Madonna della Bruna, novenario. Il secondo triduo, predicato da Mons. Ricchiuti

Mons. Giovanni Ricchiuti, Vescovo emerito di Altamura-Gravina-Acquaviva delle Fonti e già Arcivescovo di Acerenza, ha guidato la riflessione e i pellegrini in cammino verso la Bruna nella seconda parte del novenario (28-30 giugno): nelle giornate forti dei santi Pietro e Paolo (vigilia e solennità) e nella XIII domenica del tempo ordinario.

Serate che parlano di vocazione e di sequela, sull’esempio dei santi Pietro e Paolo, e di Chiesa, che – come papa Francesco – Ricchiuti sogna “povera per i poveri”.

Serate che parlano un linguaggio familiare: mons. Ricchiuti ha rievocato l’amicizia fraterna con mons. Ligorio: entrambi classe ’48, entrambi pugliesi – uno biscegliese, l’altro grottagliese – ed entrambi alla guida di due diocesi lucane strettamente legate, Matera e Acerenza: eppure l’amicizia tra le Chiese nel tempo del loro episcopato era una novità  perché in passato erano state in forte competizione. E in forma simbolica, mons. Ricchiuti ha indossato i paramenti di mons. Cavalla, ultimo vescovo di Acerenza e Matera, deceduto 70 anni fa. Anche perché – sono le parole di Ricchiuti riferite ad Acerenza – “il primo amore non si scorda mai”.

Altro biblista come mons. Cascio, che ha guidato la prima parte della novena, mons. Ricchiuti ha esordito che il primo nutrimento che la novena ci offre “è quello della parola di Dio”. E in effetti un’abbondanza di Parola di Dio ci è stata somministrata in questo triduo, avendo ogni sera la prima e la seconda lettura.

28 giugno: la Chiesa e Pietro

Un richiamo a noi credenti ad amare la Chiesa ha rivolto mons. Ricchiuti nella messa vigiliare dei santi Pietro e Paolo (At 3,1-10; Sal 18, Per tutta la terra si diffonde il loro annuncio; Gal 1,11-20; Gv 21,15-19). “Una Chiesa alle volte divisa in se stessa: forse questo lo scandalo maggiore che possiamo dare”. Ma anche “una Chiesa inascoltata quando denuncia l’assenza di Dio nella società attuale”, ha continuato Ricchiuti. “Una Chiesa che comunque non sa abdicare a quel progetto: fate mie discepole tutte le nazioni”. La “sua” Chiesa, “nostra madre” – sono le parole di Ricchiuti – “che Gesù vuol far capire a Pietro come si ama quando dice: altri ti porteranno domani dove tu non vuoi!”. Ricchiuti racconta, a proposito, l’esperienza di un suo confratello barlettano che in occasione del XXV di sacerdozio, ammalato di sclerosi multipla, disse: “È così che oggi mi viene chiesto di seguire il Signore”. “Una Chiesa in cui far risplendere il volto di Cristo, come Pietro che alla porta bella disse: ‘Non ho né oro e né argento ma quello che ho – Gesù Cristo – te lo do”, così in riferimento alla prima lettura.

Alla fine, per un saluto, è giunto il nostro Arcivescovo, di ritorno dalla Parrocchia Maria Madre della Chiesa dove ha presieduto la celebrazione per i 10 anni di sacerdozio di don Donato Dell’Osso.

Di seguito l’audio completo dell’omelia.

29 giugno: la sorte dei discepoli

Quando gioca l’Italia agli Europei anche la novena è meno frequentata: peccato per l’esito della partita e, pertanto, per la presenza più ridotta!

Una preghiera speciale per Papa Francesco la prima richiesta di Ricchiuti all’assemblea. Il focus sui momenti difficili di Pietro e Paolo che incontrano subito difficoltà: si verifica ciò che Gesù aveva profetato: “Non vi aspettate che srotolino i tappeti davanti a voi, gli scrosci di applausi, o le folle acclamanti. Sarete perseguitati perché porterete un annuncio bello ma scomodo per la mentalità mondana, scomodo e provocatorio reagirà il potere”, sono le parole di Ricchiuti in questa seconda serata. Da 2000 anni il potere, quale esso sia, reagisce alle parole del Vangelo contrastandole forse un tempo, ignorandole oggi. E l’esperienza di Pietro e Paolo è stata il carcere.

E ci vuole un’evangelizzazione che parta dalle origini, che si sforzi di far conoscere il Cristo e sappia rendere ragione della propria fede chiedendosi “Chi è il Cristo”. Ecco che il Signore chiede ai discepoli: “L’opinione pubblica che dice di me? Voi chi dite che io sia?”. La risposta di Pietro è: “Tu sei il Cristo!”.

Noi cristiani abbiamo bisogno di ritrovare la generosità che trovarono gli apostoli nel primo annuncio, la generosità di Maria che si reca dalla cugina Elisabetta. Noi siamo chiamati a costruire la Chiesa e con la forza della parola di Cristo andare avanti e portare l’annuncio di Maria. Affrontiamo questa avventura, trovando il coraggio di ricominciare, di testimoniare, di avvicinare, di parlare del Vangelo.

Di seguito l’audio integrale dell’omelia (At 12,1-11; Sal 33, Il Signore mi ha liberato da ogni paura; 2Tm 4,6-8.17-18; Mt 16,13-19).

30 giugno: Dio fa il tifo per la vita dell’uomo, specie se povero

Una Basilica addobbata a festa accoglie i fedeli in questa domenica!

“Dio non ha creato la morte e non gode della rovina dei viventi. Siamo progettati da lui, in noi c’è il suo soffio, il suo spirito”. E se quel primo uomo ha detto: “non ho bisogno di te, me la vedo io, nonostante questo, Dio non si è stancato di amarci, ci ha inseguiti con l’amore del figlio suo: Cristo muore per noi peccatori, perché la morte sia vinta”, commenta Ricchiuti. E così si collega ai due miracoli di cui ci parla il Vangelo, due atti di vita che Gesù opera per il bene dell’uomo: la guarigione dell’emorroissa e della figlia del capo della sinagoga Giàiro.

E poi l’invito di Paolo ai Corinzi che – alla vigilia della settimana sociale di Trieste, chiosa Ricchiuti – ci evidenzia la logica del vangelo: la condivisione per la dignità di tutti affinché “colui che raccolse molto non abbondò e colui che raccolse poco non ebbe di meno” (cf 2^ lettura).

Di seguito l’audio integrale dell’omelia (Sap 1,13-15;2,23-24; Sal 29, Ti esalterò, Signore, perché mi hai risollevato; 2Cor 8,7.9.13-15; Mc 5,21-43)

Si ringrazia M. Cristina Garzone per le foto e Tiziana Manicone per la regisatrazione delle omelie durante tutta la novena.

L’ultima serata predicata da Mons. Rocchiuti. Insieme all’arcivescovo Mons. Caiazzo, al presbiterio e ai ministranti presenti

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Giuseppe Longo

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