L’attrattiva amorosa della grazia. Papa Francesco secondo Lucio Brunelli.

In un libro, il giornalista prova a raccontare un pontificato che ha visto l’abbreviarsi delle distanze tra la Chiesa e l’uomo.

Una suggestiva immagine del libro dell’Apocalisse può spiegare tante cose del pontificato di Papa Francesco: «Ecco, sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da lui». Il noto giornalista Lucio Brunelli, nel suo libro Papa Francesco, come l’ho conosciuto io, edito dalle edizioni San Paolo, spiega molto bene il senso dell’abbreviarsi delle distanze tra Dio e l’uomo. Dio sta alla porta e adesso è Lui che aspetta. Per discrezione non entra, attendendo prima un cenno di invito a entrare. La discrezione, per Papa Francesco, è la posizione di Dio di fronte agli uomini che vuole liberi di aprirgli o anche di chiudergli la porta.

È Dio stesso a cercare gli uomini. Mentre l’uomo si affanna lungamente a cercarlo, Dio trova la strada più breve per giungere fino a lui. Il libro di Brunelli è la testimonianza di un Papa che ci consegna un Dio che si mette alla ricerca dell’uomo, che cerca la strada per giungere a casa sua e che si mette in attesa.

Cosa può convincere esistenzialmente l’uomo moderno sulla verità del cristianesimo? Spiega Brunelli che, principalmente, non è una dottrina, non è un ragionamento. Ciò che rende persuasivo il cristianesimo è vedere quanto Dio desideri l’uomo. E questo cercare, questo desiderio è così intenso da voler diventare simile a lui. Dio si fa uomo. La capacità persuasiva del cristianesimo sta – dice Brunelli – in ciò che Sant’Agostino chiama «delectatio e dilectio, cioè l’attrattiva amorosa della grazia».

La vita stessa di Lucio Brunelli è la testimonianza di questo. Quante volte il Papa lo ha cercato e non certo perché fosse un suo amico. Anzi, per un attimo Brunelli ha temuto che il Papa lo cercasse perché risentito per una volta che il giornalista aveva violato la segretezza di alcune informazioni, pubblicando il contenuto di una conversazione riservata.

Quante volte Brunelli ha visto sul display del suo cellulare arrivare una telefonata da un “numero privato”. Era Papa Francesco che lo cercava. Quante volte ha ricevuto una sua mail – o il mail come Bergoglio si ostinava a scrivere – e quante volte sentiva, mentre era al telefono, che il Papa a penna prendeva nota di richieste, di indirizzi, che trascriveva la dettatura di spelling di nomi complicati, come fosse un semplice segretario. Osserva Brunelli che tutti gli ultimi Papi hanno avuto importanti segretari come mons. Capovilla, mons. Macchi, mons. Dziwisz, mons. Gänswein, che infatti poi sono diventati vescovi. Non così Papa Francesco. Forse perché pensa che il segretario è il Papa stesso.

Spesso il Papa chiedeva a Brunelli di andare a trovarlo. Altre volte gli telefonava per dirgli “non ti ho visto” in una circostanza in cui pensava di incontrarlo. Un modo per dire “ti ho cercato”. Perché Papa Francesco sa che ciò che rende felice un uomo è semplicemente questo. Anche nelle prove più dure, come quelle che ha dovuto attraversare il giornalista personalmente.

Brunelli racconta che una volta portò sua figlia a incontrare il Papa. La ragazza aveva perso la mamma e poco tempo dopo anche la nonna e questo la portava a guardare a Dio – disse – come a una specie di serial killer. Ma l’incontro finì con un abbraccio. Perché? È la ragazza stessa a spiegarlo: «Santo Padre la ringrazio perché da tanto tempo non vedevo mio padre così felice come dopo la sua elezione».

Interviste a Lucio Brunelli. Il video di TV2000. Il podcast dal Meeting di Rimini 2020 (durata 26’47”).

© Foto di Gregorio Galazka. Quarta di copertina di L. Brunelli, Papa Francesco come l’ho conosciuto io, Ed. San Paolo

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Paolo Tritto

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