A Pino Oliva facciamo la prima domanda:
Parla di te ai lettori della rivista
Sono Pino Oliva, nato a Matera nel 1965. Disegno e dipingo da sempre. Ho una laurea in giurisprudenza ma l’arte è sempre stata la mia vita. Da 40 anni ormai sono un artista professionista. Ho realizzato mostre in tutto il mondo, occupandomi anche di fumetti con la produzione di cinque graphic novel pubblicate in tutta Italia e sulle piú importanti riviste del fumetto d’autore italiane.
2. Quali riflessioni ti ha suscitato l’omelia di Paolo VI, in cui affronta il rapporto tra la Chiesa, l’arte e gli artisti?
Ritengo l’omelia del Santo Padre una ventata di rinnovamento nel rapporto Chiesa-Artisti. La bellezza, la felicità, ma soprattutto le riflessioni che un’opera d’arte deve suscitare, senza essere mai didascalica, sono più che mai necessarie in tempi in cui la guerra, l’orrore, la mancanza di valori sembrano aver schiacciato le sensibilità dello spirito e l’avvicinamento all’Assoluto.
3. Nel passato papi, re e principi si rivolgevano ad artisti famosi per dipingere affreschi o realizzare sculture nelle chiese, nei palazzi e in cappelle private. Perché, in riferimento alle chiese della società contemporanea, questo non è più accaduto?
A fine ottocento gli artisti si liberano dalla “committenza”. Vogliono essere liberi di vivere la loro ricerca indipendentemente dalle indicazioni del “cliente”. L’arte inizia un nuovo percorso che porterà alla generazione di un nuovo pensiero creativo. A questo si aggiunge a mio parere un allontanamento della Chiesa da un pensiero artistico ritenuto distante dal comune sentire e dalla semplicità comunicativa. In realtà l’arte contemporanea ha necessità di maggiore riflessione e impegno per essere compresa. Entrare nei suoi meccanismi creativi può e deve essere una priorità per renderci migliori.
4. Prendiamo ad esempio le tante chiese contemporanee presenti nella nostra città di Matera, come anche in altre città, con interni molto omologati ed anonimi. Secondo te, perché nessuno ha mai pensato di chiamare degli artisti per realizzare delle opere d’arte? Per una questione di mancanza di mezzi o per qualche altro motivo?
Per mancanza di mezzi sicuramente, ma anche per il distacco intellettuale che ha creato un divario, senz’altro colmabile, tra Chiesa e Arte.
5. Non credi che se nelle nostre chiese contemporanee ci fossero dipinti o sculture di natura religiosa, lasciati alla libera interpretazione di voi artisti, i fedeli e non solo, sarebbero più coinvolti perché visivamente interessati al messaggio che l’opera esprime, per la bellezza e la profondità che è in grado di trasmettere?
Ritengo fortemente necessario introdurre il pensiero artistico in un percorso spirituale. L’arte tutta è spirituale, è creazione e quindi vicinanza a Dio. I fedeli potrebbero farne tesoro per allargare orizzonti culturali e intimi. Dio, a mio parere, è Arte in senso completo, assoluto, e nella sua magnificenza indecifrabile e al contempo venerabile intellettualmente.
6. Accetteresti, se ti fosse data la possibilità, di poter mettere la tua arte, la tua ispirazione, per la realizzazione di un’opera di natura religiosa, ma lasciata alla tua interpretazione?
Sarebbe un sogno. Spero si realizzi quanto prima.
Per concludere non si può fare a meno di citare che in questi giorni (dal 9 aprile al 9 maggio) è in corso una Mostra di Pino Oliva a Palazzo Malvinni Malvezzi dal titolo “Le realtà sospese”.
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