Un incontro di alto valore culturale si è tenuto il giorno 6 marzo 2024 presso la parrocchia S. Vincenzo de’ Paoli nel borgo La Martella. Il borgo nasce con la Riforma agraria come risposta all’esigenza dei contadini di poter essere più efficienti nella coltivazione dei campi e negli allevamenti presenti nella pianura de “La Mortella”, così denominata per via di una pianta aromatica spontanea molto diffusa in quel luogo.
Dopo il saluto e una breve presentazione da parte del parroco, il relatore Marco Pelosi ha presentato un po’ la storia del borgo partendo dalle sue origini. Infatti, la progettazione di questo borgo nasce non solo con l’idea di far abitare dei contadini quanto di rendere questo luogo un prototipo di borgo “ideato” e pensato per creare comunità.
La presenza di una piazza, un teatro, una chiesa al centro di una “rosa” di case fa pensare ad una realtà che nasce con l’idea di spazi di incontro per far vivere l’esperienza dello stare insieme. Ricorda lo stesso relatore che la chiesa, prima della sua realizzazione, avrà diversi progetti: da un primo disegno quasi “spaziale” si passa ad una sorta di “magazzino” con campanile fino all’attuale forma che si sposa perfettamente con la realtà architettonica dell’ambiente stesso.
La chiesa si distribuisce in uno spazio per l’assemblea con un tetto spiovente che richiama le case di ogni contadino e si integra perfettamente con il Tiburio/presbiterio che dà l’idea di un Dio che incontra l’uomo nel suo quotidiano e dà all’uomo l’esperienza spirituale che necessita ad ogni uomo. Il pavimento in maiolica richiama il pavimento di zaffiro che nella Bibbia viene descritto come il luogo di Dio che Mosè, Ezechiele e San Giovanni nell’Apocalisse sperimentano. Il pulpito/ambone diventa, in questo scrigno di bellezza artistica singolare, un elemento di estremo pregio.
Gli arredi sacri, infatti, che noi oggi contempliamo con tanta ammirazione, al loro arrivo non furono ben accetti dall’allora don Giovanni Mele, primo parroco del borgo, tanto da disturbare la commissione artistica della Santa Sede a considerare l’opportunità di inserire tali opere in un contesto liturgico ma soprattutto un contesto culturale quale quello materano abituato allo splendore di chiese di alto interesse artistico (sebbene si combatteva il degrado e la povertà dei Sassi).
La Commissione se la cavò dando un riscontro positivo sebbene non molto convincente ma sicuramente non si poteva rimandare indietro delle opere ormai realizzate sebbene per alcuni versi ambigue per un periodo storico ancora non pronto a certe scelte artistiche.
Si arriva così a parlare dell’ambone come elemento particolare da tener in particolare considerazione: esso, infatti, ha un forte rilievo artistico e simbolico. La sua possente presenza non passa inosservata; quasi da tribuna, rialzata da tre scalini, a ricordare le diverse letture che nella liturgia preconciliare venivano lette al popolo (ricordiamo il “graduale” così chiamato perché veniva letto sui “gradini” e che era la risposta del popolo alla Parola di Dio dell’Antico Testamento).
La sua struttura lignea fatta dall’artista Nioi richiama quella di una fortezza o dei pulpiti delle chiese antiche che si rifanno a quei segni tipicamente bizantini presenti nelle chiese rupestri.
Questo particolare lo si comprende bene dalla croce posta sul retro dello stesso ambone che riprende piuttosto tratti orientali che occidentali mentre il resto dell’ambone sembra richiamare tratti di natura primitiva o (come affermava don Giovanni Mele) di cultura indiana o sub-africana.
Le quattro figure sotto l’ambone rappresentano certamente i 4 evangelisti, ma posti su questo “carro/trono” richiamano l’Apocalisse e Ezechiele.
Inoltre una figura umana lignea sostiene il leggio e con un po’ di spirito di osservazione si possono notare le ali che fanno quasi da contorno e riempiono l’intera tavola; esso potrebbe rifarsi all’angelo della Risurrezione ma anche agli angeli che spesso ornano i quadri orientali quasi ad adorare Cristo o uno dei vegliardi dell’Apocalisse. I quali sono presso il trono di Dio e pregano in continuazione o ancora rifarsi all’angelo scolpito dell’Arca dell’Alleanza che custodisce la presenza di Dio (e le tavole della Legge).
Infine un’ultima figura in maiolica posta sul retro dell’ambone molto difficile da identificare ma che potrebbe avere un doppio significato: la figura sembra una pianta/arbusto in alcune parti sezionate e in altre quasi in fase di germoglio. Forse l’immagine dell’albero della vita, del tronco di Iesse o del giardino del sepolcro. Tutte e tre le interpretazioni non si escludono a vicenda ma si integrano nella loro simbologia.
Molte sono state le domande poste dai presenti incuriositi da una bellezza nascosta nelle forme di una chiesa che, sebbene costruita prima del concilio (1955), presenta già molti tratti moderni.
L’incontro si è concluso con i ringraziamenti e il saluto del delegato per la commissione della Cultura don Michele Larocca e la spiegazione della restante parte della chiesa da parte del parroco.
I presenti oltre a complimentarsi per la bellezza nascosta di una chiesa poco conosciuta, ma molto adatta alla contemplazione, hanno potuto ammirare da vicino il pavimento del presbiterio e la parte retrostante dello stesso Crocifisso ornato anch’esso dai segni della passione.
I brani che descrivono gli episodi di Mosè, dell’Apocalisse e di Ezechiele sopra riportati:
Esodo 24,9-12
9 Poi Mosè salì con Aronne, Nadab, Abiu e i settanta anziani di Israele.
10 Essi videro il Dio d’Israele: sotto i suoi piedi vi era come un pavimento in lastre di zaffiro, simile in purezza al cielo stesso.
11 Contro i privilegiati degli Israeliti non stese la mano: essi videro Dio e tuttavia mangiarono e bevvero.
12 Il Signore disse a Mosè: «Sali verso di me sul monte e rimani lassù: io ti darò le tavole di pietra, la legge e i comandamenti che io ho scritto per istruirli».
Ezechiele 1
1 Il cinque del quarto mese dell’anno trentesimo, mentre mi trovavo fra i deportati sulle rive del canale Chebàr, i cieli si aprirono ed ebbi visioni divine.
2 Il cinque del mese – era l’anno quinto della deportazione del re Ioiachìn –
3 la parola del Signore fu rivolta al sacerdote Ezechiele figlio di Buzì, nel paese dei Caldei, lungo il canale Chebàr. Qui fu sopra di lui la mano del Signore.
4 Io guardavo ed ecco un uragano avanzare dal settentrione, una grande nube e un turbinìo di fuoco, che splendeva tutto intorno, e in mezzo si scorgeva come un balenare di elettro incandescente.
5 Al centro apparve la figura di quattro esseri animati, dei quali questo era l’aspetto: avevano sembianza umana
6 e avevano ciascuno quattro facce e quattro ali.
7 Le loro gambe erano diritte e gli zoccoli dei loro piedi erano come gli zoccoli dei piedi d’un vitello, splendenti come lucido bronzo.
8 Sotto le ali, ai quattro lati, avevano mani d’uomo; tutti e quattro avevano le medesime sembianze e le proprie ali,
9 e queste ali erano unite l’una all’altra. Mentre avanzavano, non si volgevano indietro, ma ciascuno andava diritto avanti a sé.
10 Quanto alle loro fattezze, ognuno dei quattro aveva fattezze d’uomo; poi fattezze di leone a destra, fattezze di toro a sinistra e, ognuno dei quattro, fattezze d’aquila.
11 Le loro ali erano spiegate verso l’alto; ciascuno aveva due ali che si toccavano e due che coprivano il corpo.
12 Ciascuno si muoveva davanti a sé; andavano là dove lo spirito li dirigeva e, muovendosi, non si voltavano indietro.
13 Tra quegli esseri si vedevano come carboni ardenti simili a torce che si muovevano in mezzo a loro. Il fuoco risplendeva e dal fuoco si sprigionavano bagliori.
14 Gli esseri andavano e venivano come un baleno.
15 Io guardavo quegli esseri ed ecco sul terreno una ruota al loro fianco, di tutti e quattro.
16 Le ruote avevano l’aspetto e la struttura come di topazio e tutt’e quattro la medesima forma, il loro aspetto e la loro struttura era come di ruota in mezzo a un’altra ruota.
17 Potevano muoversi in quattro direzioni, senza aver bisogno di voltare nel muoversi.
18 La loro circonferenza era assai grande e i cerchi di tutt’e quattro erano pieni di occhi tutt’intorno. 19 Quando quegli esseri viventi si muovevano, anche le ruote si muovevano accanto a loro e, quando gli esseri si alzavano da terra, anche le ruote si alzavano.
20 Dovunque lo spirito le avesse spinte, le ruote andavano e ugualmente si alzavano, perché lo spirito dell’essere vivente era nelle ruote.
21 Quando essi si muovevano, esse si muovevano; quando essi si fermavano, esse si fermavano e, quando essi si alzavano da terra, anche le ruote ugualmente si alzavano, perché lo spirito dell’essere vivente era nelle ruote.
22 Al di sopra delle teste degli esseri viventi vi era una specie di firmamento, simile ad un cristallo splendente, disteso sopra le loro teste,
23 e sotto il firmamento vi erano le loro ali distese, l’una di contro all’altra; ciascuno ne aveva due che gli coprivano il corpo.
24 Quando essi si muovevano, io udivo il rombo delle ali, simile al rumore di grandi acque, come il tuono dell’Onnipotente, come il fragore della tempesta, come il tumulto d’un accampamento. Quando poi si fermavano, ripiegavano le ali.
25 Ci fu un rumore al di sopra del firmamento che era sulle loro teste.
Apocalisse 4,6-9
6 Davanti al trono vi era come un mare trasparente simile a cristallo. In mezzo al trono e intorno al trono vi erano quattro esseri viventi pieni d’occhi davanti e di dietro.
7 Il primo vivente era simile a un leone, il secondo essere vivente aveva l’aspetto di un vitello, il terzo vivente aveva l’aspetto d’uomo, il quarto vivente era simile a un’aquila mentre vola.
8 I quattro esseri viventi hanno ciascuno sei ali, intorno e dentro sono costellati di occhi; giorno e notte non cessano di ripetere:
Santo, santo, santo
il Signore Dio, l’Onnipotente,
Colui che era, che è e che viene!
9 E ogni volta che questi esseri viventi rendevano gloria, onore e grazie a Colui che è seduto sul trono e che vive nei secoli dei secoli.
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