Lettera dal fronte. La manda Nir Cohen, ufficiale dell’esercito di Israele.Sono ormai le nove e mezza di sera, sono tornato dall’estero due ore fa, sono già in uniforme e armato, diretto a sud, verso le riserve, sto per adempiere ai miei doveri di ufficiale generale della brigata responsabile della protezione del confine con la Giordania e l’Egitto. Come tutti gli altri, non ho idea per quanto tempo sarò sotto le armi e in che giorno finirò. Come tutte le innumerevoli volte in cui ho prestato servizio nella riserva, anche questa volta, finché sarò in divisa, non scriverò qui le mie opinioni personali. Ma prima di tacere vorrei scrivere qui alcuni miei pensieri. Difenderò il mio paese dai nostri nemici. I nostri nemici sono organizzazioni terroristiche assassine controllate da estremisti islamici. Al massacro di israeliani innocenti non deve corrispondere il massacro di palestinesi innocenti. È importante ricordare che il popolo palestinese non è nostro nemico. Milioni di palestinesi che vivono qui con noi tra il mare e la Giordania, non sono nostri nemici. Proprio come la maggior parte degli israeliani, anche la maggior parte dei palestinesi vuole semplicemente vivere la propria vita in pace e dignità. I due popoli che vivono qui, il popolo ebraico e il popolo palestinese, sono prigionieri da decenni di una minoranza religiosa violenta. Da entrambe le parti, una violenta minoranza religiosa trascina il conflitto in una violenza spaventosa. Sì, paragono i leader di Hamas ai leader del sionismo religioso. Da entrambe le parti, una visione religiosa estrema impone comportamenti violenti. 3. Questa guerra prima o poi finirà. Alla fine, entrambe le nazioni dovranno fare i conti con i leader. Dobbiamo svegliarci e non lasciare che qui governino gli estremisti. I palestinesi e gli israeliani dovranno denunciare i fondamentalisti. Gli israeliani dovranno spodestare Ben Gabir, Smotrich e la loro banda dal potere, mentre i palestinesi dovranno spodestare i capi di Hamas. In mezzo al dolore terribile e all’enorme frattura, cerco frammenti di speranza. Poco dopo la terribile guerra dello Yom Kippur, fu firmato un accordo di pace tra Israele ed Egitto. Dobbiamo renderci conto che non esiste risorsa di sicurezza più grande della pace. Anche l’esercito più forte non può proteggere il paese nel modo in cui lo protegge la pace. La via della pace sarà per sempre migliore della via della guerra, quella su cui abbiamo camminato per troppo tempo. Alla fine della guerra, dopo che migliaia di morti israeliani e palestinesi saranno stati sepolti, dopo che avremo finito di lavare via i fiumi di sangue, dovremo capire che non c’è altra scelta che seguire la via della pace, cioè quella dove sta la vera vittoria. Questo è tutto, ora è tranquillo, lascio il cyberspazio. Presto arriverò alla base e darò il mio contributo alla difesa dei cittadini dello Stato di Israele. Il cuore spezzato con le famiglie degli assassinati e dei dispersi. Ci incontreremo qui o davanti a una birra fresca alle sei del dopoguerra, e faremo di tutto perché questa sia l’ultima guerra.
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La strada della pace, lettera di un generale
Una lettera accorata di un generale di riserva israeliano su questa assurda guerra in Terra Santa.
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