completato nel 2011, i resti dell’animale furono consolidati, frazionati in blocchi, protetti con camicie di gesso e collocati all’interno di casse lignee costruite su misura e protette da un imballaggio di argilla espansa e schiuma di poliuretano. Tutte le casse furono trasportate presso la sede materana dell’allora Soprintendenza per i Beni Artistici e Storici della Basilicata dove rimasero fino al 2013 quando vennero trasferite al Museo Archeologico nazionale “D. Ridola” di Matera.
Nella seconda sala, la più suggestiva che incanta grandi e piccini, il visitatore è accompagnato in un viaggio di grande impatto visivo attraverso una videoinstallazione immersiva ideata dal visual artist Silvio Giordano e realizzata da ETT SpA, azienda del Gruppo SCAI. Al fine di creare un flusso emotivo dinamico, le varie sezioni che compongono il filmato sono state realizzate utilizzando tecniche differenti, dall’animazione 2D al 3D fotorealistico, passando per il compositing, le riprese video live e la motion graphic. Alle riprese reali da drone, inoltre, si affiancano parti prevalentemente documentaristiche. La sala è caratterizzata dalla presenza di una proiezione immersiva su due lati che si attiva all’ingresso del visitatore, rendendo l’esperienza coinvolgente grazie anche alla grande parete specchiata. Un ruolo estremamente importante rivestono il suono e le musiche, che accompagnano lo spettatore in una dimensione acquatica. Alla voce del narratore Christian Iansante è affidato il racconto della vita marina, dalla genesi fino alla caccia violenta alla balena che, in tutta la letteratura, da Moby Dick a Giona della Bibbia, rappresenta una tappa verso la salvezza, recando con sé la possibilità del rinnovamento.
La terza sala è dedicata al paleoambiente, con l’esposizione di alcuni reperti riconducibili alla fauna e alle piante acquatiche dell’ecosistema in cui la balena è stata ritrovata. Attraverso un monitor il visitatore può inoltre seguire i lavori di restauro del fossile, eseguiti dalla ditta Lithos s.r.l, in corso nel laboratorio allestito nella Ex Palazzina Fio del Museo “Ridola”. Le notevoli dimensioni e la giacitura sulla spiaggia sommersa in cui l’animale si era arenato prima che fosse ricoperto dal sedimento sabbioso hanno infatti causato la perdita di gran parte dello scheletro; a questi si aggiungono i danni provocati dalle variazioni di temperatura e umidità che hanno interessato il reperto negli anni intercorsi dal suo recupero ad oggi. Pertanto, grazie ad una proficua collaborazione tra diversi enti coinvolti, è stato possibile individuare una metodologia di intervento che prevede, attraverso diversi step, la messa in sicurezza/consolidamento dei reperti osteologici. Tali operazioni, che si svolgeranno con la supervisione del paleontologo, in alcuni casi permetteranno il recupero dei frammenti e, ove possibile, le integrazioni che agevoleranno la lettura morfologica del fossile e il ristabilimento della coesione delle parti superstiti.
Nella quarta sala sono esposti i primi due reperti ossei integralmente restaurati: la bulla timpanica e l’omero dell’arto destro. Grazie ad un lungo e delicato intervento infatti, è stato possibile recuperare tutte le parti del cetaceo fossile giunte sino a noi: dodici vertebre toraciche, diverse costole, di cui una lunga oltre 3 metri, la pinna pettorale e gran parte del cranio. Proprio il rinvenimento della bulla timpanica ha consentito di attribuire con sicurezza l’animale al genere Balenoptera la cui lunghezza presunta è di 26 metri e che può essere assimilata all’odierna specie della balenottera azzurra. Gli specialisti confermano che la Balena Giuliana, probabilmente il più grande esemplare che abbia mai solcato le acque del mare che oggi chiamiamo Mediterraneo, visse nel Pleistocene inferiore, fra 1,5 e 1,25 milioni di anni fa ed aveva un peso compreso tra 130 e 150 tonnellate, contro le circa 100 tonnellate del più grande fossile dei dinosauri. Il rinvenimento di questa balena, quindi, risulta di grande importanza per l’approfondimento delle conoscenze sulla storia biologica del Mediterraneo.
Il racconto dell’allestimento viene completato dal fumetto d’autore “La Regina degli abissi” (Osanna Edizioni) realizzato dall’illustratore e fumettista Giulio Giordano.
Cominciano il 24 e 25 gennaio nel Museo Archeologico nazionale “Domenico Ridola” e proseguiranno nelle prossime settimane, le visite guidate al cantiere di restauro del fossile della Balena Giuliana, promosse dal Museo nazionale di Matera.
In queste prime date saranno organizzati due turni di visita, alle 17:00 e alle 18:00, per consentire al pubblico di conoscere lo stato di avanzamento dei lavori di restauro e porgere domande ai restauratori.
Il 26 gennaio alle ore 17:00, nella sala conferenze del Museo Ridola, si apre inoltre il ciclo di incontri “Lezioni al Museo” che vedrà protagonisti esperti, professionisti, docenti universitari, invitati ad approfondire temi che intrecciano le attività di ricerca e divulgazione del Museo. Il primo incontro, dal titolo “Giuliana, la più grande Balena del Mediterraneo” sarà con il paleontologo Giovanni Bianucci, professore associato presso l’Università di Pisa, che approfondirà la scoperta del grande fossile di cetaceo.
Le visite guidate al cantiere si svolgeranno ogni due settimane nella giornata del mercoledì alle ore 17:00 (prossimo appuntamento mercoledì 8 febbraio). Per partecipare alle visite è necessaria la prenotazione, inviando una mail all’indirizzo
mn-mt.comunicazione@cultura.gov.it. Il costo del biglietto per la visita guidata è di 2 euro.