Nella Giornata internazionale, la storia di Roccagorga, che si è stretto intorno a una giovane che ha avuto il coraggio di denunciare il suo aguzzino.
Sulle vecchie cartine geografiche così come sulle più moderne mappe di Google, Roccagorga è poco più di un puntino, incuneato sui primi contrafforti montani tra le province di Latina, Roma e Frosinone. Un paese di 4mila abitanti, passato alla storia perché qui nel 1913 Giolitti ordinò di sparare sui manifestanti che protestavano per l’aumento delle tasse e sul selciato rimasero uccise sette persone, mentre nel 1936 vi cadde un aereo militare e allora i morti furono 16. Ma ora a Roccagorga si sta consumando un’altra storia, che ha invece i contorni marcati della solidarietà e che parte dalla violenza sulle donne. L’ha conosciuta una giovane donna marocchina di neanche 30 anni, madre di una bambina di 10 e di un maschietto di 7 anni. Violenza nei suoi confronti e sospetti di abusi sessuali sui bambini, tanto che l’uomo – anche lui di origine marocchina – si trova ora in carcere, dopo aver ricevuto il divieto di avvicinarsi alla famiglia.
La donna ha trovato il coraggio di denunciare il marito, mettendo dunque fine all’odissea personale e familiare, ma non è rimasta sola, né solamente accompagnata dai servizi sociali. Il paese di Roccagorga, infatti, la sta abbracciando coi suoi figli con una sorta di “rete sociale” messa su dal municipio, ad iniziare da Nancy Piccaro, la sindaca-infermiera (è anche presidente provinciale dell’Ordine degli infermieri di Latina) che si è contraddistinta anche durante il lockdown, quando non ha lasciato soli i suoi concittadini dopo che il paese era stato dichiarato zona rossa tra i primi nel Lazio.
«Abbiamo subito preso a cuore il caso di questa giovane donna che vive in Italia da molti anni con la sua famiglia di origine e che ha trovato la forza di reagire alla violenza per amore dei figli, per il bisogno di tutelarli e permettere loro di crescere serenamente, al riparo da ogni forma di sopruso. Un comportamento forte e ammirevole, tanto più perché proveniente da un ambiente culturale e sociale che non riconosce alle donne la possibilità di ribellarsi di fronte a qualsiasi cosa il marito possa decidere o fare. La giovane donna è stata subito accolta da me personalmente, da tutti coloro che si occupano di servizi sociali nel nostro comune, dalla polizia locale e dalle forze dell’ordine. Tutti insieme stiamo costruendo una rete di sostegno intorno a lei ed ai suoi figli per aiutarli a ritrovare la serenità perduta».
Una rete perché questa famiglia non resti sola, perché qualcuno passi a portare e riprendere i bambini da scuola, li aiuti nei compiti, vada a fare un po’ di spesa. Immediatamente a disposizione si sono messe alcune associazioni che a Roccagorga si occupano del sociale: «Questo è un paese – aggiunge infatti la sindaca – e dobbiamo tutelare i piccoli, evitando anche che vengano additati. Per questo stiamo procedendo con la massima delicatezza, anche se i membri delle nostre associazioni li hanno subito coinvolti con il dopo-scuola o facendoli partecipare alle attività ludiche».
Anche dal punto di vista economico la città sta cercando di aiutarli come può, perché la donna prima lavorava nei campi ma ora non può più farlo per dei problemi di salute. Roccagorga, paese accogliente e solidale, si sta insomma adoperando per dare sostegno e protezione ai bambini ed alla loro mamma.
Di Igor Traboni, Roccagorga (Latina) da Avvenire di giovedì 25 novembre 2021
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