Istituto “Pentasuglia” di Matera. La testimonianza di don Patriciello: “La criminalità inizia quando siamo costretti da qualcuno a considerare i nostri diritti una concessione”

Ormai una tradizione quinquennale l’incontro degli studenti e del personale tutto dell’Istituto “Pentasuglia” di Matera con il Vescovo nell’ultimo giorno di scuola prima delle vacanze di Natale.

Quest’anno, assieme al Vescovo, padre Maurizio Patriciello, sacerdote della Diocesi di Napoli, 69 anni, parroco a Caivano, in terra dei fuochi. Un incontro atteso da anni, e resosi finalmente possibile questa mattina: pienamente confermate le aspettative.

Un’iniziativa promossa dai docenti di IRC, Francesca Annicchiarico, Patrizia Appio, Luigi Prisco e don Marco Di Lucca, in particolare da quest’ultimo, e accolta con favore dal Dirigente Scolastico, prof. Michele Ventrelli.

Fisicamente presenti in aula magna gli alunni di sei classi dell’Istituto, mentre gli altri seguivano in diretta attraverso gli schermi presenti nelle loro aule.

L’arcivescovo indirizza il suo augurio di un “santo Natale” all’istituto (Foto Rocco Sirressi)

Dopo l’introduzione del Vescovo Mons. Caiazzo che ha augurato un “santo Natale” a tutti gli studenti, sottolineando il senso cristiano della festa che fa memoria della nascita di Gesù, sebbene il Natale ormai si festeggi in tutto il mondo, anche non cristiano – lì è possibile augurare un “buon Natale” –, e il “pensiero unico” imperante cerchi di farci uniformare al Natale “non cristiano”, ha preso avvio il dialogo con don Patriciello. La modalità del dialogo è stata la formula vincente: le risposte alle domande preparate da alcuni degli studenti presenti ha garantito la giusta curiosità e, quindi, un buon livello di attenzione.

Quale ruolo la Chiesa e la comunità nella lotta alla criminalità? La criminalità che ha intorno ha mai messo in crisi la sua fede? Quali i progetti per il futuro?

Ecco alcune delle domande a cui padre Maurizio ha risposto iniziando a parlare di diritti e doveri: quando un diritto di qualcuno non viene rispettato, ma messo in discussione da chi ha il dovere di garantirlo, tutelato solo ad un certo costo, come un’elargizione che può avvenire per cortesia o dietro compenso, allora inizia il mondo della mafia (o, in genere, della criminalità organizzata). E don Patriciello evidenzia che il mafioso non ha l’obiettivo di uccidere quanto invece di godersi la vita senza lavorare.

E ha aggiunto che un peccato oggi frequente, seppur non riconosciuto, è il “farsi i fatti propri”, peccato di omissione, per cui all’inizio delle nostre celebrazioni, chi ci va, recitando il confesso, si batte il petto.

Poi, padre Maurizio ha parlato di verità: non un’opinione negoziabile, ma una rivelazione chiara della nostra coscienza: solo chi pratica una condotta anche quando non c’è qualcuno che lo vede, ma sente presente la propria coscienza a giudicarlo, è sulla strada della rettitudine.

Quindi è passato a parlare del fumo: anch’esso, come la mafia, uccide. Ma come dal fumo e dalla mafia, da ogni dipendenza ha messo in guardia i ragazzi: “Sappiate che sono trappole. È semplice: evitatele, come evitereste su una strada un tombino in cui potete sprofondare, e andate avanti!”. E il Vescovo ha aggiunto che gli spinelli foraggiano la malavita.

“Padre Patriciello è in crisi di fede per il male che attanaglia una comunità in cui in 20 anni si sono contati 20 omicidi e due stupri?”. Commosso, il parroco di Caivano ha risposto che la sua fede è costruita su Cristo Gesù, che tra qualche giorno contempleremo come un povero bambino infreddolito giacente in una mangiatoia e tra qualche mese invece rivedremo mentre dona la sua vita per noi, con immenso amore. Come può vacillare una fede costituita su questo fondamento?

“Mai i politici si sono interessati per aiutarlo?”, chiede un altro studente? All’indomani di uno stupro di due bambine da parte di minorenni avvenuto nel territorio della sua parrocchia, don Patriciello scrisse un WhatsApp alla premier: una settimana dopo, insieme ad un nutrito gruppo di parlamentari, la Meloni giungeva in parrocchia per ascoltare e promettere. E ora sta mantenendo le promesse e pochi giorni fa, don Patriciello ha ricevuto anche la visita del ministero dell’Interno, Matteo Piantedosi, che ha verificato l’operato.

Progetti per il futuro: “Non ne ho”, risponde spiazzante il parroco di Caivano.

Un applauso lungo che dice la soddisfazione per la ricchezza dei contenuti ricevuti nella testimonianza di chi parla a chi “ancora non ha potuto vivere tutte quelle esperienze”: così puntualizza don Patriciello prendendo le distanze dai tanti che, invece, amano fare discorsi e “predicare.”

Il pane a cornetto di Matera è il segno consegnato da alcuni rappresentanti per tutti gli studenti al sacerdote campano e alla scorta.

Non è passata inosservata la presenza del Coro Studentesco d’Istituto: un gruppetto di cantanti e strumentisti che, guidati dalla docente di lettere Paola Scasciamacchia, hanno allietato gli altri ragazzi e tutti i presenti con musiche natalizie tradizionali (Jingle Bells Rock, Stille Nacht, White Christmas…) per introdurre la mattinata e poi, in un più ampio momento, a conclusione della stessa.

Assieme a Vescovo e padre Maurizio c’erano anche alcuni rappresentanti della Caritas Diocesana, per ringraziare gli studenti che si sono impegnati nel raccogliere alimenti ad uso delle due mense cittadine, la “Don Tonino Bello” di S. Rocco e la “Don Giovanni Mele” di Piccianello e raccontare loro dell’attività di operatori Caritas: li hanno invitati a fare un’esperienza di servizio in una di queste mense, anche, per esempio, animando un pranzo con canti e musica.

Quindi assieme al Presidente della Provincia di Matera Francesco Mancini e al Questore Emma Ivagnes, la benedizione delle nuove aule dell’Istituto, il più grande della Provincia con 1130 iscritti.

Di seguito un video con alcuni tratti della testimonianza di don Patriciello e della performance del coro studentesco dell’ITIS “Pentasuglia”. Una mattinata arricchente che testimonia gli sforzi educativi verso gli allievi dell’Istituto e la forza delle azioni create in sinergia, quale l’organizzazione della mattinata a cura dei docenti di IRC.

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Giuseppe Longo

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