C’è una educazione umana, sociale, culturale e soprattutto spirituale (detta santità di vita) a cui tutti noi dovremmo fare costante riferimento.
Il cammino verso la Santità in quest’ottica non può non dirsi un percorso di educazione spirituale dove il sommo educatore è Dio stesso che “educe” il meglio dalla nostra vita, quel meglio che talvolta è opacizzato dalla nostra umanità ovvero dal nostro peccato.
E’ in questa ottica che tutti ci sentiamo coinvolti nel processo educativo.
Tutti coinvolti perché consapevoli che educare è: consegnare un orizzonte di valori, condivisi.
Tutti coinvolti, allora, perché consapevoli che nella società attuale viene sempre meno un orizzonte di valori condivisi. Non è un caso che nelle agenzie educative – specchio della società – l’educazione decade spesso a mera istruzione o, ancora peggio, ad addestramento.
Le agenzie educative sono il luogo in cui l’educazione si realizza attraverso la trasmissione di un patrimonio culturale, il patrimonio di un sapere (sapere sportivo, culturale, artistico), elaborato dalla tradizione, mediante lo studio e la formazione di una coscienza critica.
Eppure è convinzione diffusa che oggi educare non significhi più trasmettere saperi, proponendo valori e contenuti ma “addestrare” gli educandi ad affrontare tecnicamente le complessità della vita.
Le agenzie educative (Chiesa compresa), quindi, “combattono”- come la società – contro il dilagante consumismo, il diffuso nichilismo, l’esasperato relativismo.
Non è facile orientare la vita se non si è a sua volta orientati e gli educatori non sono avulsi dalla crisi della attuale società contemporanea. Ecco l’ emergenza educativa.
Le cause di questa emergenza sono innanzitutto di ordine culturale, alla domanda di educazione autentica corrisponde la ricerca di educatori che siano davvero tali e lo siano in ogni contesto.
Certo, siamo di fronte ad una emergenza ma non siamo alla deriva; facciamo analisi e alimentiamo il dibattito sociale, ma non siamo alla deriva, anche perché come cristiani siamo primi ad avvertire l’emergenza, ma non possiamo cedere il passo né al pessimismo né – tanto meno – allo sconforto o peggio ancora alla rassegnazione.
Ecco perché rispetto alla questione educativa non dobbiamo cercare colpe, semmai cercare cause!
Del resto, non sarebbe maturo, nè dare colpe ad una imprecisata società, né tentare di spiegare questa emergenza facendo riferimento alla cosiddetta “frattura tra le generazioni”.
La crisi educativa, infatti, non è né solo responsabilità degli adulti di oggi (come se davvero non fossero più in grado di educare) né dei bambini-ragazzi di oggi (come se fossero diversi o “più difficili” rispetto a quelli che nascevano nel passato).
La crisi educativa è sostanzialmente una crisi antropologica, sociale, culturale…spirituale
E’ proprio vero quanto diceva Benedetto XVI:Educare non è mai stato cosa facile ma oggi sembra diventato davvero più difficile.
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