Malati e curanti insieme per la vita

È una relazione di aiuto reciproco quella che lega malati e curanti: è quanto scrivono i Vescovi italiani al termine di una lunga lettera indirizzata al personale della sanità – medici, infermieri, operatori sociosanitari - in occasione della 30° Giornata mondiale del malato. Il documento, oltre a esprimere gratitudine, riconoscenza rispetto e stima per i curanti, offre un contributo originale sul dibattito in corso circa le condizioni che rendono possibile il rilancio della sanità italiana. Chi sta redigendo il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, nello specifico il progetto 6 dedicato alla Salute, non potrà non tenerne conto.

Se mi chiedete quale sia la malattia più terribile che come medico mi sono trovato ad affrontare vi risponderò di getto che è una sola: la solitudine.
È un sentimento che sperimentiamo ogni volta che siamo messi di fronte alla fragilità della nostra carne.

Quando una sofferenza ci assale, grande o piccola che sia, “anche il cuore si appesantisce, la paura cresce, gli interrogativi si moltiplicano, la domanda di senso per tutto quello che succede si fa più urgente”.

Nel Messaggio per la 30° Giornata mondiale del malato Papa Francesco si domanda quale sia il motivo dell’attenzione particolare di Gesù verso i malati: ai discepoli inviati  in missione Egli affidava infatti  un doppio mandato, annunciare il Vangelo e curare gli infermi.

La risposta la suggerisce un filosofo e accademico francese di origini ebraico-lituane Emmanuel Lèvinas nel suo trattato “Un’etica della sofferenza”: «Il dolore isola assolutamente ed è da questo isolamento assoluto che nasce l’appello all’altro, l’invocazione all’altro».

“Il malato è sempre più importante della sua malattia, e per questo ogni approccio terapeutico non può prescindere dall’ascolto del paziente, della sua storia, delle sue ansie, delle sue paure. Anche quando non è possibile guarire, sempre è possibile curare, sempre è possibile consolare, sempre è possibile far sentire una vicinanza che mostra interesse alla persona prima che alla sua patologia.”

Un legame misterioso unisce i malati a chi si prende cura di loro: è il bisogno di vita a cui entrambi si aggrappano, gli uni per domandarla, gli altri per donarla.

“Il paradosso della cura è che il paziente diventa strumento di realizzazione umana, non solo professionale, e di esperienza di grazia per il Curante.”

E’ l’osservazione con cui si conclude una bellissima Lettera dei Vescovi italiani ai curanti e professionisti della salute – medici, infermieri, operatori sociosanitari – in cui si  esprime loro gratitudine, riconoscenza rispetto e stima per i curanti in occasione della 30° Giornata mondiale del malato.

 Il testo offre anche un contributo originale al dibattito in corso circa le condizioni che rendono possibile il rilancio della sanità italiana: chi sta redigendo il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, nello specifico il progetto 6  dedicato alla Salute, non potrà non tenerne conto.

Una parietaria saldamente aggrappata ad una parete di tufo protesa verso l’alto: è una immagine che rimanda a quel misterioso legame che unisce il malato a colui che se ne prende cura.

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Erasmo Bitetti

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