La Chiesa e l’Arte – Frà Carlo Basile

Dopo il Congresso Eucaristico Nazionale riprendiamo il dibattito sul "rapporto tra la Chiesa e l’Arte", con riferimento all’omelia di Paolo VI nella “Messa degli Artisti” celebrata nella Cappella Sistina in occasione della Solennità dell’Ascensione del 7 maggio 1964, dialogando questa volta con Padre Carlo Basile

Ecco la prima domanda:

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Sono Padre Carlo Basile, frate minore e sacerdote. Frate dal 2002 e sacerdote dal 2012, nato a Bracigliano in provincia di Salerno il 12/01/1980. Da ragazzo ho avuto sempre una propensione per l’arte nelle varie sue forme ed espressioni.  Poi ho iniziato il mio cammino di sequela al Signore sulle orme di San Francesco d’Assisi, entrando in convento il 16 Maggio 2001 presso la comunità conventuale di Sant’Antonio in Mercato San Severino in provincia di Salerno. Ho continuato il mio percorso di formazione nei diversi conventi del Salernitano e della Basilicata. Potenza, Piedimonte Matese, Sarno-Foce, Nocera, Salerno, Scafati, Sorrento, Lustra Cilento, Matera, Baronissi e ora a Polla. Ho frequentato la Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale Sez. San Tommaso d’Acquino a Capodimonte (Na) conseguendo il Baccalaureato in Sacra Teologia. Ho ricoperto vari incarichi (di parroco, economo della comunità dove vivevo), ho insegnato per 40 ore presso la regione Basilicata a Potenza per un master “la dimensione religiosa in Basilicata e in modo particolare il francescanesimo”, Parroco a Lustra Cilento e Matera e ora sono Cappellano presso l’ospedale di Polla. Ho frequentato la Scuola di Alta formazione in Arte, Teologia e Storia organizzato dalla Conferenza Episcopale Italiana presso la Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale sez. San Luigi a Posillipo (Na). Oltre a questi studi mi sono inoltrato anche in un corso di Alta formazione in mariologia e studi Islamici dal titolo “Maria, modello di fede e vita per il cristianesimo e l’islam: dialogo, conoscenza, collaborazione”, in collaborazione con la Cattedra di studi Mariologici, Pontificia Accademia Mariana internazionale, Commissione internazionale mariana musulmano cristiana. Ho frequentato un corso proposto dal Centro di studi medievali della Pontificia Università Antoniana (Roma) in spiritualità francescana sulla Tavola Bardi di San Francesco d’Assisi custodita nella chiesa di Santa Croce a Firenze e sulla Tavola del Maestro di Santa chiara custodita nella basilica di Santa Chiara in Assisi.

Quali riflessioni ti ha suscitato l’Omelia di Paolo VI, in cui affronta il rapporto tra la Chiesa, l’arte e gli artisti?

Innazitutto credo che sia di fondamentale importanza l’accento che Paolo VI pone sul rapporto tra chiesa e artisti. Un’omelia che mette in risalto soprattutto il velato amore del Papa per l’arte. Essa rappresenta e allo stesso tempo esprime la continua novità di un sempre nuovo coinvolgimento permettendo all’artista di riscoprire sempre nuove modalità ed espressioni artistiche.

Il dialogo avviato da Paolo VI nel 1964 ha prodotto un cambiamento o tutto si è fermato?  

Credo che il dialogo abbia portato notevoli cambiamenti nel corso dei decenni, bisogna, però, fare attenzione e allo stesso tempo una seria riflessione su quello che l’arte deve esprimere e non soltanto quello che c’è nel cuore dell’artista. Certo il cammino è ancora lungo, ma tante cose vanno migliorate.

Quali passi lo Spirito ci invita a compiere per crescere nel nostro “camminare insieme a coloro che con la loro opera generano bellezza e trasporto dell’anima?

Sicuramente abbiamo bisogno di porci in ascolto dello Spirito per metterci in cammino e riscoprire insieme il Bello che emerge dalla BELLEZZA che gli artisti esprimono.  A noi spetta accogliere e valorizzare quello che di bello ci viene proposto, anche perché non sempre si crea un’empatia nel campo artistico, pittorico, scultoreo. Ognuno percepisce l’arte in modi diversi e quindi bisogna lavorare molto su quest’aspetto. Avere la capacità del discernimento artistico

A volte i parroci sono chiamati a prestare la loro opera in chiese importanti sotto l’aspetto architettonico e per la presenza di opere d’arte di immenso valore, per le quali occorrerebbero conoscenze specifiche. Sarebbe utile che i parroci seguissero un corso di preparazione sulla materia arte, per meglio comprendere la storia, il luogo e le opere, onde evitare interventi che potrebbero provocare danni irreparabili alle opere o non in sintonia con lo stile architettonico della chiesa?

Assolutamente si, credo che sia di vitale importanza proporre ai parroci, e non solo, adeguati corsi di preparazione, anche perché certe volte alcuni sacerdoti non sanno neanche cosa hanno tra le mani e quindi accantonano oggetti o addirittura tele antiche facendole deteriorare e questo non va assolutamente bene. Esso è un patrimonio di cui noi siamo i custodi. Invece per quanto riguarda poi gli scempi che purtroppo in tante circostanze avvengono bisogna avere una certa serietà e discernimento a tal riguardo. Danni che tante volte poi ci si morde la lingua per non aver chiesto consiglio a persone competenti, credo che ognuno debba fare quello di cui è a conoscenza, non ci si può improvvisare su tutto. Non siamo tuttologi.

Sappiamo che le parrocchie non versano in floride condizioni economiche per poter affrontare le spese per la realizzazione di opere d’arte. Il Vaticano, attraverso le strutture dedicate all’arte e alla cultura, potrebbe intervenire dedicando delle risorse?

Per quanto riguarda la questione economica, credo che bisogna incentivare a far sì che il sistema centrale contribuisca maggiormente per la custodia e il restauro di opere d’arte. E’ un patrimonio molto importante da valorizzare. Mi permetto di evidenziare anche un’altra forma artistica, quella dell’Infiorata, arrivata nella Città di Matera per la prima volta l’anno scorso nella Parrocchia di Cristo Re in occasione del Corpus Domini. E’ una forma antichissima che si realizza attraverso disegni realizzati con fiori freschi e secchi e che esprimono la bellezza del Creatore e del creato in una straordinaria sinergia. Essa mette in risalto la varietà dei colori in un modo minuzioso e la straordinaria grandezza della lavorazione. Questa è una ulteriore forma di arte. 

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Domenico Infante

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