La “medaglia miracolosa”. Storia di una devozione

27 novembre, festa della "medaglia miracolosa". Ecco la storia della piccola placchetta ovale metallica che tutti conosciamo. Oggi l’Arcivescovo benedirà la nuova sede del Centro socio-educativo Santa Luisa de Marillac, servizio speciale dei Gruppi di volontariato vincenziano di Matera, sita da quest’anno scolastico nei locali della Fondazione Brancaccio

Chi di noi non ha mai stretto fra le dita quella “medaglietta” – piccola, ovale, sottile – con l’effigie dell’Immacolata da una parte e una strana iscrizione dall’altra? È la cosiddetta “medaglia miracolosa”, che ha una storia alle sue spalle. Occorre andare molto indietro nel tempo, quando, il 21 aprile 1830, una giovane contadina francese, Caterina Labouré, all’età di 24 anni diviene novizia delle Figlie della Carità, ordine fondato da S. Vincenzo de’ Paoli, votato al servizio dei poveri.

Caterina nutre grande affetto per la Madonna, sua Mamma celeste da quando ha perso la sua prima mamma, all’età di nove anni. Nell’attesa di consacrarsi a lei e dedicarsi completamente ai poveri, ella vive un’intensa vita di preghiera ed è così che fa esperienza di un dialogo speciale della Madonna con lei.

È la notte del 18 luglio 1830: la Madonna appare per la prima volta a suor Caterina dicendole che Dio vuole affidarle una missione.

Nel filmato seguente i luoghi dell’apparizione.

Ancora, il 27 novembre, durante la preghiera della sera, la Madre celeste, raggiante di luce, si presenta in piedi su un globo terrestre a suor Caterina; in mano tiene un globo più piccolo, sormontato da una piccola croce: è il mondo illuminato dalla presenza di Dio. Questa volta l’invito è più esplicito: “Fa’ coniare una medaglia secondo questo modello; tutte le persone che la porteranno riceveranno grandi grazie… Le grazie saranno abbondanti per le persone che la porteranno con fiducia”.

E così, nel 1832, a due anni dalle apparizioni, dopo le ripetute insistenze di suor Caterina, la Medaglia è coniata e diffusa in tutto il mondo, denominata ben presto “miracolosa” per le molte grazie ricevute da quanti hanno affidato all’intercessione della Madonna il dono della guarigione o della conversione.

Essa presenta su un lato la Madonna Immacolata incorniciata dalla giaculatoria “O Maria concepita senza peccato pregate per noi che ricorriamo a Voi” e sull’altro la stilizzazione di una croce intrecciata alla lettera M, con due cuori – uno circondato da spine, l’altro trapassato da una spada – e 12 stelle. Un nastrino celeste annodato alla medaglietta è il ricordo che ci accompagna sin dall’infanzia.

Nel disegno di Dio, le apparizioni della Medaglia Miracolosa hanno lo scopo di preparare i fedeli alla definizione del dogma dell’Immacolata Concezione di Maria e quelle di Lourdes, nel 1858, confermano quanto definito da Papa Pio IX l’8 dicembre 1854.

Caterina Labouré è stata proclamata santa il 27 luglio 1947 da Papa Pio XII. La sua beatificazione, avvenuta nel 1933, è stata ricordata un anno dopo a Matera da Mons. Anselmo Pecci, con una messa pontificale e una processione per le vie della città.

La festa è sentita in particolare dalla Famiglia Vincenziana – di cui a Matera operano alcune volontarie laiche a servizio dei poveri in comunione con le caritas parrocchiali – e ricorre il 27 novembre.

La benedizione del centro socio-educativo “S. Luisa de Marillac”

Quest’anno, le Volontarie vincenziane di Matera ricordano la Medaglia Miracolosa con una celebrazione eucaristica presieduta dall’Arcivescovo Mons. Antonio Giuseppe Caiazzo presso la Residenza assistenziale Mons. Brancaccio, perché la devozione non sia soltanto memoria di un’apparizione, ma stimolo a cercare nella preghiera e nell’azione i presupposti di una esistenza vissuta all’insegna della carità e dell’amore del prossimo. Quell’umanità terrena, peccatrice e redenta, illuminata dai raggi di luce della Vergine apparsa a Santa Caterina.

Al termine della celebrazione, l’Arcivescovo benedirà la nuova sede del Centro socio-educativo Santa Luisa de Marillac, servizio speciale dei Gruppi di volontariato vincenziano di Matera, al traguardo dei suoi 30 anni, sita da quest’anno scolastico nei locali della Fondazione Brancaccio, annessi alla Residenza.

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Pia Manicone

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