Le emozioni che generano il cambiamento

La mostra ispirata alla «Laudato si’» nei pressi del colonnato di San Pietro proprio durante i negoziati della Cop26.

La Conferenza delle Nazioni Unite sul Clima che si sta tenendo a Glasgow, in Scozia, è chiamata ad una presa di coscienza collettiva senza precedenti, nella drammatica storia del contrasto al cambiamento climatico. Il livello di allerta per la presenza di anidride carbonica in atmosfera — indicato molti anni fa in 350 parti per milione (ppm) — ha raggiunto quest’anno lo sconvolgente picco record di 414 ppm. Un dato che nella sua freddezza rischia di non scaldare il cuore di alcuno, ma dietro al quale in realtà si nasconde una delle più gravi tragedie che l’umanità si è trovata ad affrontare nella propria evoluzione. Come far comprendere la sua portata a chi sente, prima di tutto, l’esigenza di mediare tra interessi economici del proprio Paese e la “seccante” incombenza di una crisi ecologica che si vorrebbe contrastare al minor costo possibile? Come trasferire ai così detti “grandi della Terra” le tragiche ricadute umanitarie di questo inarrestabile incremento di gas clima-alteranti, frutto della cieca volontà di assecondare le folli esigenze di profitto dei sistemi finanziari? Servirebbero emozioni forti, capaci di stravolgere i cuori fino allo svenimento, per trasferire la sofferenza di intere popolazioni oggi senza una terra capace di dare loro, non certo un benessere estremo, bensì le condizioni minime per la sopravvivenza e la dignità umana. Con questo spirito Lia Beltrami — scrittrice e pluripremiata regista di oltre 50 documentari — e il giovane brillante fotografo Asaf Ud Daula, hanno prodotto la mostra «Emozioni per generare cambiamento», valorizzata dal pontificio Dicastero per il servizio dello sviluppo umano integrale, con una esposizione straordinaria presso il Colonnato di San Pietro, proprio durante i negoziati della Cop26. Protagonista dei 40 scatti, davvero straordinari, l’enciclica Laudato si’ raccontata attraverso l’emblematica realtà del Bangladesh, uno dei Paesi nei quali sono più forti il “grido della Terra” e il “grido dei poveri”. Ne parliamo con Lia Beltrami.

Mentre a Glasgow si decidono le sorti del pianeta e dell’umanità, una regista cattolica di Trento e un fotografo musulmano del Bangladesh realizzano una mostra che mette al centro la «Laudato si’»…

L’idea nasce tre anni fa, durante una mia lettura interpretata dell’enciclica Laudato si’ ai giovani artisti del Bangladesh. In particolare, il fotografo Asaf Ud Daula, che già aveva collaborato per il Padiglione vaticano a Expo Milano 2015, si è lasciato coinvolgere profondamente. Il progetto è poi maturato nel gennaio 2020, quando abbiamo deciso di lavorare in Bangladesh per portarlo a compimento. In un percorso di preghiera e meditazione, dalla collaborazione con il Dicastero per lo sviluppo umano integrale sono nate le 40 frasi che scandiscono la rappresentazione dell’enciclica. Nella scelta dei soggetti, abbiamo voluto privilegiare soprattutto lo sguardo dei bambini, al centro del creato. Sono bambini ritratti durante il lavoro… I loro occhi raccontano una storia.

Il Bangladesh è una delle regioni più martoriate dal cambiamento climatico con conseguenze devastanti per la sua poverissima popolazione. Ma anche la provincia di Trento ha subito danni importanti al suo millenario ecosistema boschivo, quasi a ricordarci che il problema non è affatto lontano dai nostri confini, che abitiamo tutti un’unica casa comune …

Il Bangladesh soffre fortemente per le alluvioni, gli allagamenti, l’inquinamento e lo sfruttamento economico dissennato. Proprio da qui abbiamo voluto lanciare il messaggio dell’enciclica Laudato si’, interpretato in forme artistiche. I supporti della mostra sono stati realizzati in Trentino, dal Servizio ripristino della Provincia, con il legno schiantato dalla tempesta Vaia nel 2018 e donatoci dalla Magnifica Comunità di Fiemme. Abbiamo voluto dare nuova vita a questi alberi abbattuti, inserendoli in punta di piedi tra le colonne del Bernini, creando un gioco di “vedo e non vedo”, tanto caro all’artista.

La mostra diventerà presto itinerante e accompagnerà la promozione della Piattaforma Laudato si’, con la quale Papa Francesco invita tutti ad una radicale conversione ecologica. Dei tanti messaggi contenuti in queste immagini, quale spera resti più impresso nel cuore di chi le osserverà?

Ogni scatto ha un posto speciale nel mio cuore, e racconta di una vita intera. Forse, lo sguardo profondo e pieno di Dio, della bambina che probabilmente vende pesce secco, può essere una bussola per generare quel cambiamento oggi tanto necessario. Ritornare all’essenziale, vivere nello spirito, sentire il creato come parte di noi. È questa la vera sfida che abbiamo davanti.

Di PIERLUIGI SASSI dal sito dell’Osservatore Romano del 3 novembre 2021

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